Africo vecchio: l’affascinante borgo fantasma nel cuore dell’Aspromonte

Ad Africo vecchio, nel cuore dell’Aspromonte in Calabria, ci si arriva oggi solo a piedi. Di quelle case antiche fatte in pietra, sono rimasti solo dei ruderi che si fondono con la vegetazione, eppure camminando nel borgo fantasma, sembra di vedere i suoi abitanti: contadini segnati dal tempo e dalla bellezza della semplicità.

Ad Africo vecchio, nel cuore dell’Aspromonte in Calabria, ci si arriva oggi solo a piedi. Di quelle case antiche fatte in pietra, sono rimasti solo dei ruderi che si fondono con la vegetazione, eppure camminando nel borgo fantasma, sembra di vedere i suoi abitanti: contadini segnati dal tempo e dalla bellezza della semplicità.

Abbandonato definitivamente dopo l’alluvione del 1951, Africo vecchio è oggi un paese fantasma immerso nella vegetazione, risalendo la montagna, lo si incontra per caso, allertati da qualche mucca che pascola tra le rovine.

Un paese che nel tempo è stato vittima di abbandono, ma che da sempre ha vissuto un atavico isolamento: ci si arriva attraversando una strada che sembra una mulattiera e il primo centro abitato è Bova che dista una quindicina di chilometri.

Eppure nonostante la lontananza e il percorso impervio, è un luogo molto amato dagli escursionisti e appassionati di trekking che dopo la fatica, sostano laddove un tempo c’era un paese in movimento.

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Tra la chiesa e la scuola dedicata a Zanotti Bianco, patriota, ambientalista e politico che proprio di Africo aveva parlato nei suoi racconti, sembra ancora di vedere le massaie, i contadini a lavoro e di sentire le voci dei bambini tra le viuzze.

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Il nome Africo deriva dal greco apricos o dal latino apricus, ovvero luogo luminoso, che paradossalmente però è stato abbandonato a causa di una terribile alluvione avvenuta tra il 14 e il 18 ottobre del 1951 ( e poi un’altra nel 1953).

Un’alluvione che mise a dura prova sia Africo che Casalnuovo, il paese vicino: gli abitanti dei due centri semidistrutti furono evacuati e dopo alloggi di fortuna e varie vicissitudini, molti furono trasferiti in un nuovo centro creato ad hoc, Africo nuovo. Decisione che non mise d’accordo tutti, lo stesso Zanotti Bianco sosteneva che riportare gli abitanti in terre pressoché isolate, non poteva essere la base per il progresso.

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Ma le sue obiezioni, come quelle di tanti altri non vennero ascoltate. Oggi, il silenzio di questo borgo è in un certo senso un’ennesima sconfitta e un punto a favore di paesi che ormai si vedono accostare la parola ‘fantasma’.

In quella piazzetta antistante la Chiesa di San Salvatore, un tempo però c’era la vita e un certo senso di accoglienza in quello che è stato definito come “il più isolato paese dell’Aspromonte, “il paese della perduta gente”, il paese più disgraziato e più infelice d’Italia” dove neanche lo spirito meridionalista di Zanotti Bianco aveva potuto far nulla.

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Altri bellissimi borghi fantasma:

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In questo bellissimo video, il senso di questo paesino raccontato dallo scrittore Saverio Strati che da giovane, aveva lavorato qui come muratore. Da questa esperienza nacque il suo primo romanzo: La Teda (1957).

Africo vecchio è uno dei paesi che si possono visitare in escursione, per esempio con il GEA-Gruppo Escursionisti d’Aspromonte che tra le altre cose, ha individuato e segnato alla fine degli anni Ottanta, il cosiddetto Sentiero del Brigante, un itinerario di lunga percorrenza fatto di nove tappe e che oggi è nell’Atlante dei cammini.

Testo e foto Dominella Trunfio

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