La favola della balena bianca di Sepúlveda che insegna il rispetto per l’ambiente

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa è la favola di Sepúlveda in cui una balena bianca insegna il rispetto per l'ambiente e per gli altri.

Che vita è quella di una costante lotta contro i balenieri? Che dolore si prova? Può solo raccontarlo la meravigliosa balena bianca dei mari del Cile protagonista della nuova favola di Luis Sepúlveda  – “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa” – in cui un “magnifico capodoglio color della luna” trasmette a grandi e piccini il valore del rispetto e dell’amore per sé e per l’ambiente.

Autore indimenticato di Storia della Gabbianella e del Gatto che le insegnò a volare, Sepúlveda  torna su temi a lui cari legati al rapporto tra uomo e natura e lo fa con un dichiarato riferimento alla mitica balena bianca di Hermann Melville, Moby Dick.

Ma l’autore cileno parte da un altro punto di osservazione, quello di un animale che si è trovato costretto a proteggere il suo tratto di mare da balenieri cattivi, che distruggono la natura e cacciano per avidità e lucro.

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, la trama

Siamo a Mocha, una piccola isola nell’Oceano Pacifico abitata dalla popolazione Lafkenche, la “Gente del Mare”, che ha un rapporto sacro con l’oceano e con le balene.

La narrazione di “Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa” (#linkaffiliazione) (Ed. Guanda) inizia proprio da qui, con la breve apparizione di un bimbo Lafkenche che consegna al narratore una grande conchiglia.

I suoi occhi dalle pupille scure scrutavano l’orizzonte e due lacrime gli solcavano il viso, il bambino raccoglie su una spiaggia cilena, “molto a sud del mondo”, una conchiglia dalla quale si leva inaspettatamente la voce di una balena bianca “nell’antico idioma del mare”.

Il mitico animale – “un capodoglio di uno strano color cenere” – che per decenni ha sorvegliato le acque che separano Mocha e la gente nativa dell’isola dalla costa ora è pronto a dire la sua.

Il capodoglio color della luna, la creatura più grande di tutti i mari, darà così tante informazioni sulle sue caratteristiche, sul suo immergersi e viaggiare nelle acque dell’oceano, sui rapporti con suoi simili e con i terribili balenieri. Proprio lei ha conosciuto l’immensità degli abissi e ha dedicato tutto il suo tempo alla missione affidatale da un capodoglio più anziano: un compito cruciale nato dal patto che unisce da sempre le balene e la Gente del Mare. Per onorarlo, la grande balena bianca ha dovuto prendersi cura “delle quattro balene vecchie” e proteggere quel tratto di mare da altri uomini e da quei temibili balenieri che con le loro navi vengono a distruggere ogni cosa, senza riconoscenza e senza rispetto.

Una storia, quindi, raccontata dalla parte di chi soffre e combatte, vede ogni giorno portar via in maniera indiscriminata ciò che le appartiene per natura, senza poter avere la voce necessaria per fermare lo scempio attorno a sé.

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa, citazioni

Si raccontano molte storie nel Sud del Mondo

Si racconta che nelle notti di luna piena, dalla costa occidentale della disabitata isola Mocha si vede emergere dagli abissi un enorme capodoglio bianco, dello stesso colore della luna.

E sotto il cielo grigio del Sud del Mondo, una voce mi parlò nell’antico idioma del mare.

Io, la balena del colore della luna, sono un maschio della specie dei capodogli, della stirpe dei fiordi e delle isole.

Per te è una balena morta, ma per me è molto di più. La tua tristezza e la mia non sono uguali.

L’uomo ha sempre provato timore per le mie dimensioni e inquietudine perché non poteva dominarmi.

Io, la balena dal colore della luna, sono un maschio della specie dei capodogli, della stirpe dei fiordi e delle isole. […] sono nato nelle acque fredde che circondano un’isola detta dagli uomini Mocha[…]. Il mio mondo è fatto di silenzio.

A quanto pare gli uomini sono l’unica specie che attacca i propri simili, e non mi piacque questa cosa che imparai da loro.

I balenieri appartengono a questa specie di uomini venuti dal mondo dell’ingratitudine e dell’avidità. Ecco perché, disse l’occhio dell’anziano capodoglio, è giunto il momento di lasciare queste acque e di perderci nell’immensità dell’oceano.

Il tempo passa, tra sogni di paradisi per balene e il pericolo degli esseri umani sempre più numerosi…

Gli uomini vengono da molto lontano e nulla frena la loro cupidigia, nemmeno la morte.

E con nove arpioni conficcati nel dorso guadagnai il mare aperto, in cerca di altre baleniere, perché adesso ero io a inseguirle, io, il grande capodoglio dal colore della luna che gli uomini tremando di paura chiamavano Mocha Dick.
Io, la maledizione che li avrebbe perseguitati senza tregua.
Io, la forza di chi non ha più nulla da perdere.
Io. L’implacabile giustizia del mare.

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Germana Carillo

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