Isole Baleari: l’hippy nudo di Formentera

Già nota ai tempi dei romani, fu resa immortale dal celebre romanziere e sognatore Jules Verne che la citò in una delle sue opere, ma divenne famosa ai più solamente nei primi anni Sessanta quando una marea di giovani hippie la scelsero come meta dove vivere liberamente secondo i propri ideali.

Cercavo una via di fuga dal caldo opprimente della città e dai suoi ritmi frenetici, volevo solamente un post o tranquillo dove rilassarmi ascoltando reggae in pace sulla sabbia, magari con una birra gelata in mano ed un mare cristallino davanti. Ma soprattutto lo cercavo vicino e low cost e la risposta cadde su quello che, a detta di molti, è l’ultimo paradiso rimasto del Mediterraneo: L‘isola di Formentera.

Già nota ai tempi dei romani, fu resa immortale dal celebre romanziere e sognatore Jules Verne che la citò in una delle sue opere, ma divenne famosa ai più solamente nei primi anni Sessanta quando una marea di giovani hippie la scelsero come meta dove vivere liberamente secondo i propri ideali.

Sdraiato su una bianca spiaggia di finissima arena constatavo ,con incredulo stupore, quanto ciò che mi era stato detto sulla pratica del nudismo in quest’area fosse vero. Intere famiglie con bambini al seguito, due ragazzi, una coppia di anziani signori e uno strano figuro barbuto sulla sessantina con un buffo cappellino pieno di piume e macchie colorate sembravano tutti in armonia e a loro agio, così come Madre Natura li aveva fatti. Praticamente l’unico ad indossare il costume ero io! Verso sera, dopo essermi rinfrescato nelle magnifiche acque turchesi di questa perla delle Baleari, ripresi la bicicletta in direzione del mio alloggio. Rimasi totalmente incantato nell’ammirare la calda luce arancio del tramonto specchiarsi nelle acque delimitate delle saline che circondano la zona.

tramonto formentera

Il giorno seguente mi alzai di ottimo umore, l’aria del mattino era fresca e frizzante e decisi di prendere la mia bicicletta per esplorare l’isola. Mi ritrovai, così, per le strade di San Francesc, capoluogo e centro amministrativo dell’isola, quando le colorate bancarelle di un mercatino artigianale richiamarono la mia attenzione. Posai la bici e cominciai a perdermi tra splendidi gioielli di perline fatti a mano, bambole di pezza, prodotti agricoli locali e cianfrusaglie per turisti. Poco distante una giovane band riempiva l’aria con splendide note jazz allegre e rilassate. Mentre mi godevo quell’atmosfera di festa che si diffondeva ovunque notai, in un angolo, lo strano figuro barbuto della spiaggia, stavolta vestito con una camicia rossa, pantaloncini chiari di jeans e lo stesso inconfondibile cappellino, intento a riempire un’enorme tela appesa al muro con colori psichedelici. Pensai che, dato il numero di opere vendute in quel mattino, riuscisse a vivere tranquillamente della propria arte.

barche

Trascorsi il resto del pomeriggio a Calò des Morts, in una romantica quanto selvaggia caletta a godermi ancora un po’ di sole e di mare. Decisi di guardare la “puesta del sol” vicino al vecchio faro, a Cap de Barbaria, tappa obbligata per qualsiasi eco-turista. La scogliera diventa un teatro naturale con tutta la gente seduta ad ammirare uno spettacolo uguale da secoli, dove sole e mare sono gli attori principali, attori che affascinano e ti sanno lasciare senza parole ogni volta. Osservo la scena un po’ in disparte dal resto della folla, a farmi compagnia solo qualche totem di pietra fatto da altri prima di me e, poco più avanti, riconobbi nuovamente l’inconfondibile sagoma del cappellino ed una folta barba. C’era anche lui. Osservava estasiato lo spettacolo e appena il sole terminò la sua parte gettandosi nel mare, si alzò in piedi ed esplose in un fragoroso applauso che coinvolse tutti i presenti.

faro formentera

Tornai a casa distrutto, pedalare e nuotare sono attività faticose, così andai a letto subito. Prima di addormentarmi mi chiesi come mai il destino si divertisse a scagliarmi sempre quell’uomo davanti ovunque andassi, mi ripromisi che se mai ci sarebbe stata una “prossima volta” gli avrei parlato. Poi crollai come un sasso.

Ultimo giorno su questa piccola ed incredibile isola, domani partirò per tornare alla mia monotona e banale realtà cittadina“. Questo stavo pensando al tavolino di una locanda chiamata “Miramar” sull’altipiano della Mola, mentre aspettavo la mia birra. Davanti a me un panorama mozzafiato con l’isola che si estende sinuosa ai tuoi piedi, le lunghissime spiagge bianche che le corrono lungo i fianchi, l’acqua cristallina che la accarezza dolcemente, il faro sullo sfondo che osserva impassibile e severo il trascorrere del tempo. Ne rimasi talmente affascinato che pensai quasi seriamente di trasferirmi lì. La mia birra arrivò e, approfittando della situazione, chiesi al cameriere quale fosse la sua spiaggia preferita.

acque limpide

Rifletté qualche istante poi disse con sicurezza “Cala Saona, Amigo!” Mi salutò e tornò alle sue faccende lasciandomi solo con il mio drink. Una volta finito presi la bicicletta e attraversai l’isola lentamente, deciso a godermi quei momenti di tranquillità il più a lungo possibile. Superai il vecchio mulino a vento di La Mola, eretto nel 1778 ed in perfetto stato di conservazione, superai tre vecchiette che bevevano il the nel porticato fiorito delle tipiche case rurali, superai pigri greggi di pecore strette l’una all’altra sotto l’ombra di un fico centenario, respirando a pieni polmoni l’essenza di una vita semplice e genuina in tutta la sua intensità.

Giunsi accaldato a Cala Saona, nota per essere la cala naturale di sabbia più grande di Formentera, e mi gettai immediatamente nelle sue accoglienti e rinfrescanti acque smeraldine. Mi addormentai sfinito sulla spiaggia di quello che può tranquillamente rientrare nella definizione di: “Paesaggio da cartolina”. Al mio risveglio vidi un piccolo chiringuitos abbarbicato su un lato della scogliera, in posizione dominante, con una splendida vista su tutta la cala. Mi arrampicai per la ripida stradina e, quando arrivai in cima, rimasi incredulo nel vedere nuovamente l’individuo barbuto sulla sessantina, con il suo immancabile cappello, che si godeva sereno un sensazionale panorama dall’alto. Mi feci coraggio e ordinai due Hierbas, delizioso liquore locale a base di erbe, deciso a rompere il ghiaccio.

hippy

“Buongiorno, gradisce uno Hierbas?” domandai.

“Oh … ma certo. Grazie!” rispose lui in maniera amichevole

“Di nulla. Splendida giornata oggi , non trova?”

“Come sempre da queste parti!”disse sorridendo.

Non avendo nulla da obiettare a quella affermazione, chiesi:

A: ” Da quanto tempo vive qui?”

B: ” Da quando questo posto era davvero un paradiso. Nel 68, quando io e altri amici arrivammo su quest’isola, le spiagge erano ancora selvagge, le acque incontaminate e gli isolani ci accolsero con entusiasmo. Eravamo giovani e ci adattammo subito alle tradizioni del luogo, la vita semplice di queste parti era tutto ciò che volevamo, in perfetta armonia con la natura, tutti giravamo in bicicletta e non esisteva ancora il turismo di massa. Bei tempi … Ora tra motorini e locali notturni non c’è più un attimo di pace.”

Lo disse in tono rassegnato. Poi bevve il suo liquore e mi salutò, scese in spiaggia, si tolse i vestiti e si tuffò in mare.

Provai un senso di rispetto per quell’uomo che aveva deciso di vivere in un posto da sogno facendo solo ciò che desiderava. Pensai che tutti dovrebbero vivere così. Non come me, incastrato in una città ostile e grigia a fare tutte le mattine un lavoro che neanche mi piace.

Pensai che forse aveva ragione lui.

L’hippie nudo di Formentera.

Marco “ChitoZz” Tucci

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