Corruzione: un “coma etico”, economico e sociale che ci costa 10 miliardi di euro ogni anno

La corruzione sta impoverendo e inquinando l'Italia. A mettere nero su bianco gli effetti nefasti del malcostume diffuso nel nostro Paese è l'ultimo report preparato dalle associazioni Libera, Legambiente e Avviso Pubblico, presentato a Roma nella sede della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani.

La corruzione sta impoverendo e inquinando l’Italia. A mettere nero su bianco gli effetti nefasti del malcostume diffuso nel nostro Paese è l’ultimo report preparato dalle associazioni Libera, Legambiente e Avviso Pubblico, presentato a Roma nella sede della Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani.

Secondo quanto emerge nel dossier, la corruzione – che coinvolge istituzioni ed enti dal nord al sud d’Italia – ci costa ogni anno circa 10 miliardi di euro in termini di PIL: ciò vuol dire che ogni giorno – invece di crescere – perdiamo ricchezza e ampliamo il baratro del degrado etico, sociale e ambientale.

Non a caso, secondo le associazioni che hanno contribuito alla redazione del documento, la corruzione è “una tassa occulta, che impoverisce e inquina il Paese”.

Ancora più incisivo Don Ciotti, presidente dell’associazione antimafia Libera, secondo cui “servono scelte chiare e nette, anzi categoriche. Come nella lotta alla mafia, non sono possibili mediazioni nella lotta contro la corruzione, che tiene in ostaggio la democrazia e si affianca all’emergenza etica.

Il nostro Paese – ha continuato don Ciotti – versa in uno stato di ‘coma etico’ ed è culturalmente depresso; è un Paese in cui si considera normale tutelare i tornaconti personali. La situazione è davvero grave, se oltre a chi fa il male c’è anche chi guarda e lascia fare“.

Ma ad allarmare, più dei commenti, sono i numeri che escono dal dossier: il peso del malcostume italiano sul bilancio pubblico del Paese è stimato (per difetto) a 50-60 miliardi di euro l’anno; mentre la perdita di ricchezza provocata dalla corruzione tocca i 10 miliardi, ovvero 170 euro di reddito pro capite, che si traduce nel 6% in termini di produttività.

Ma non è tutto: dai dati pubblicati dalle associazioni ambientaliste e antimafia, su 100 cittadini italiani, 12 si sono visti chiedere una tangente, contro una media europea di 8.

Ciò significa che 4 o 5 milioni di italiani hanno ricevuto una richiesta di tangente, specie nel settore degli appalti pubblici e delle grandi opere, dove tra il 2007 e il 2010 il costo sostenuto per realizzare 33 grandi opere è passato dai 574 milioni previsti a 834 milioni di euro. Un aumento del 45% sul prezzo iniziale stabilito durante l’assegnazione degli appalti.

E gli arresti?

Dal primo gennaio 2010 a oggi, le indagini relative alla “corruzione ambientale“, che sta avvelenando e distruggendo il nostro patrimonio ambientale, sono state 78, per un totale di 1109 arresti. La maglia nera della corruzione ambientale spetta alla Calabria, con 224 persone in carcere. Ma il numero di condanne per questi reati scende in modo evidente: siamo passati dalle 1.700 del 1996 alle 295 del 2008.

E oltre il danno, la beffa, perché ad oggi il disegno di legge anticorruzione non è ancora realtà!

“I dati contenuti nel dossier – ha commentato Ermete Realacci, deputato del Pd – danno un’ulteriore e forte spinta ad approvare quanto prima, e comunque entro la legislatura, il Ddl anticorruzione“.

La speranza è che facciano il prima possibile. Ma intanto, “Per combattere e vincere questo cancro invasivo bisogna partire dai numeri, oscuri, inquietanti, drammatici“.

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