Da Viterbo ad Acquapendente: il mio itinerario lungo la Via Francigena nella Tuscia

Itinerario nella Tuscia e alcune tappe della Via Francigena.

Borghi medioevali, rocche e bellezze naturali ben preservate: il crowdfunding fatto per porre una segnaletica adeguata sulla Via Francigena, divenuta ora a pieno titolo una ciclovia, mi ha fatto tornare alla mente un percorso che ho fatto tanto tempo fa in poco più di un paio di giorni. Soprattutto a piedi.

Il paesaggio è quello della Tuscia, intenso e antico, l’area geografica che coincide quasi interamente con la provincia di Viterbo nell’Alto Lazio. A nord di Roma, a sud della Toscana, tra il Tirreno e l’Umbria, questa zona è sempre stata snodo di passaggio tra quanti attraversavano l’Italia da nord a sud. E i pellegrini – ma anche i briganti! – che la percorrevano, da oltralpe fino a Roma sede del Papato, hanno contribuito a fare della Tuscia un luogo ricco di tradizioni e opere d’arte.

Per cui fagotto in spalle e scarpe comode, non ci restava altro che partire, io e Mister F, come moderni viandanti, alla volta della Tuscia.

L’itinerario lungo la Via Francigena

Viterbo – Parco dei Mostri di Bomarzo – Montefiascone – Civita di Bagnoregio – Gradoli – Acquapendente

La nostra prima tappa è Viterbo, che ancora oggi parla del suo illustre passato. Possiede ancora le antiche mura e numerose case medievali, piazze e scorci pittoreschi, soprattutto nei quartieri di San Pellegrino e di Piano Scarano. I pellegrini che si recavano a Roma, lungo la Via Francigena, hanno contribuito dal Medioevo in poi a far della città il centro storico, amministrativo ed economico della Tuscia e i suoi monumenti, ora, lo testimoniano. Il Palazzo Papale, per esempio, costruito per accogliere la corte pontificia (e dove, pare, abbia avuto origine la parola “conclave“), e la Rocca Albornoz, oggi sede del Museo nazionale, la chiesa di Santa Maria della Verità con l’adiacente Museo Civico e la Chiesa di Sant’Andrea, il complesso di Santa Maria in Gradi e le tante fontane. Poco distante dal centro abitato, sull’antica Cassia, c’è quello che rimane di antichi stabilimenti termali, famosi fin dagli Etruschi. La sorgente termale più importante è senz’altro quella del Bullicame, oggi sede dell’Orto Botanico.

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Nel pomeriggio non possiamo non andare al Sacro bosco, meglio noto Parco dei Mostri di Bomarzo, in provincia di Viterbo. Qui c’è da sbalordirsi: la casa pendente, la testa di Glauco il pescatore diventato Dio marino dopo aver mangiato un’erba magica, ninfe marine e un teatro a ricordare la tragedia e la commedia della vita. Ci ritroviamo in una sorta di itinerario fantasy in cui allegorie mitologiche si alternano a sculture fantastiche e grottesche. Il parco è frutto della mente di Vicino Orsini, condottiero al servizio dello Stato Pontificio, che, di ritorno dalle guerre, fece posare nella valle sottostante il castello, una serie di sculture fantasiose. La leggenda racconta che alla morte di sua moglie Giulia Farnese fece costruire nel parco, in sua memoria, un piccolo tempio dove i sacerdoti della zona avrebbero dovuto commemorarla durante le messe.

Il giorno dopo è la volta di Montefiascone, dove è ancora tangibile la presenza costante dei Papi, come nel caso del rimaneggiamento da parte di Urbano IV della chiesa di San Flaviano che sorge proprio lungo la Via Francigena. Nella parte più alta del paese, accanto alla rocca, si trova la Cattedrale la cui cupola è fra le più grandi d’Italia.

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Facciamo il pieno di un ottimo vinello e ci dirigiamo a Civita di Bagnoregio, dove pare che il tempo si sia fermato. L’antico borgo sorge su una rupe tufacea, in perenne rischio di sfaldamento, e per questo è possibile accedervi solo a piedi, lungo un ponte un tempo fatto di corde. La mancanza di auto e un silenzio che sovrasta tutta la vallata fanno il resto. In questo che sembra un tranquillo paese si sono intrecciate nei secoli molte sorti diverse. Oggi è un paese abitato da artisti e artigiani che cercano di strappare il bellissimo borgo allo scorrere inesorabile del tempo.

Risalendo la Via Francigena da Viterbo ad Acquapendente, ci fermiamo qualche ora nel paese di Gradoli, residenza estiva dei Farnese, fondatori dell’omonimo ducato. Una visita quindi al Palazzo Farnese, alla Collegiata di S. Maria Maddalena e all’adiacente Museo di Arte sacra.

E Aquapendente fu! Tra dominazione imperiale e Stato Pontificio, la cittadina ne ha viste delle belle ed è diventata snodo di passaggio per crociati e pellegrinaggi verso la Terra santa e la sede di una casa di Cavalieri Templari.

Sul poggio ‘del massaro’ a nord ovest dal centro c’è il monastero di clausura di Santa Chiara. L’antica fortezza medioevale ospita l’ordine delle Clarisse fin dal 1333: le suore si dedicano al ricamo e a confezionare ostie. Mentre dalla parte opposta, sul versante sud, sorge il Convento dei padri Cappuccini e la chicca è che la strada che porta al convento è lastricata con pietre di Bagnoregio e con le sue tappe rappresenta la via Crucis.

Chicche e consigli: Gradoli è famosa soprattutto per la Festa degli Incappucciati che si tiene ogni giovedì grasso. I sessanta membri della Confraternita del Purgatorio girano incappucciati per le strade del paese per raccogliere offerte di ogni genere. Con il ricavato, il mercoledì delle Ceneri si organizza un pranzo per tantissime persone. E il menù non varia da cinque secoli.

Ad Acquapendente ci si può perdere in itinerari inusuali, come quello che illustra le piante che crescono in città, impresso su antiche maioliche nella piazzetta del Rigombo, oppure prendendo parte alle escursioni naturalistiche nella vicina riserva di Monte Rufeno. Qui le informazioni.

Alla prossima

Germana

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