Ecco cosa si nasconde dietro al caffè di Starbucks

Se avete fatto quattro di fila per bere un caffè di Starbucks appena sbarcato a Milano, sappiate che probabilmente dietro la vostra bevanda, si è consumata una storia di schiavitù e violazione dei diritti umani.

Se avete fatto quattro ore di fila per bere un caffè di Starbucks appena sbarcato a Milano, sappiate che probabilmente dietro la vostra bevanda, si è consumata una storia di schiavitù e violazione dei diritti umani.

Un’inchiesta giornalistica di Daniela Penha prodotta da Mongabay e Reporter Brasil denuncia che nelle piantagioni di caffè brasiliano certificate Starbucks si celano condizioni a limite della schiavitù: lavoratori sfruttati, sottopagati e costretti a vivere tra i topi, senza acqua potabile e servizi igenici.

A prima vista la fattoria Córrego das Almas a Piumhi, nello stato rurale del Minas Gerais, sembra essere una proprietà modello. ‘Nessuno schiavo o lavoro forzato è permesso qui‘, si legge in uno dei cartelli che hanno le certificazioni internazionali, tra cui quella di Starbucks.

La realtà raccontata nell’inchiesta però è molto diversa. Gli investigatori hanno scoperto che i lavoratori nelle piantagioni di caffè della fattoria lavorano in condizioni disumane e vivono in alloggi di scarsa qualità. 18 persone sono state ‘salvate’ dalla schiavitù e hanno trovato il coraggio di denunciare le loro condizioni di vita.

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Pipistrelli, topi, senza acqua né fognature

“C’erano un sacco di pipistrelli e topi” e ancora “Non veniamo pagati per i giorni di vacanza, né la domenica. Lavoriamo dal lunedì al sabato senza registrare le ore, durante la settimana iniziamo alle sei del mattino e ci fermiamo alle 5 del pomeriggio”, spiegano gli ex lavoratori.

Secondo gli investigatori, i dipendenti vivevano in alloggi collettivi senza acqua potabile. I servizi igienico-sanitari erano così precari da mettere a rischio la salute dei lavoratori. I pipistrelli morti spesso finivano nei serbatoi e quella stessa acqua veniva usata per bere e cucinare.

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La Fartura e la certificazione di sostenibilità

La fattoria, conosciuta localmente come Fartura ha anche il sigillo UTZ, un certificato di agricoltura sostenibile dei Paesi Bassi considerato uno dei più prestigiosi nel settore del caffè e adesso sospeso dopo l’inchiesta.

La fattoria detiene anche la C.A.F.E. Pratica, la certificazione di proprietà di Starbucks in collaborazione con SCS Global Services che avrebbe dovuto garantire acquisti etici e buone pratiche sul lavoro e nel rispetto dei diritti umani.

Cosa dice Starbucks

La fattoria Fartura è stata certificata dal 2016, ma l’azienda nega di aver “acquistato o ricevuto caffè da questa azienda negli ultimi anni, affermando che sta avviando un processo di indagine per rivalutare il marchio”.
La fattoria Córrego das Almas a Piumhi è stata invece multata e costretta a pagare 20mila dollari per 34 violazioni accertate.

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Dominella Trunfio

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