Il Cammino dell’Amore sulle vie francigene del Sud da Roma a Terracina

Il Cammino dell'Amore nasce nel 2011, in occasione del nostro matrimonio, come rito propiziatorio per l'inizio di una nuova avventura della vita. Per l'occasione avevamo deciso di CAMMINARE INSIEME, percorrendo una delle più significative vie dei nostri avi, la Francigena, precisamente nel tratto sud da Roma a Terracina (LT).

Il Cammino dell’Amore nasce nel 2011, in occasione del nostro matrimonio, come rito propiziatorio per l’inizio di una nuova avventura della vita. Per l’occasione avevamo deciso di CAMMINARE INSIEME, percorrendo una delle più significative vie dei nostri avi, la Francigena, precisamente nel tratto sud da Roma a Terracina (LT).

Una volta vissuta questa esperienza non abbiamo potuto fare a meno di ripeterla e condividerla! La bellezza, la magia, il senso di rinnovamento fisico, psichico e spirituale che abbiamo sperimentato sono stati talmente intensi e preziosi che ci è venuto naturale proporre l’edizione 2012 invitando altre persone a unirsi a noi.

Così il 31 agosto siamo partiti, verso un viaggio più strutturato rispetto a quello iniziale: conoscevamo meglio la strada da percorrere e abbiamo creato un percorso che fosse non solo esterno, ma anche interiore, rifacendoci all’ormai noto sistema dei chakra. Questa griglia interpretativa ha il vantaggio di essere svincolata da qualsiasi religione, e di consentire comunque una profonda esperienza spirituale – tratto che a noi preme molto. È, inoltre, uno schema abbastanza ampio e semplice da essere accessibile a tutti, e da permettere di godere delle mille sfumature del cammino.

Siamo partiti in cinque; a Sermoneta (LT) si è unita un’altra persona, che è rimasta con noi fino al termine.

Seguono due report, diversi e complementari: il primo “maschile” a cura di Sandro Pravisani, concentrato sugli aspetti logistici, storici e archeologici del tragitto, il secondo “femminile” a cura di Ilaria Cusano, il cui focus è sul vissuto interiore e sulle esperienze sottili, di una persona e di un gruppo.

Il racconto di Sandro

Il LoveWalk ripercorre una rete viaria che, fin dalla notte dei tempi, ha veicolato un incessante flusso di persone, animali, merci e cultura lungo la costa Tirrenica dell’Italia centrale.

Oggi, alcune di queste strade sono state riscoperte, riadattate e riunite sotto un unico nome: Vie Francigene del Sud.

Utilizzate in epoca cristiana per recarsi in pellegrinaggio dal Sud Italia verso Roma, raccoglievano tutti i viandanti che si recavano alla tomba di San Pietro nella direzione Nord e quelli che si dovevano imbarcare nei porti della Puglia alla volta della Terra Santa in direzione Sud.

Prendono il nome di Francigene in quanto naturale proseguimento del famoso itinerario che i Franchi percorrevano dal nord Europa per andare alla città eterna.

Abbiamo deciso di seguire il flusso discendente nel tratto che va da Roma a Terracina, seguendo un fil rouge che collega tra loro i molti siti storici e archeologici che si incontrano lungo l’itinerario.

Siti quasi del tutto sconosciuti ai più ma le cui particolarità li rendono unici nel mondo.

Basti pensare alle colossali mura in opera poligonale, dette “ciclopiche”, che sono presenti quasi esclusivamente in Grecia/Albania, Perù e Italia Centrale.

Questo tipo di mura composto da enormi massi (da qui il termine ciclopiche) poligonali messe in opera senza l’uso di malta o altro collante sono ancora quasi del tutto intatte e ben visibili in città come Cori, Norma e Sezze mentre alcuni tratti isolati sono ancora riscontrabili nei boschi dei Castelli Romani, Sermoneta e nella cinta muraria di Terracina.

LoveWalk 1

Questa particolare forma di costruzione non è ancora stata datata con certezza; alcuni storici la considerano di fattura Romana mentre molti altri, anche a livello internazionale, la datano all’epoca delle grandi migrazioni provenienti dalla zona Egeo-Anatolica del XII/XVI Sec. a.C.

Camminare a fianco di queste possenti mura dona un’esperienza duplice: lo sbigottimento nel trovarsi difronte a costruzioni tanto incredibili da far sentire piccoli piccoli e lo stupore per il fatto che in Italia non si parli di tali meraviglie che non hanno nulla da invidiare a quelle di Machupicchu in Perù.

L’idea di base che accompagna i viandanti lungo questo percorso è quello dell‘Amore inteso come capacità empatica di connessione con il mondo che ci circonda e che si fonda sul rapporto con il territorio e le persone che lo abitano.

Fin dall’inizio, il luogo che rappresenta questa forza alla quale vogliamo collegarci risuona profondamente con questa vibrazione: il santuario del Divino Amore, interamente creato sulla figura di due coniugi che dedicarono tutta la propria esistenza all’espressione e realizzazione dell’unione tra maschile e femminile (metaforicamente paragonata, nelle brochure del santuario, ad una maglia fatta di Trama e Ordito).

Lungo tutto il percorso incontriamo immagini simboliche e mitologiche che ci riportano all’incontro tra opposti e complementari come nel sacro bosco di Diana tuttora attraversato dalla “Via Sacra” che conduce alla sommità dell’antica montagna sacra (unione dell’alto e del basso) dove una volta all’anno la lega Latina rinsaldava i legami tra le popolazioni che la costituivano (incontro tra popoli diversi).

Sulle rive del lago di Nemi (RM) dove avveniva il cruento rituale dell’avvicendamento del re-custode della sacra quercia narrato nel famosissimo saggio di Frazer “Il ramo d’oro” (simbolizzante il potere rigenerativo di Virbio, Dio della natura e compagno di Diana). E ancora nei moltissimi luoghi dedicati a San Michele arcangelo che con un’arma appuntita (spada o lancia a seconda dei casi) trafigge il diavolo, rappresentato come un essere metà uomo e metà serpente che nell’immaginario simbolico rappresenta le forze oscure, di origine sotterranea, riproponendo ancora una volta l’incontro/scontro tra forze celesti (l’angelo alato) e terrestri (il demone infernale).

LoveWalk 2

Inoltrandosi nel sacro bosco di Diana situato tra Nemi, Ariccia, Albano e Rocca di Papa, nel cuore dei Castelli Romani (RM), il richiamo all’elemento acqua è fortissimo.

Camminando sotto le chiome di enormi alberi incontriamo antiche fonti alle quali si dice che Numa Pompilio si recasse per incontrare la sua ninfa ispiratrice “Egeria” ed entrate di misteriosi e antichissimi cunicoli che scavati nella roccia vulcanica per centinaia di metri fornivano di acqua luoghi di culto, ville e paesi di tutto il circondario compresa Roma.

La vista dall’alto dei due laghi (Albano e di Nemi) è uno spettacolo unico che suscita forti emozioni.

Ancor prima di San Michele, le testimonianze archeologiche e mitologiche accomunano il percorso a quello di un altro grande eroe dell’antichità: Ercole.

Troviamo segni del passaggio e della devozione a questo semidio da parte delle popolazioni che vivevano nei paesi che attraversiamo nei resti di grandi templi a lui dedicati come quello posto in posizione drammaticamente scenografica sulla sommità della città di Cori (LT)

Si dice che Ercole abbia attraversato l’Italia dopo aver rubato i buoi di Gerione ad occidente.

La figura dell’eroe è legata ad antichissimi siti di fondazione operati probabilmente da gruppi di popolazioni migranti dell’antichità. Presso le più antiche vie di mezza Europa troviamo personaggi che condividono caratteristiche simili legate a fondazioni di antiche colonie di mercanti e pionieri (Noè è uno di questi); una delle più famose è la “via Eraclea” che percorreva fin dalla preistoria la pianura Padana da Est a Ovest mettendo in comunicazione le popolazioni del mar Nero e dell’Adriatico con quelle dell’odierna Provenza e Spagna.

Ercole è inoltre strettamente collegato alla pratica della transumanza tra le popolazioni italiche e il suo culto rivestiva un importante ruolo anche per i coloni Romani e Latini stanziati lungo tutta la costa tirrenica.

Percorrendo i vecchi tratturi e le strade che prima delle provinciali asfaltate univano i centri urbani ci si immerge in scenari mozzafiato con improvvisi cambi di prospettiva.

Lungo tutto il cammino, uno degli aspetti in cui ci si imbatte più spesso è il collegamento fisico e visivo tra i luoghi che si attraversano e l’idea del sito di fondazione è importante per introdurre il concetto dell’orientamento.

LoveWalk 3

Mentre ci si muove nel territorio, ci si rende conto di come montagne, campanili, templi, pozzi, etc costituiscano un vero e proprio schema di riferimento e triangolazione creato nell’antichità per orientarsi e muoversi nello spazio.

A ogni cambio scenografico si incontrano una serie di luoghi sacri legati all’antica scienza del territorio, molti dei quali, oggi sono diventati edicole mariane o chiese rurali ma che leggende e tradizioni svelano essere punti di riferimento di un sistema di lettura del territorio in grado di creare un’efficientissima mappa.

La sacralità di questi luoghi sta proprio nella connessione visiva dell’ambiente che è in grado di mantenerlo unito, organizzato e orientato (da “orientare”: volgere a oriente e quindi riconoscere i punti cardinali del luogo dove uno si trova).

L’esperienza di questo senso di unione tra parti distinte che costituiscono un solo organismo porta a sentire a livello più profondo, in ognuno di noi, il collegamento tra singoli individui all’interno di una comunità.

Il racconto di Ilaria

LoveWalk 5

1° giorno, 1° chakra (Muladhara, chakra della radice) – 31/08/2012, da Roma a Castel Gandolfo (RM). Sin da quando ci siamo incontrati con Carla e Gigi a San Giovanni a Roma per prendere l’autobus insieme, è stato chiaro che saremmo stati un gruppo pacifico, unito soprattutto dal desiderio di trascorrele una piacevole settimana. Quando sul luogo di partenza del cammino, il santuario del Divino Amore, abbiamo conosciuto anche Alessandra, abbiamo avuto la conferma definitiva: tutto sarebbe filato liscio come l’olio!

Il Cammino dell’Amore si chiama così perché è innanzitutto un percorso di riunificazione tra maschile e femminile sul piano relazionale, attraverso le energie degli elementi della natura e la comunione di uomini e donne nell’ambito di un viaggio insieme – quale migliore metafora del cammino può rappresentare la danza tra i due archetipi fondamentali che, in tutte le culture e in ogni tempo, creano l’universo? Per questo il punto di partenza è il santuario del Divino Amore: esso è dedicato a una coppia laica distintasi per aver dedicato la sua intera vita al benessere collettivo. Un esempio per tutti coloro che oggi cercano un’unione uomo-donna che abbia valore ed eco non solo in due individui, ma anche nella società.

La prima percezione riguardante il 1° chakra che ho vissuto è stata il forte senso di appartenenza che può suscitare l’esperienza di gruppo, quando è piacevole – e questa per fortuna lo è! Stiamo tutti molto bene insieme, o almeno così mi sembra; si respira un’atmosfera tranquilla e serena, sono certa che tutti ci sentiamo perfettamente a nostro agio.

Altro tratto emerso dall’oceano del 1° chakra è l’istinto di base che spinge ognuno ad avvicinarsi a tutti gli altri, singolarmente e come insieme, per inserirsi, misteriosamente mosso da un’energia invisibile, nella perenne danza della coscienza collettiva in cui ogni persona recita la sua parte. Si tratta di movimenti molto profondi e sottili, che alcuni di noi riescono a captare chiaramente grazie a una dote particolare o all’esperienza; spesso, tuttavia, ne siamo protagonisti senza esserne consapevoli.

Per cena siamo stati al ristorante Arte e Vino di Castel Gandolfo. Avevamo pattuito una cena con primo e contorno per 10€ a testa, invece per la stessa cifra ci hanno offerto mille delizie!!! 1° chakra: nutrimento di base, sopravvivenza, piaceri atavici. Servizio strepitoso, bellezza intorno, nell’arredamento tutto rosso (colore di Muladhara!!) e, rullo di tamburi, ci avevano riservato la sala cosiddetta della grappa e dei giochi, piena di giocattoli! Pinocchi, Biancaneve, Geppetti, vecchi tricicli, fatine, carillon e tutto ciò che si può immaginare nel paese dei balocchi. Per la prima volta ho compreso con estrema chiarezza la sensazione duplice che sorge in me al cospetto di tanta abbondanza materiale: da una parte contentezza e gratitudine per poterne godere, dall’altra una sostanza viscida e melmosa che serpeggia nel fondo. Il paese dei balocchi, esattamente: stupendo ma pericoloso, per una tentazione che, a seconda del grado di condizionamento interiore con cui la si vive, può nutrire o rendere schiavi, regalare i privilegi dell’avere privando della libertà dell’essere. Tutto 1° chakra: cibo, soldi, casa.

È sempre meraviglioso, per quanto possiamo esserci abituati, osservare come l’universo risponde agli input che gli diamo con i nostri intenti.

Dopo cena abbiamo visitato l’affascinantissima grotta che va da una parte all’altra della strada nei sotterranei del ristorante. Antichi oggetti di ogni sorta: bilance, utensili, lavatoi, casseforti, di tutto. Per me di nuovo due visioni, contemporaneamente: preziose testimonianze del passato, della quotidianità dei nostri antenati, e feticista attaccamento agli oggetti, a un’eredità soltanto materiale. La cosa curiosa? Sempre 1° chakra: terra, sotterranei, radici culturali, materialità.

Ma tutto ciò, ovviamente, sono solo io, non le cose in sé.

2° giorno, 2° chakra (Swadistana, chakra del bacino, dolcezza) – 01/09/2012, da Castel Gandolfo a Velletri (RM). Oggi è stata dura, ma grazie alla vicinanza delle persone meno di quanto pensavo. Ho passato una delle notti peggiori della mia vita, devo aver dormito circa un’ora e mezza; il resto insonnia, rumori, persone che russavano, una scomodità insopportabile e, nel barlume di sonno che sono riuscita a conquistare, pure gli incubi! Un treno sull’acqua (elemento del 2° chakra) che non si capiva a che ora dovesse passare, ansia, paura di perderlo; e poi una gelosia folgorante, immotivata, totalmente irrazionale. La preparazione al lavoro con Swadistana.

La mattina, infatti, mi ha messa di fronte a una serie di “morti” interne, che naturalmente hanno lasciato dei vuoti, dei silenzi che ora invocano l’alchimia della trasformazione e del rinnovamento, per conoscere una nuova vita ancora. Stranezza, umidità, sensazione di freschezza; elfi e folletti nel bosco, vocine sconosciute e impalpabili, l’insondabile mistero di cui la natura si fa perfetta manifestazione. Acqua dappertutto: il lago Albano, gli antichi canali scavati nella roccia, l’acquedotto delle cento bocche nel bosco di Castel Gandolfo, il lago di Diana a Nemi (RM) e, nelle campagne di Velletri, vecchi lavatoi e fontane in disuso.

In questo giorno così assurdo e a suo modo difficile è stato molto rincuorante, di sostegno, tutto il nutrimento ricevuto con estrema magnanimità dalle persone: il Forum dei Castelli Romani, Slow Food di Albano (RM), il Mercato Contadino dei Castelli Romani, e poi Eva e Marco, Gianna e Daniela, Cristiano e Silvana, e la sera il gruppo della Confraternita di Sant’Antonio da Padova di Velletri! Ospitalità, sorrisi, cibo, abbracci, foto, passaggi, interviste, solidarietà, veramente tanta! 2° chakra: amore materno, creatività, vita che finisce e ricomincia, inarrestabile nel suo eterno flusso.

E così passo dolcemente attraverso le piccole ossessioni della mia pancia e dei miei lineamenti, nei quali non mi riconosco più. Voglio un’altra sagoma.

3° giorno, 3° chakra (Manipura, chakra dell’ombelico, la cittadella impreziosita) – 02/09/2012, da Velletri (RM) a Cori (LT).

LoveWalk 7

Interessante: nel lavoro con i chakra ho notato uno schema ricorrente per me, la mattina prove e il pomeriggio rassicurazioni. Oggi, come gli altri giorni, la prima parte della giornata è stata segnata dalla sfida: ci siamo svegliati benissimo, ma ognuno aveva almeno un dolore fisico acuto, e quando ci siamo trovati nelle dune di Giulianello (frazione di Cori), immersi nel giallo del 3° chakra, sebbene fossero splendide, in qualche modo ci hanno disorientati e inghiottiti. Ci siamo persi e, per riprendere la giusta via, abbiamo camminato circa un’ora e 2 km in più del previsto – il che, con lo zaino in spalla e il corpo dolorante, fa la differenza! C’era, inoltre, un altro segnale che ho interpretato come un ammonimento collegato alla pratica energetica: un’area assai ampia era completamente bruciata. Possibili effetti del fuoco, elemento del 3° chakra. D’altronde l’incendio aveva portato alla luce meravigliose tracce archeologiche sulle pietre della zona, prima nascoste.

Dopo questo tratto ci siamo trovati in un punto dove bisognava attraversare un ruscello e un dirupo, e il sentiero che dovevamo percorrere era invaso dai rovi. Bastoni alla mano, i due uomini del gruppo si sono generosamente prodigati per aprire la strada. Mi hanno fatto pensare al principe azzurro de La bella addormentata nel bosco: il maschile che per riunificarsi al suo femminile deve superare la foresta di rovi – il 3° chakra è maschile! Morale della favola: abbiamo raggiunto Giulianello e il pranzo alle 15. Per grazia divina lì Tonino e Simona (Osteria Dal Contadino) ci hanno rifocillati per benino: minestra con fagioli, pecorino e cipolla fresca grattuggiata, salsiccia e friggitelli, tutto delizioso e cucinato ad arte!

Alle 16.30 ci siamo rimessi in cammino; il resto del viaggio è stato fluido. Sulla strada verso Cori abbiamo sperimentato una pratica di connessione tra ombelichi; ci ha caricati, sostenuti e resi più agili e rapidi, tanto che alle 18.30 avevamo già raggiunto la destinazione!

Siamo stati ospiti della chiesa di San Francesco, un luogo meraviglioso in cui ci sono state riservate ben 3 stanze, 2 bagni e 5 letti, più stendino, acqua, vino e vista panoramica mozzafiato! D’altronde il senso collegato al 3° chakra è proprio la vista!

4° giorno, 4° chakra (Anahata, chakra del cuore, il non colpito) – 03/09/2012, da Cori a Sermoneta (LT).

LoveWalk 8

Oggi giornata strana. Stanotte ho fatto un sogno surreale, in cui Sandro ed io avevamo due corpi totalmente diversi da quelli reali e davamo un’enorme festa in una villa immensa; sembrava essere una ricorrenza annuale. Io ero del tutto distaccata da qualsiasi faccenda materiale, camminavo a 10 cm da terra, come si suol dire. Entrambi eravamo leggeri e spensierati. Quando mi sono svegliata avevo una sensazione indecifrabile, molto particolare: tra lo smarrito e lo stupito, il ricordo di un’esperienza fresca e vivida, gioiosa e libera.

Poi invece ho trascorso la giornata in uno spazio completamente differente: avevo voglia di solitudine e silenzio, ero riflessiva e presa nella morsa di questa terribile gelosia che mi possiede talvolta. È assurdo perché penso che o si è gelosi, per carattere, oppure no; io invece per 363 giorni all’anno non vengo neanche sfiorata da questo stato, ma per i restanti 2 giorni sono letteralmente rapita da questa condizione e la sperimento a intensità incredibili! Bha…

Ho preferito starmene il più possibile a contatto con me stessa, evitando accuratamente di proiettare tutto ciò nelle relazioni – sarebbe stato inutile e dannoso. A proposito di 4° chakra, forse vivo un senso di separazione dagli altri, ed è da questo che scaturisce la gelosia: divento gelosa perché penso di non poter partecipare – pensiero conosciuto tante volte da bambina. Avrebbe senso, anche perché il 4° chakra è collegato anche all’identità sociale.

Mi è venuto spontaneo evitare pratiche mirate. Razionalizzando ho capito che per me effettivamente la connessione con il cuore ha due caratteristiche principali: il silenzio e l’essere, lo stare contrapposto al fare. Ho seguito questa mia linea; in fondo le azioni più di cuore sono proprio le più semplici, e indicibili.

5° giorno, 5° chakra (Visuddha, chakra della gola, la purificazione) – 04/09/2012, da Sermoneta a Priverno (LT).

LoveWalk 9

Terrificante! Se prendo in considerazione l’intero percorso, devo ammettere che i miei chakra stanno raggiungendo la cosiddetta ultima spiaggia!! Non ne ho trovato neanche uno in salute, finora; tutti devastati, sfiancati, zoppicanti. Oggi, a proposito di benessere psico-fisico-spirituale, ho raggiunto l’apice della mia oscurità interiore: saranno stati la pioggia e il vento incessanti che ci è toccato affrontare, sarà stato l’affondo perenne dei piedi nel fango della Via Antignana, sarà stata la zeppa che si formava sotto le suole rendendo ogni gamba pesante il doppio, fatto sta che il mio senso di malessere e solitudine ha conosciuto picchi estremi. Dulcis in fundo, tutte le mie buone intenzioni di non proiettare i pensieri negativi sulle persone sono andati a farsi benedire ed ho ricordato che sono una potenziale assassina!Fortuna che ci sono orde di psichiatri che sostengono che più siamo consapevoli della nostra forza omicida, meno siamo pericolosi (e viceversa: più pensiamo che non potremmo mai uccidere, più siamo fuori controllo) – le ultime frontiere del delirio, sigh… Stendiamo un velo pietoso.
In ogni caso, in questo frangente ho realizzato che o parlavo di ciò che mi pesava sul cuore, oppure si sarebbe scatenato dentro di me un vulcano dalle conseguenze imprevedibili. Così ho attivato il 5° chakra e mi sono espressa nella mia autenticità, rivelando coraggiosamente la mia fragilità e portando allo scoperto uno dei mostri che mi ha causato più dolore negli anni passati. All’inizio ho sperimentato la mia debolezza, la paura di essere in pericolo, ma col passare delle ore mi è risultato chiaro che per attivare un processo di purificazione (è questo che si fa nel 5° chakra) l’unica via è l’onesta esternazione della verità che si custodisce – è un primo passo, da cui poi bisogna andare avanti, ma senza di esso si mente a se stessi e agli altri, e nessuna reale trasmutazione può avere luogo. Le maschere e le sovrastrutture ci proteggono finché non siamo abbastanza forti e stabili da sostenere l’impeto della realtà; quando arriva questo sacro momento, tuttavia, esso va onorato e attraversato con nobiltà d’animo, altrimenti si viaggia solo sullo strato più superficiale (e meno interessante!) dell’esistenza.
Oltre all’inferno che mi tocca fronteggiare interiormente, anche il corpo sta lanciando un grido – e non solo il mio! Quattro di noi sono letteralmente a pezzi, tanto che domani ci toccherà percorrere l’ultima tappa del cammino in autobus – meglio rinunciare umilmente a completare il percorso a piedi che rischiare di farsi seriamente male a qualche tendine o osso! Anche questo è un messaggio del 5° chakra (corpo fisico), che ci ricorda i nostri limiti, l’importanza della qualità delle esperienze e dell’espressione del meglio di sè. Responsabilità: abilità a rispondere. Rispondendo abilmente a questo input sottile riceveremo il vigore necessario a proseguire nel nostro cammino, passo dopo passo.

6° giorno, 6° chakra (Ajna, il terzo occhio) – 05/09/2012, da Priverno a Terracina (LT).

LoveWalk 10

Oggi, come previsto, non ero in condizione di camminare a causa di un fortissimo dolore ai legamenti crociati; così mi sono unita a Carla, Gigi e Alessandra e abbiamo percorso l’ultimo pezzo di strada in autobus, mentre Sandro e Bozena hanno proseguito a piedi. Il 6° chakra mi rammenta quanto è preziosa la mia capacità di concentrarmi, di viaggiare fermamente raccolta in un punto, come un fiume che procede solo all’interno del suo letto. Anche se so che in momenti come questo agli altri posso sembrare distante, misteriosa, indecifrabile, per me è un passaggio indispensabile per mantenermi lucida e uscire dal flusso di pensieri distorti.

Altra rimembranza di Ajna: la potenza della preghiera. Nei casi disperati essa salva, orienta la mente verso la luce. Io prego spesso, per gratitudine o per darmi una direzione, ma come si percepisce la forza creativa della preghiera quando si è disperati è impareggiabile, assolutamente convincente!

7° giorno, 7° chakra (Sahasrara, il loto dai mille petali) – 06/09/2012, Terracina (LT), tempio di Giove Anxur.

LoveWalk 11

Tutto si è concluso per il meglio. Stamattina Sandro ed io abbiamo parlato ampiamente, per tirare le fila del cammino, per valutare insieme l’intera settimana, scambiandoci impressioni e riflessioni. È stata una conversazione molto feconda. Imprevedibilmente il clima ci ha graziati, per l’ennesima volta in questo viaggio, con una piacevole giornata: mattinata al mare a riposare e godere del relax, pomeriggio al tempio di Giove Anxur, per concludere il nostro ciclo con le pratiche per il 7° chakra.

Abbiamo consultato l’oracolo attraverso la pietra oracolare che c’è lì; ho suggerito di chiedere qual è stato il proprio ruolo all’interno del gruppo in questo cammino. Mi è sembrato che tutti abbiano avuto un momento di raccoglimento e connessione profondi e facili. Al termine, ognuno ha detto al gruppo quale responso aveva ricevuto; è subito stato più chiaro per tutti quali erano i vari contributi personali alla collettività. È stato, da parte mia, un modo semplice per richiamare l’attenzione sulla sfera comune, mettendo per qualche minuto da parte quella individuale.

LoveWalk 12

Dopo, ha piovigginato un po’, così Sandro ed io abbiamo avuto a disposizione la sincronicità perfetta per fare il nostro rituale di conclusione di coppia – due strani sacerdoti, o stregoni, o maghi del 2012! È stato emozionante e gioioso; ho vissuto attimi di perfetta connessione col mio ruolo “cosmico” – suona tutto terribilmente new age, lo so, ma è l’inconveniente dell’uso delle parole: a volte non ce ne sono di veramente adatte!

Assieme alla pioggia sono arrivati cieli mozzafiato, e uno spettacolare tramonto ha definitivamente suggellato il termine de Il Cammino dell’Amore 2012.

Ognuno ha avuto la sua esperienza, quella che inconsciamente cercava forse, di sicuro quella di cui aveva profondamente bisogno per crescere. Assieme ci siamo resi conto che la magia del pellegrinaggio è estremamente impalpabile, indescrivibile, difficilissima da trasmettere con un racconto; eppure mette in moto dei cambiamenti e delle prese di coscienza interiori portentosi! Calpestare la terra, battervi sopra musica coi propri passi; respirare alberi, cieli e colori; sentirsi un tutt’uno con le altre persone, assieme alle quali si crea un’orchestra, un’anima unica… sono esperienze semplici ma essenziali, ancestrali, che riportano all’origine dell’essere Umani.

Ilaria Cusano e Sandro Pravisani

Gli Artigiani dell’Amore

Il racconto fa parte dell’iniziativa “Turisti per scelta…(green)

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