Gli indigeni Waorani vincono contro i petrolieri: salvi 200mila ettari di Amazzonia dalle trivelle

Le terre ancestrali non sono in vendita per lo sfruttamento petrolifero. Una sentenza storica riconosce agli indios Waorani i loro diritti e impedisce la trivellazione di 200mila ettari di Amazzonia.

Le terre ancestrali non sono in vendita per lo sfruttamento petrolifero. Una sentenza storica riconosce agli indios Waorani i loro diritti e impedisce la trivellazione di 200mila ettari di Amazzonia.

Waorani-petrolieri, uno a zero, perché finalmente la Corte dà ragione ai popoli indigeni stabilendo che le terre ancestrali non potranno più essere sfruttate a piacimento delle multinazionali.

Con la sentenza, i Waorani acquistano il diritto ad essere interpellati ogni qualvolta qualcuno decida di varcare le loro terre ancestrali e secondo il tribunale qualsiasi lottizzazione o speculazione, da adesso in poi, deve prevedere delle consultazioni con gli indigeni.

Ma non solo. A Puyo in Ecuador, dopo anni e anni di battaglie, le terre dei circa 4800 Waorani rimangono interdette alle trivelle perché gli indigeni hanno il diritto “inalienabile, non revocabile e indivisibile” di mantenere il possesso delle loro terre ancestrali.

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Da tempo i petrolieri con promesse di regali cercano di portare dalla loro parte gli indigeni con il solo fine di accedere al petrolio che giace nella foresta. Come tutti gli altri nativi, i Waorani non si sono mai arresi e non hanno mai ceduto alle lusinghe delle multinazionali, preferendo sempre le loro terre.

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Guidati da Nemonte Nenquimo, l’attivista di etnia Waorani, adesso finalmente bloccano le trivelle. La sentenza tuttavia potrebbe essere ribaltata in appello. Ma gli indigeni non hanno dubbi: continueremo a lottare per le nostre terre.

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Dominella Trunfio

Fonte e foto

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