Uluru, gli aborigeni hanno vinto: niente più scalate sul monolite sacro

Alla fine gli aborigeni ce l’hanno fatta: Uluru, l’enorme monolite di arenaria nel cuore del "Red Centre" in Australia, considerato sacro per gli Anangu, non si potrà più scalare.

Alla fine gli aborigeni ce l’hanno fatta: Uluru, l’enorme monolite di arenaria nel cuore del “Red Centre” in Australia, considerato sacro per gli Anangu, non si potrà più scalare.

Dal 26 ottobre stop alle scalate dell’ex Ayers Rock. A stabilirlo è stato il consiglio del Parco nazionale Uluru-Kata Tjuta dopo un lungo dibattito iniziato nel lontano 2010, anche se il possibile stop era stato deciso un anno e mezzo fa.

Come sappiamo Uluru è sacro per gli aborigeni che da anni chiedono ai visitatori di non arrampicarsi e di non scalare il monolite australiano.

“Abbiamo la responsabilità di insegnare ai visitatori a salvaguardare la nostra terra. La salita può essere pericolosa. Troppe persone sono morte nel tentativo di scalare Uluru. Molti altri sono rimasti feriti durante l’arrampicata. Proviamo grande tristezza quando una persona muore o è ferita nella nostra terra. Ci preoccupiamo per te e ci preoccupiamo per la tua famiglia. La nostra legge tradizionale ci insegna il modo corretto di comportarci”, si legge sul sito del parco.

E ancora:

“Per noi, quella che stai scalando è una cosa sacra, non dovresti arrampicarti”.

Senza tralasciare che tutto il sito è pieno di cartelli che recitano:

“Noi, i proprietari tradizionali Anangu, abbiamo da dirvi questo. Uluru è sacra nella nostra storia, un luogo di grande cultura. Sotto la nostra legge tradizionale, scalarla non è permesso. Questa è la nostra casa. Per favore non salite”.

uluru

Uluru, tra miti e leggende

Scoperto nel 1872 dall’esploratore britannico Ernest Giles, il monolite è un luogo sacro per gli Anangu perché legato a tanti miti tra cui quello di Tatji, la Lucertola rossa che viveva nelle pianure. Secondo la leggenda Tatji giunse a Uluru e qui lanciò il kali (boomerang), che si piantò nella roccia. Tatji scavò la terra alla ricerca del suo kali, lasciando numerosi buchi rotondi sulla superficie della roccia. Questa parte della storia giustificherebbe alcuni insoliti fenomeni di corrosione sulla superficie di Uluru. Non essendo riuscito a trovare il suo kali, Tatji morì in una caverna e i grossi macigni che vi si trovano oggi sarebbero i resti del suo corpo.

Uluru è alto 348 metri e questa è la seconda vittoria degli aborigeni. La prima, era stata quella di ripristinare il vero nome del monolite che, nel corso degli anni, era diventato all’inglese Ayers Rock. Adesso, viene riconosciuto lo status di montagna sacra, uno status che era stato bistrattato nel tempo per via di un turismo sfrenato.

La chiusura del sito Unesco coinciderà con il 34esimo anniversario della riconsegna di Uluru ai nativi. Una buona notizia per gli aborigeni, ma in generale per tutti perché dal 1940 sono state 37 le vittime del monolite, senza dimenticare che il sito si stava trasformando in una discarica abusiva di rifiuti.

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Dominella Trunfio

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