Le donne indigene che rischiano la vita per salvare l’Amazzonia dalle lobby del petrolio

Donne coraggiose che rischiano la vita per proteggere la foresta pluviale amazzonica. Sono le donne di diverse tribù indigene che da anni, si battono contro l’estrazione petrolifera e la salvaguardia delle terre ancestrali.

Donne coraggiose che rischiano la vita per proteggere la foresta pluviale amazzonica. Sono le donne di diverse tribù indigene che da anni, si battono contro l’estrazione petrolifera e la salvaguardia delle terre ancestrali.

Sono determinate e senza paura, anche quando dopo minacce di morte, sono costrette a lasciare il loro villaggio. Denunciano l’espansione della frontiera petrolifera in Amazzonia, Criticano e denunciano la mancanza di attenzione da parte delle autorità e tutte le forme di violenza sui loro corpi, territori e forme di organizzazione.

Si battono per la “Kawsak Sacha”, ovvero la Foresta vivente che racchiude ambiente, ma anche patrimonio storico, culturale e identitario; sono in prima linea contro il disboscamento della foresta pluviale, distruzione, desertificazione, sfruttamento delle risorse, inquinamento da mercurio e riduzione in schiavitù delle popolazioni indigene.

Le loro storie sono raccolte da Amnesty. Tra le tante c’è quella di Patricia Gualinga, una leader indigena del popolo Kichwa della comunità di Sarayaku, in Ecuador. Patricia sta difendendo il suo popolo e il suo diritto a vivere in un ambiente sano dal grave impatto dell’industria petrolifera. Una notte si è vista arrivare a casa un uomo che le tirava delle pietre dicendo: “La prossima volta ti uccideremo!”.

Dopo l’attacco, Patricia è stata costretta a lasciare la propria casa, ma continua la sua battaglia.C’è poi la storia di Nema Grefa, dall’Ecuador, di origine Sápara. Nema era a capo della sua comunità, ma ha perso il suo ruolo per l’opposizione di un gruppo di persone favorevole all’insediamento dell’industria petrolifera nel territorio dei Sàpara. Anche lei ha ricevuto minacce di morte pubbliche.

Tante aggressioni le ha subite anche Salomé Aranda, la leader delle donne e della famiglia in una comune della provincia di Pastaza. Ha denunciato pubblicamente i potenziali impatti ambientali dell’industria petrolifera nel territorio in cui vive, nonché i casi di abusi sessuali contro le donne native. Dopo l’aggressione, nonostante i reclami formali, non c’è stato nessuno sviluppo nelle indagini e lei non ha ricevuto alcun tipo di protezione.

Anche Margoth Escobar ha dedicato la sua vita alla difesa dell’ambiente e ai diritti dei popoli indigeni. In passato, è stata attaccata fisicamente da agenti di polizia mentre partecipava a una protesta e a uno sciopero nazionale. E di recente è stata vittima di un incendio doloso.

“Queste e altre donne dell’Amazzonia stanno rischiando la vita per proteggere la più grande foresta pluviale del mondo, sfidando gli enormi interessi politici ed economici di numerose industrie. Per più di un anno, le autorità dell’Ecuador non sono riuscite a proteggerle né a identificare i loro aggressori. Queste donne non si arrenderanno, ma hanno bisogno di protezione”, dice Amnesty.

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Dominella Trunfio

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