Nimis e la micronazione di Ladonia

Sorge ad una quarantina di chilometri da Helsingborg, nella contea di Skåne, situata nella Svezia meridionale, una delle più affascinanti e suggestive opere d'arte sostenibile. Siamo nel bel mezzo della riserva naturale di Kullaberg, un vero e proprio patrimonio della biodiversità che dalle pendici dell'omonimo colle si spinge fino alle coste bagnate dal mare del nord.

Sorge ad una quarantina di chilometri da Helsingborg, nella contea di Skåne, situata nella Svezia meridionale, una delle più affascinanti e suggestive opere d’arte sostenibile. Siamo nel bel mezzo della riserva naturale di Kullaberg, un vero e proprio patrimonio della biodiversità che dalle pendici dell’omonimo colle si spinge fino alle coste bagnate dal mare del nord.

La storia ha inizio nel 1980, quando il noto disegnatore e scultore svedese Lars Vilks decide di costruire, in una baia nascosta dalla fitta vegetazione, un’opera composta esclusivamente da tronchi di albero. Le autorità locali ne scoprono l’esistenza solo dopo due anni dalla sua costruzione, richiedendone all’autore la demolizione e la rimozione. Dopo numerosi ricorsi contro la decisione del consiglio, l’artista svedese ottiene il riconoscimento dell’opera battezzandola con il nome di Nimis.

Dopo aver resistito a demolizioni, incendi dolosi e battaglie giudiziarie, oggi Nimis, oltre ad essere uno dei luoghi più visitati della contea, rappresenta il simbolo di quella che dal 1996 è la micronazione di Ladonia. Un territorio del quale non vi è traccia nelle mappe ufficiali, ma che dopo l’avvenuto riconoscimento si è dotato di una bandiera propria, di un inno nazionale e di una lingua ufficiale.

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È sabato mattina, le condizioni meteo sono ideali e così dopo una piccola sosta ad Helsingborg, giusto il tempo di comprare cibo e bevande necessarie per affrontare il cammino, siamo subito sulla corriera che porta a Mölle, un piccolo comune di poco più di 700 abitanti che ospita Ladonia. Il cammino inizia dalla fermata dell’autobus adiacente ad una pompa di benzina abbandonata e sovrastata dalla forza dell’edera, penetrata fin dentro il suo vecchio gabbiotto. Costeggiamo la strada provinciale tra campi di grano e allevamenti di cavalli islandesi, ed in una manciata di minuti siamo ai piedi del colle. Ed è già un trionfo di colori.

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Dopo i primi due tornanti, una coppia di ritorno dalla baia, ci indica il cammino, spiegandoci di seguire il simbolo della N di colore giallo impressa su alcuni alberi per non perdere la rotta che porta a Nimis. Camminando per quasi 30 minuti in un fitto bosco di latifoglie, con tanto di sosta nella Himmelstorps Hembygdsgård, una fattoria rossa e bianca immersa in un paesaggio idilliaco, il percorso conduce in ripida discesa su macerie di granito ricoperte di muschio ed imponenti radici di alberi che rendono ancor più scivoloso il terreno. Ora non siamo più sorpresi che ci siano voluti due anni prima che l’opera fosse scoperta.

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La discesa si fa sempre più ripida e si inizia a scorgere il rumore delle onde che si infrangono sugli scogli. È il segnale che la destinazione è sempre più vicina. Arrivati nella baia si è ricompensati degli sforzi fatti per raggiungerla. Lo spettacolo è mozzafiato. Sovrastata dal verde degli alberi, eretta sulle coste rocciose, dalle quali è possibile godere di una vista eccezionale dello specchio d’acqua, si innalza la maestosa opera lignea. È la magica Nimis.

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La piacevole giornata e la curiosità dei numerosi bambini che si intrufolano meravigliati tra i tunnel e sui ponti della struttura, fanno da cornice ad uno scenario da fiaba. Al castello di legno si accede da un tunnel che scende lentamente e che poggia su un terreno completamente irregolare. La struttura, composta da 75 tonnellate di tronchi d’albero tenuti insieme da vecchi chiodi, si estende a ricoprire l’intera micronazione. A dispetto dell’apparenza, l’opera si rivelerà essere assolutamente stabile. Certo in cima alle torri non è difficile immaginare di percepire un leggero dondolio, ma è un surplus di adrenalina che non guasta affatto.

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Una volta dentro, perdersi è un gioco da ragazzi. La catasta di tronchi irregolari che ne disegna il profilo, sembra messa lì secondo un disordine compiuto. Il contrasto delle varie tonalità di legno, tra il verde della foresta e l’azzurro del mare, fanno il resto. Davvero un posto speciale, vero e proprio trampolino dell’immaginazione.

Fabio Maruotti

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