Street art: la nuova straordinaria opera di Blu che denuncia le disuguaglianze sociali

La street art per rappresentare la disuguaglianza sociale: in un solo murales c’è chi sorride in piscina e chi si tuffa nella fogna. Non esiste la giustizia, semplicemente Càpita. La nuova opera di Blu lancia un messaggio forte e chiaro: c’è chi ha tanto e chi non ha nulla.

La street art per rappresentare la disuguaglianza sociale: in un solo murales c’è chi sorride in piscina e chi si tuffa nella fogna. Non esiste la giustizia, semplicemente Càpita. La nuova opera di Blu lancia un messaggio forte e chiaro: c’è chi ha tanto e chi non ha nulla.

Colorato, esagerato, grandioso. In via Ciciliano a Ponte Mammolo a Roma, da ottobre c’è un nuovo murales sulla facciata degli alloggi popolari della zona. Si chiama Càpita ed è stato realizzato dallo street artist bolognese Blu con il Comitato di quartiere Mammut.

Già nel 2015, Blu aveva realizzato una delle sue opere nella stessa zona, dove il comitato autogestito porta avanti iniziative culturali senza finanziamenti esterni. Dalla sistemazione del campo di calcio fino a vere e proprie feste di quartiere. Adesso arriva questo murales che rappresenta una serie di scivoli, ma ognuno va verso una direzione diversa.

C’è chi scivola verso una piscina con la servitù e chi verso la fogna. Blu parla della differenza tra ricchi e poveri, del disagio sociale che spesso sono costrette a subire le periferie, soprattutto quelle delle grandi città.

Solo qualche giorno fa abbiamo parlato di questa disuguaglianza: il problema è ormai diventato strutturale, in Italia il 5% più ricco della popolazione è titolare da solo, della stessa quota di ricchezza posseduta dal 90% più povera.

“I murales sulle facciate dei lotti”, spiegano dal comitato, “oltre al loro enorme valore artistico, si inseriscono in questa dinamica di azione quotidiana per migliorare le condizioni del quartiere e di chi ci abita, vero motore del Comitato in tutte le sue attività. Queste forme d’arte, per noi, non hanno esclusivamente un fine artistico, ma anzi presentano, sia nei soggetti che nelle modalità di realizzazione, un forte valore sociale e politico”.

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Dominella Trunfio

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