Festa della donna 2015: per la Giornata Internazionale della Donna restiamo unite, con sobrieta’

E’ l’8 marzo e noi donne ci ritroviamo protagoniste, volenti o nolenti, dell’ennesima ricorrenza tramutatasi nel corso dei decenni in una mera festività commerciale, in cui si comprano e si regalano fiori come se si trattasse di un dovere, in cui ci si sente quasi obbligate ad un’uscita serale che spezzi la routine e che, fatalmente, si ripete identica a se stessa anno dopo anno, condita nel peggiore dei casi da insulsi spettacoli, di cui non serve specificare i dettagli, a cui ancora molte tendono ad accorrere numerose, come se l’unico rimedio alla noia della quotidianità possa essere rappresentato da una futile trasgressione.

Festa della donna 2015 – È l’8 marzo e noi donne ci ritroviamo protagoniste, volenti o nolenti, dell’ennesima ricorrenza tramutatasi nel corso dei decenni in una mera festività commerciale, in cui si comprano e si regalano fiori come se si trattasse di un dovere, in cui ci si sente quasi obbligate ad un’uscita serale che spezzi la routine e che, fatalmente, si ripete identica a se stessa anno dopo anno, condita nel peggiore dei casi da insulsi spettacoli, di cui non serve specificare i dettagli, a cui ancora molte tendono ad accorrere numerose, come se l’unico rimedio alla noia della quotidianità possa essere rappresentato da una futile trasgressione.

Parlo di ricorrenza – e non di “festa”. Perché? Perché nessuna di noi probabilmente si ritrova ad avere dei reali motivi per festeggiare, mentre ve ne potrebbero essere numerosi per riflettere e per ricordare. Resta implicito che la sera dell’8 marzo possa essere semplicemente impiegata come un pretesto per ritrovarsi a conversare con amiche che non si ha purtroppo quasi mai il tempo di incontrare per una tranquilla chiacchierata, davanti ad una pizza o ad un manicaretto preparato con le proprie mani, in casa o fuori casa, ma sempre e comunque all’insegna di quella sobrietà che dovrebbe essere parte del nostro orgoglio di donne, mamme, nonne, figlie, mogli, casalinghe, impiegate, operaie e tuttofare del focolare dotate di una inimitabile capacità di multi-tasking che da sola potrebbe garantirci di trasformarci nelle vere padrone del mondo e della nostra vita, se solo ci liberassimo una alla volta delle numerose etichette che ci sono state affibbiate nel corso del tempo.

Controverse sono le origini della ricorrenza. A partire da quella che vuole questa festa istituita in memoria di quanto accadde nel marzo del 1908, quando le operaie della fabbrica tessile Cotton di New York decisero di rinchiudersi all’interno dello stablimento in cui ogni giorno si ritrovavano a lavorare in segno di protesta nei confronti delle pessime condizioni in cui erano costrette a svolgere le loro mansioni. Tra di esse non vi erano soltanto americane, ma anche numerose donne che avevano raggiunto gli Stati Uniti in cerca di fortuna, tra le quali non sarebbero mancate le italiane. Durante i giorni dello sciopero scoppiò un incendio che causò purtroppo la morte di molte di esse, la fine più triste ed ingiusta per coloro che non desideravano altro che rivendicare i propridiritti fondamentali, che purtroppo ad oggi in numerosi casi restano disattesi. Secondo diverse fonti si tratterebbe di una leggenda metropolitana e un riadattamento dei sorgenti movimenti di sinistra di un’altro incendio avvenuto però nel 2011. Qualunque sia l’origine, con gli anni la Festa ha mutato significato.

L’8 marzo si è trasformato nel corso dei decenni nell’esaltazione di un’immagine piuttosto frivola della donna, in cui la maggior parte di noi di certo non si riconoscerà. Le lotte del passato sono probabilmente servite a ben poco, se si tiene conto che al giorno d’oggi in Italia, nel mondo del lavoro, la parità di retribuzione tra uomini e donne è ben lontana dall’essere una realtà. Per non parlare degli episodi di violenza, spesso domestica, e di sfruttamento che ogni giorno non cessano purtroppo di fare notizia tra le pagine dei giornali.

Almeno nella giornata di oggi, ricordiamoci di valere molto di più di quanto vogliano farci credere, restiamo unite, non rendiamoci protagoniste dei soliti stereotipi e magari approfittiamo dell’opportunità offerta da alcune grandi città – tra cui Firenze, Roma, Milano e Napoli – di visitare gratuitamente musei e gallerie d’arte, alla realizzazione delle cui opere proprio le donne hanno saputo dare nel tempo un prezioso contributo.

Dedicate l’8 marzo a voi stesse ed alle donne a cui tenete di più, nella maniera che ritenete migliore e che solo voi conoscete. Magari regalate loro un rametto di mimosa, con un gesto che parte dal cuore e dalla consapevolezza che essa rappresenta l’apparente fragilità delle donne, controbilanciata dalla capacità di questo fiore di crescere pur in presenza di condizioni climatiche avverse, anche grazie alle cure eco-compatibili che vengono riservate ad esso in regioni come la Liguria, dove le mimose regalano vita e colore a terrazzamenti altrimenti a rischio d’abbandono. Poche gocce di limone nell’acqua del loro vaso saranno la medicina adatta affinché non sfioriscono tanto rapidamente quanto il reale valore della giornata di cui sono il simbolo.

Marta Albè

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