Frattura Vecchia, il borgo fantasma e la montagna spaccata

Immaginate un luogo dove il tempo si è fermato un secolo fa, dove tutto è rimasto immobile e silenzioso, dove i vicoli sono deserti e tutto è avvolto in un velo di mistero. Succede a Frattura vecchia, frazione del comune di Scanno, in provincia dell’Aquila, uno dei tanti borghi fantasmi sparsi in tutta Italia.

Immaginate un luogo dove il tempo si è fermato un secolo fa, dove tutto è rimasto immobile e silenzioso, dove i vicoli sono deserti e tutto è avvolto in un velo di mistero. Succede a Frattura vecchia, frazione del comune di Scanno, in provincia dell’Aquila, uno dei tanti borghi fantasmi sparsi in tutta Italia.

Frattura vecchia si trova vicino alle Gole del Sagittario e deve il suo nome proprio al fatto che un terremoto in epoca preistorica, aveva causato la spaccatura del Monte Genzana.

Dal sisma nacque l’attuale lago di Scanno e il piccolo borgo venne costruito proprio laddove si era creata una frattura, ma il 13 gennaio del 1915 un altro terremoto portò distruzione.

Il sisma della Marsica causò la morte di oltre 150 persone, quasi l’intera popolazione del borgo, la maggior parte donne e bambini. Da allora, Frattura vecchia fu abbandonata al proprio destino e anche se con gli anni qualche casa è stata ristrutturata, nessuno ci abita più da tempo.

frattura vecchia

Dal 1932 gli abitanti vivono nel nuovo borgo che si chiama semplicemente Frattura, mentre la parte vecchia è rimasta un suggestivo angolo molto adatto a set cinematografici.

Nel ’56 sono state girate scene del film Uomini e lupi con Silvana Mangano ed Yves Montand e quelle di Un viaggio chiamato amore, diretto da Michele Placido.

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A fare da padrone adesso è solo la fitta vegetazione incorniciata dal lago di Scanno, tra le rovine c’è anche la chiesa di San Nicola e l’antico cimitero. Tutto il percorso è amato da chi fa trekking e in generale, da chi vuole immergersi nel silenzio della natura, tra gli animali che pascolano allo stato brado.

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Altri bellissimi borghi fantasma:
Suggestivo è l’abbeveratoio in pietra e la fontana del 1834 che nonostante il tempo continua a resistere. Insomma un borgo che resta nel cuore, così come tanti altri che hanno risentito delle catastrofi naturali.

Dominella Trunfio

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