Eco Camp estivi per ragazzi: trekking, raccolta delle melanzane o salvaguardia delle tartarughe?

Campi estivi all'insegna del green. Si va dall'osservazione della lontra nell'oasi del Gran Sasso, alla bonifica dei territori confiscati alla mafia nella locride, passando per una sessione di snorkling nel mar Tirreno fino a ritrovarsi in una fattoria umbra a zappare l'orto e a imparare tutto sull'arte della coltivazione biologica. Finita la scuola, noia e spossatezza alla mano, è tempo di aprire il catalogo delle offerte per le vacanze estive riservate ai ragazzi.

Campi estivi all’insegna del green. Si va dall’osservazione della lontra nell’oasi del Gran Sasso, alla bonifica dei territori confiscati alla mafia nella locride, passando per una sessione di snorkling nel mar Tirreno fino a ritrovarsi in una fattoria umbra a zappare l’orto e a imparare tutto sull’arte della coltivazione biologica. Finita la scuola, noia e spossatezza alla mano, è tempo di aprire il catalogo delle offerte per le vacanze estive riservate ai ragazzi.

E quest’anno, il panorama delle occasioni green si presenta più ricco che mai. La durata dei soggiorni varia da una settimana a dieci giorni e in genere non raggiunge mai cifre proibitive: si va dal semplice costo del biglietto del treno per raggiungere la meta, ai 300 euro per una vacanza in compagnia degli asini, fino ai 600 euro per una settimana di corso di vela in Sardegna.

L’immaginario di riferimento in questo caso non prevede sdraio con cocktail in mano, bensì l’immersione nella natura, nella società e nelle problematiche del nostro tempo. Le proposte vengono dalle principali organizzazioni ambientaliste italiane come WWF e Legambiente che da sempre offrono un panorama di campi estivi per ragazzi distribuiti su quasi tutto il territorio nazionale; ma anche da Libera, l’associazione impegnata nel riscatto dei territori confiscati alla mafia e l’associazione WWOOF che in Italia ha una sua rete di cascine e fattorie di riferimento sulle quali far affidamento. Non mancano poi le proposte locali che dagli Appennini tosco-emiliano alle Madonie propongono soggiorni per ragazzi orientati all’educazione ambientale.

Per partire basta avere almeno 7 anni. Questa è l’età minima prevista dai campi per bambini del Wwf: Saint Barthelemy a guardare le stelle, l’altopiano di Vezzena in mountain bike o in Campania a fare formaggio e pasta. A partire dai 15 anni si può invece accedere ai campi di volontariato di Legambiente organizzati sia in Italia sia all’Estero (ma solo se si hanno già 16 anni). Ripristino di aree boschive, monitoraggio del territorio e dei turisti e corsi di educazione ambientale tenuti da esperti operatori del settore ambientale sono alcune delle attività che vedono il coinvolgimento dei ragazzi per 6 ore al giorno. Il resto è dedicato a godere le meraviglie dei luoghi in cui i campi sono ospitati: dalle isole come Filicudi e Favignana alle spiagge di Gallipoli e San Rossore, passando per i borghi di Noli e Finale Ligure fino alle punte delle Dolomiti.

campi estivi

Volontari sono anche i candidati ai campi di Libera, l’associazione alla cui nascita anche Legambiente ha contribuito, che apre le porte delle case e delle aree confiscate alla mafia per far entrare giovani ragazzi che hanno voglia di agire e dare una dimostrazione concreta di partecipazione e di cittadinanza attiva. Si può accedere singolarmente, compilando il modulo on line e scegliendo tra le mete a disposizione oppure in gruppo tramite un contatto diretto tra l’organizzazione della piccola comunità di volontari e il luogo desiderato per verificare la disponibilità di tempo e spazio. Il costo prevede una tariffa standard di 20 euro al giorno.

Matteo, che nel 2011 ha partecipato al campo estivo nella comunità di Santa Caterina a Castellamare di Stabia, scrive nel suo diario pubblicato on line: “il palazzo in cui ci troviamo non è più alto dei vicini, non si nasconde, anzi cerca di stabilire un contatto con la miriade di persone che abitano il quartiere sgomitando l’una con l’altra. Mi viene da pensare che la Camorra qui si tenga stretta l’esistenza delle persone, le guardi in faccia tutti i giorni, le senta cantare sotto la doccia e così facendo si proponga di rispondere ai bisogni più immediati e quotidiani. Il boss entra nelle case altrui, ma anche, e forse soprattutto, si preoccupa di fare entrare gli altri in casa propria avvicinandole alle risposte che cercano.” Non una cartolina dalla spiaggia all’ora del tramonto ma una fotografia profonda e ravvicinata del fenomeno delle mafie, lì dove accadono e si radicano.

Oltremodo ravvicinato ma alla scoperta di ben altre verità è l’approccio proposto dall’associazione WWOOF, acronimo di World Wide Opportunities on Organic Farms, una rete internazionale che coinvolge contadini impegnati in coltivazioni di tipo biologico e biodinamico. Ne fanno parte grandi aziende agricole e piccole unità familiari che coltivano per l’autosufficienza domestica. Il principio che li muove è identico: accogliere persone aperte a imparare l’arte agricola, aiutare, dare una mano, infilare le mani nella terra e sporcarsi di fango per qualche giorno. Non si accettano perditempo e vacanzieri squattrinati che pensano di risolvere in questo modo le ferie. La quota di partecipazione comprende le spese assicurative mentre quelle di vitto e alloggio sono a carico dell’ospitante. Il regolamento interno tuttavia parla chiaro: chi partecipa deve aderire al principio di mutuo ascolto, aiuto e solidarietà. Di contro, l’esperienza umana può essere ricca e formativa, specie se si ha intenzione di dare una svolta alla propria vita e imparare un nuovo mestiere o un nuovo stile di vita. Tra le aziende si va dai produttori di frutta, verdura, miele, formaggio, piante officinali, marmellate, sapone, vino… e ognuna di queste realtà raccoglie un emisfero di conoscenza inedita. Come dice Serena Carta, woofer entusiasta, nel suo blog, di ritorno da tre settimane nel nord dell’Irlanda ospite di una famiglia: “è meglio precisare subito che il Wwoof non è una vacanza qualunque e che tocca lavorare tutto il dì per “guadagnarsi la pagnotta“? (Ma d’altra parte lo si fa volentieri perché le fatiche sono divise tra tutti, ciascuno ha il proprio compito e solo così si può mandare avanti una fattoria; e poi i maiali mica conoscono i week end!)”.

Pamela Pelatelli

Leggi anche:

WWoof: lavoro in fattoria

Esperienze dirette: intervista a Stefano, Wwoofer italiano in Australia

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook