Berta Cáceres, l’attivista coraggiosa trucidata 8 anni fa per aver difeso indigeni e ambiente

Sono trascorsi 8 anni dall'assassinio di Berta Cáceres, la coraggiosa leader del popolo indigeno Lenca che ha pagato con la sua vita la lotta per l'ambiente e per i diritti civili

Otto anni fa, nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2016, veniva uccisa nella sua abitazione la luchadora honduregna Berta Cáceres. L’attivista aveva deciso di mettere la sua esistenza al servizio dei diritti delle popolazioni indigene dell’Honduras e della difesa dei fiumi, in particolare del Gualcarque. Ma questa scelta l’ha pagata a caro prezzo, ovvero con la sua stessa vita. Se gli esecutori materiali dell’omicidio sono stati condannati, sono ancora tante le ombre che avvolgono l’assassinio di Berta e quelli degli altri attivisti del Paese.

Qualche tempo fa la giornalista londinese Nina Lakhani ha pubblicato un libro-inchiesta, dal titolo “Chi ha ucciso Berta Cáceres?”, in cui ripercorre l’impegno della leader indigena e fa luce sui mandanti dell’omicidio.

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Una vita all’insegna della lotta per l’ambiente e per i diritti

Berta Cáceres apparteneva al popolo Lenca, il gruppo etnico indigeno più numeroso dell’Honduras. Nel 1994 aveva fondato, insieme al marito Salvador Zuniga, il Consejo Civico de Organizaciones Populares e Indigenas de Honduras (Copinh), organizzazione impegnata nella difesa dell’ambiente e dei territori indigeni, in particolare dei fiumi.

Con grande determinazione e coraggio, Berta si è battuta contro la realizzazione del complesso idroelettrico Agua Zarca, nel bacino del fiume Gualcarque, progetto in aperta violazione dei principi espressi dalla Convenzione ILO 169, che dal 1989 riconosce ai popoli indigeni il diritto all’autodeterminazione.

L’attivista honduregna si è fatta portavoce di numerose battaglie civili e ambientali, senza farsi mai intimidire dalle ripetute minacce subite da lei e dalla sua famiglia. Nonostante sia stata costretta a separarsi dai suoi figli per tutelarli, la donna non ha mai smesso di lottare per la causa indigena. L’anno prima della sua morte, Berta Cáceres ha ricevuto il prestigioso riconoscimento Goldman Environmental Prize, considerato il Nobel per l’ambiente.

“Dobbiamo intraprendere la lotta in tutte le parti del mondo, ovunque siamo, perché non abbiamo un pianeta di ricambio o di sostituzione. Abbiamo solo questo e dobbiamo agire”: con queste parole Berta, intervistata dal Guardian, ha commentato la vittoria del Goldman Environmental Prize.

La famiglia di Berta Cacéres chiede che sia fatta giustizia

Soltanto due anni fa è stato condannato a 22 anni anni di carcere – per aver collaborato all’omicidio dell’attivista – David Castillo, proprietario della società Desarrollos Energéticos S.A. (Desa), che stava portando avanti la costruzione della diga idroelettrica Agua Zaca.

Ancora oggi, però, la famiglia di Berta Cacéres e i popoli indigeni chiedono giustizia per il brutale crimine. Nonostante siano passati quasi 10 anni, il mandante dell’assassinio non è stato ancora individuato, anche se i familiari da sempre sospettano di Daniel Atala, reggente finanziario della Desa, che lo scorso dicembre ha ricevuto un mandato d’arresto, ma è ancora a piede libero.

Olivia Zúniga, una delle figlie dall’attivista – divenuta anche ambasciatrice dell’Honduras a Cuba – è esausta, ma assetata di verità.

“Non ho più voce. Le parole non trovano modo di uscire, sono troppe e diventano lacrime che esplodono come un fiume in piena, arginato e liberato. La strada è stata troppo lunga. Mamma, che il tuo spirito impedisca loro di nascondersi” aveva scritto in uno dei post su X.

L’Honduras è uno dei Paesi più pericolosi in assoluto per gli ambientalisti. Qui tantissimi leader indigeni e attivisti rischiano la vita ogni giorno, semplicemente per difendere i loro territori.

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Fonte: Copinh/The Guardian/Facebook

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