Pratiche di purificazione: l’inipi nella spiritualità dei Lakota-Sioux

Tra i tanti percorsi che mettono insieme spiritualità e un cammino nella consapevolezza, c'è la Via Rossa. Ovvero quel mondo che si rifà alla tradizione sacra degli Indiani d'America, in particolar modo dei Lakota-Sioux. Una cerimonia caratterizzava tutti i momenti importanti della vita comunitaria: l'inipi o capanna sudatoria.

Tra i tanti percorsi che mettono insieme spiritualità e un cammino nella consapevolezza, c’è la Via Rossa. Ovvero quel mondo che si rifà alla tradizione sacra degli Indiani d’America, in particolar modo dei Lakota-Sioux. Una cerimonia caratterizzava tutti i momenti importanti della vita comunitaria: l’inipi o capanna sudatoria.

Sudare con gli spiriti

Il sole è ormai al tramonto e l’odore della sera si mescola, nel cielo, ai toni che si fanno più scuri. Mentre il fuoco continua a scoppiettare, ci si prepara: gli uomini indossano dei pantaloncini, le donne un vestito leggero e lungo. Davanti alla porta della capanna (rivestita di coperte, per creare oscurità e trattenere il calore), uno alla volta, le mani sono rivolte al cielo in una preghiera, “Mitakuye oyasin” (tutto è collegato, tutto è in relazione), e poi si entra: prima le donne e poi gli uomini. I nodi di preghiera, preparati in precedenza con offerte di tabacco, scendono dalla struttura della cupola che disegna – con gli intrecci dei rami di salice – una stella. Le pietre, rosse e calde dal fuoco, vengono poste nella buca centrale, secondo un preciso rituale, nel silenzio.

Mentre il calore sale, il buio scende dentro l’Inipi e fuori; il profumo dell’erba dolce e del cedro, gettati sulle pietre, riempie piacevolmente i polmoni. Chiusa la porta, l'”uomo di medicina” versa l’acqua, che libera il suo vapore. Accompagnati dai canti sacri Lakota, al ritmo pieno del tamburo, le “medicine” delle pietre e degli alberi, del fuoco e dell’acqua e degli spiriti delle quattro direzioni si fondono. Il calore richiede abbandono e fiducia. Si prega e si ringrazia. Il sudore scivola sulla pelle: le tensioni si sciolgono, i dolori emotivi vengono liberati e lasciati fluire, si abbandonano i vecchi schemi mentali per aprirsi a nuova vita. Nel Mitakuye Oyasin.

basecapanna-inipi

«Lasciamo i nostri pesi a Madre Terra, ci svuotiamo da pregiudizi e condizionamenti inutili, dall’idea ordinaria di preghiera e da quanto pensiamo di noi stessi. Non serve chiedere: solo il Creatore sa di cosa abbiamo veramente bisogno. L’Inipi o sweat lodge – spiega Mariano Romano, che conduce in Italia cerimonie autorizzato da Pansy Hawk Wing, anziana leader dei Lakota Oglala, da cui ha ricevuto l’adozione e il nome Lakota – è uno dei sette sacri riti che la Donna Bisonte Bianco ha consegnato all’inizio dei tempi al popolo Lakota per vivere in pace, umiltà, rispetto e gratitudine, per camminare in modo equilibrato nel mondo e per tutte le relazioni con gli altri uomini, con ogni forma vivente, con la terra e lo Spirito».

Una sorta di grande utero, per una nuova vita

Inipi significa “avere nuova vita”; è un modo di pregare e purificarsi per comprendere quello che l’ego e la mente non vogliono vedere ma che il cuore conosce. «Tutte le cerimonie della Via Rossa – spiega Mariano Romano – sono un modo per camminare in modo soffice e gentile sulla Terra, per vivere la spiritualità concreta: ci sono i setti sacri riti, tra cui l’Inipi, che sono insegnamenti del mondo degli spiriti, e i 7 insegnamenti del mondo degli uomini, legati alle direzioni della ruota di medicina: l’Ovest, porta (tra le altre cose) saggezza e introspezione, il Nord guarigione e umiltà, l’Est gentilezza e visione, il Sud purificazione e gratitudine, Madre Terra dona nutrimento e accoglienza, Padre Cielo è spirito e guida. Quando abbiamo imparato a camminare in queste sei direzioni possiamo riconoscere (a Nord-Ovest) la nostra, nel mondo: senza più conflitti, competizioni, qualcosa da dimostrare. L’Inipi aiuta a stare con equilibrio in tutto questo».

Conferma Paolo de Angelis, medico e psicoterapeuta: «Simbolicamente, la capanna sudatoria è una sorta di grande utero accogliente in cui – grazie ai canti, alle preghiere e alla musica, al calore e alla suggestione delle pietre e dei profumi – si riesce più facilmente a “staccare i fili”; in un ambiente in cui si può dire di sé senza avere risposte e senza timore di giudizio, si incontrano in modo non ordinario i proprio “nodi”. Il risultato: aumenta la propria consapevolezza, la capacità di autoaffermazione e di individuazione di obiettivi personali da raggiungere». Nel mitakuye oyasin.

Un percorso per “nutrire l’aquila”

Chi ne volesse sapere di più può leggere anche il libro, recentissimo, di Mariano Romano “Nutrire l’aquila. La via Lakota alla conoscenza di sé” per “L’Età dell’Acquario Edizioni” (16,50 Euro).

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L’aquila, è un animale particolarmente sacro. Tutti gli animali – nella tradizione dei Nativi d’America – hanno qualcosa da insegnare all’uomo ma l’aquila, che vola alto in cielo, rappresenta il Grande Spirito, la connessione con il Divino. Indica la capacità di vivere la connessione con il Cielo restando in equilibrio e in contatto con la Terra. Nutrire l’aquila nella propria vita vuol dire quindi agire, fare scelte che vanno in questa direzione.

Il libro non è un saggio dotto e astratto sulle tradizioni dei Lakota-Sioux: ne racconta comunque in modo vivo le sette cerimonie sacre; non è un trattato sugli “Indiani” ma un racconto personale sulla pratica, sull’asprezza di alcuni momenti e sul loro significato vissuto e compreso, davvero, nella carne. Insomma, è un libro sugli insegnamenti che la “Via Rossa” porta, concretamente, nella vita di tutti i giorni.

Scrive Mariano: “La Via Rossa è una delle antiche e sacre Vie spirituali di questo pianeta; ogni via spirituale che ha un cuore e che ci apre al Grande Spirito della Vita è una buona Via. Una volta anche noi credevamo ai nostri profeti. Si può ugualmente andare verso il progresso e conservare una Montagna sacra dove andare ad incontrare il Creatore. Perché no? Non sono cose opposte. Forse avremmo un diverso riguardo per la vita, gli altri e noi stessi”.

Nutrire l’aquila è prendersi cura di noi stessi, onorare la Vita, il Cielo e la Terra. Camminare da guerrieri spirituali. Temi importanti. Resi, in questo libro, con un linguaggio semplice, diretto. Attraverso la narrazione degli eventi, delle esperienze, della “magia” della “spiritualità concreta”.

Le pagine sono arricchite da diverse testimonianze di chi partecipa agli incontri condotti da Mariano Romano, e condivide il richiamo ad una vita più autenticamente in connessione con il tutto.

Per chi vuole approfondire anche in altro modo, ci sono Le carte Lakota della capanna di purificazione, Edizioni Il punto d’incontro, 23,24 euro: attraverso l’uso di simbologie divinatorie, le carte e il libro parlano di aspetti e insegnamenti legati alla cerimonia di guarigione dell’Inipi e alla Via Rossa.

Per informazioni, Mariano Romano: nospace@alice.it

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