La tragedia della funivia di Stresa: non possiamo più accettare che si muoia così

Una cabina della funivia è precipitata e hanno perso la vita 14 persone. Quanto ancora dobbiamo aspettare per avere infrastrutture adeguate?

Una cabina della funivia precipita e muoiono 14 persone. Quanto ancora dobbiamo aspettare per avere infrastrutture adeguate?

Ogni volta che accade una disgrazia si compiangono quelli che – in quella disgrazia – hanno perso la vita, hanno perso i genitori, un figlio. Quelli che semmai sono rimasti lesi per il resto dei loro giorni. Si compatiscono, si dice “poverini”, si leggono titoloni. Il tempo di un giro di valzer e poi tutto si spegne. Zac, alla prossima sciagura.

Si va avanti così, pare, in questa nuvola di fondi mai spesi, di soldi rubati, di manutenzioni mai fatte (per completezza di informazioni: gli uffici competenti del MIMS informano che la revisione generale dell’impianto di Stresa è avvenuta nel 2016, i controlli si sono susseguiti a luglio del 2017 e poi, tra novembre e dicembre 2020, sono stati effettuati controlli specifici sulle funi).

Ladri, ci viene da dire. Ladri di soldi messi in tasca e di vite, di mazzette e di giorni buoni, di bambini e di famiglie. Di domeniche di sole a guardare la montagna. Si può morire così? Certo che no. Oggi si sciacquano la bocca con queste e altre parole di commiserazione ripetute come un loop all’infinito. Il copione drammatico di una serie tv di quart’ordine: sembra quasi una presa in giro travestita da misericordia spicciola.

La verità, ragazzi, è che qui si campa illesi se hai fortuna. Passi sopra un ponte, vivi in una zona dissestata, prendi un treno o una funivia, vai due giorni in un albergo.

Paghiamo cara la strafottenza di molti, la noncuranza di anni, l’incuria, l’inciviltà, la corruzione, la sbadataggine, il fatalismo, l’arroganza, l’abusivismo, il cicaleccio incessante di chi dovrebbe fare cose e non le fa se non c’è un tornaconto personale.

Ieri è accaduto il prevedibile? Sarà la Procura di Verbania a dirlo e a tentare quanto meno di fare luce su quanto successo. Certo è che in questo momento è vera soltanto una cosa: la caduta della cabina della linea Stresa-Mottarone ha causato la morte di 14 persone, tra cui bambini (uno è ricoverato a Torino). Intere famiglie, intere.

Ci rifiutiamo di parlare di tragica fatalità, qui ci sono chiare (o più o meno chiare) responsabilità da mettere sul piatto.

Il gravissimo incidente dalla funivia Stresa-Mottarone ripropone con forza il tema della sicurezza nel settore dei trasporti e della viabilità. Dopo i recenti  crolli dei ponti stradali di Genova, Aulla (MC) e La Spezia e i deragliamenti di un treno locale a Pioltello (MI) e del treno Alta Velocità a Tavazzano (MI) appare evidente che sono insufficienti le manutenzioni delle reti (stradali e ferroviarie) e inadeguati i sistemi di vigilanza ministeriali dell’Ansfisa, dice a Dario Balotta, presidente dell’Osservatorio Nazionale Infrastrutture e Trasporti.

Frattanto, il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili ha istituito una Commissione Ispettiva con il compito di “individuare le cause tecniche e organizzative” che hanno provocato il “gravissimo incidente della funivia di Stresa”.

Non vogliamo puntare il dito contro nessuno. Ma è l’ora che qualcuno si faccia un bell’esame, purgativo, di coscienza.

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