Trekking sul Pollino: 2 itinerari per camminare tra gli alberi monumentali del parco nazionale più grande d’Italia

Grazie all'APT Basilicata e Ivy Tour abbiamo avuto l'occasione di percorrere due sentieri tra i più evocativi del Parco Nazionale del Pollino avvolti dalla maestosità degli alberi più antichi d'Europa

Il Parco Nazionale del Pollino

Il Parco Nazionale Pollino è il più grande parco nazionale d’Italia: si estende per una superficie di oltre 1900 chilometri quadrati tra due regioni –  Basilicata e Calabria – e si erge come un baluardo naturale di straordinaria bellezza incastonato tra due mari. Le sue vette maestose sono un invito irresistibile per gli appassionati di trekking, offrendo una molteplicità di percorsi e di paesaggi che si snodano tra antiche faggete, pinete solitarie e orizzonti sconfinati in grado di sfidare e deliziare escursionisti di tutti i livelli.

Ospiti dell’APT Basilicata e degli amici di Ivy Tour,  abbiamo avuto la fortuna di percorrere due itinerari particolarmente adatti per chi cerca un’esperienza diversa dai caratteristici paesaggi alpini, alla scoperta della biodiversità unica degli appennini che solo in rari casi raggiungono queste altezze creando condizioni peculiari per la crescita di alberi e piante che vale la pena soffermarsi ad ammirare. In particolar modo sul massiccio del Pollino, nel cuore del Parco, con vette che superano i 2000 metri come Serra del Prete o Serra Dolcedorme, la cima più alta dell’Appennino meridionale e dell’intero Sud d’Italia (Etna escluso) con i suoi 2.267 metri. Nel parco sono presenti, inoltre altri massicci al di là di quello più conosciuto del Pollino, come ad esempio i Monti dell’Orsomarso in Calabria che, pur non superando i 2000 metri, presentano versanti altrettanto belli e selvaggi con montagne che si affacciano a picco fin sul Tirreno.

Data la sua estensione ed essendo una delle aree protette più grandi d’Europa, è un parco molto vario di paesaggi e ambienti: si va alle estese foreste dei pendii più dolci del versante settentrionale del massiccio del Pollino, molto più piovoso, ai versanti meridionali molto più aspri e selvaggi, con pareti rocciose,  ripidi canaloni e un clima più asciutto. Ad accumunare le varie montagne, però,  i vastissimi orizzonti che si possono ammirare dalle rispettive vette, molte delle quali offrono la possibilità di scorgere entrambi i mari, soprattutto in condizioni di luce molto tersa. Ma anche un minimo comun denominatore esclusivo: è in queste montagne, infatti, che si ergono maestosi alberi secolari, alcuni dei quali anche millenari, veri e propri monumenti vegetali su cui è possibile leggervi sopra la storia e l’evoluzione di questi luoghi. A partire proprio dal pino loricato, essendo questo parco l’unica zona al mondo dove è stata registrata una presenza così fitta ed estesa, tanto da diventare il simbolo stesso del Pollino. In realtà questa specie arborea è presente anche in alcune zone dei Balcani dove però cresce in maniera frammentata e solo in piccoli nuclei.

Il Pollino fa da scrigno anche anche a una delle 5 faggete vetuste tutte italiane inserite a luglio del 2017 nella lista UNESCO dei patrimoni naturali dell’Umanità insieme alle foreste di faggi centenari europee già presenti tra i siti protetti. Proprio qui, a Cozzo Ferriero e nel Giardino degli Dei, siamo stati accompagnati in due escursioni che lasciano davvero il segno, meraviglia per gli occhi e lo spirito.

Cozzo Ferriero e le faggete vetuste Patrimonio Unesco

faggete

@SimonaFalasca/GreenMe

Il percorso che parte dal Rifugio Fasanelli offre un viaggio affascinante tra le faggete vetuste di cozzo Ferriero e di Coppola di Paola, una delle foreste più intatte e spettacolari d’Italia. Il sentiero, segnalato da poco più di un anno regala l’emozione di camminare tra alberi secolari, che raccontano storie antiche con la loro presenza silente, ma anche di ammirare man mano che si sale, come cambia la loro forma e il caratteristico sottobosco che solo i faggi sanno creare. Accentratori di luce e di spazi questi alberi permettono solo a determinate specie vegetali, in prevalenza muschi e licheni, di trovare le condizioni ideali per crescere dando vita così a quell’atmosfera da fiaba propria di questo tipo di foreste.

biodiversità faggete

La cosa che maggiormente salta agli occhi in questo itinerario, che in alcuni tratti diventa anche un po’ impervio, è lo stacco evidente che si ha appena si entra nella zona della foresta vetusta con esemplari di faggi maestosi ( superano i 600 anni nella faggeta vetusta del Pollinello!) e che, rimasti inaccessibili per secoli, hanno conservato tutte le loro diversità sia nella forma che nella circonferenza dei vari alberi, al contrario del primo tratto di foresta che gestita dall’uomo, presenta tutti esemplari simili che si alternano con quelli più giovani.

faggeta vetusta

@SimonaFalasca/GreenMe.it

Con una quota di partenza di 1350 metri si snoda lentamente verso l’alto, raggiungendo la vetta di Cozzo Ferriero) a 1800 metri. La salita, con un dislivello di 450 metri distribuiti su 9 km, offre panorami mozzafiato che, in giornate particolarmente chiare, regalano viste fino alle Isole Eolie.

Info tecniche e raccomandazioni:

itinerario_cozzo ferriero

@FATMAPSimonaFalasca/GreenMe

  • Quota di partenza: 1350
  • Quota di arrivo: 1800
  • Dislivello: 450 metri
  • Distanza: 9 km
  • Rifornimento idrico: Fontana di Pedarreto alla partenza
  • Tempo: 6 ore
  • Luoghi di interesse: Cozzo Ferriero

Sebbene recentemente segnalato, il sentiero non è ancora ben marcato e può presentare difficoltà. Si raccomanda quindi di affidarsi sempre ad una Guida specializzata del Parco per garantire una piena sicurezza durante l’escursione. E non dimenticate di portare con voi l’acqua, dato che non ci sono punti di rifornimento lungo il percorso.

Nel Giardino degli Dei, al cospetto di sua maestà il Pino loricato

percorso giardino degli dei

@FatMapSimonaFalasca/GreenMe

Il Giardino degli Dei rappresenta una delle esperienze trekking più profonde e magiche del Parco del Pollino. Il sentiero, che serpeggia inizialmente tra faggi centenari e scorci panoramici mozzafiato, culmina nella scoperta del regale Pino loricato, simbolo indiscusso del Pollino. Questi alberi, con la loro corteccia grigia e contorta, sono custodi di storie millenarie, testimoni di epoche lontane e di una natura selvaggia e incontaminata.

Si tratta di un percorso quasi ad anello che ha come meta i Piani del Pollino e la Serra delle Ciavole,  nei pressi di Serra di Crispo. Una località di inestimabile valore naturalistico, storico e antropologico. In questa area del Parco, infatti, vi sono tra gli esemplari più vetusti, contorti e spettacolari di pino loricato dell’intera area protetta. Tronchi giganteschi brillano alla luce del giorno, testimoni del tempo, lento, delle intemperie alle quali sono sottoposti da centinaia di anni. Da qui il nome Giardino degli Dei.

L’itinerario si snoda a partire da Colle Impiso, la porta d’ingresso al settore nord-ovest del Pollino, posizionato proprio alle pendici della Serra del Prete. Immersi in una fitta faggeta, si segue lo sterrato che conduce al pianoro di Vaquarro.  Qui si potrà godere di una vista panoramica ineguagliabile della sagoma del Monte Pollino in tutta la sua maestosità che in questo periodo inizia a tingersi dei colori dell’autunno.

Pollino

Proseguendo la passeggiata, si attraversa il pianoro e si raggiungerete la pista forestale che conduce ai Piani di Pollino incrociando il Sentiero Italia . Lungo il percorso, avrete l’opportunità di costeggiare il torrente Frido in questo periodo però quasi completamente privo di acqua. Una caratteristica unica di questa zona sono le sue formazioni carsiche, frutto dell’azione combinata dell’acqua e dei ghiacciai sulle montagne calcaree del Pollino.

Questo luogo non è solo una meta di straordinaria bellezza naturale, ma anche un omaggio alle generazioni passate. Gli uomini che hanno vissuto e lavorato qui, proteggendo e curando i loro greggi, cavalli e vitelli, hanno lasciato un segno indelebile sul paesaggio. E mentre camminate, potreste persino avere la fortuna di vedere alcune delle mandrie che ancora oggi pascolano in queste zone.

@SimonaFalasca/Greenme.it

Il percorso continua attraverso i Piani, dove dopo una leggera salita, accompagnati dai barriti dei cervi si arriva ai “balconi”, accolti da due maestosi pini loricati soprannominati “i Gendarmi” e da una vista spettacolare dei Piani sottostanti.

Svolgono il ruolo di testimoni di epoche passate, di ere glaciali e di uomini che per anni hanno trascorso gran parte del loro tempo all’ombra di questi giganti della natura, guardando e difendendo il loro gregge e le loro mandrie di cavalli e vitelli tuttora visibili .

Il Pino Loricato: un gigante antico tra le vette del Sud Italia

Pini_loricati

I cosiddetti Gendarmi a “ingresso del Giardino degli Dei @SimonaFalasca

Il Pino Loricato (nome scientifico: Pinus heldreichii var. leucodermis) con la sua figura contorta e la sua corteccia distintiva, è il simbolo indiscusso del Parco Nazionale del Pollino e rappresenta uno dei gioielli botanici delle regioni montane del Sud Italia. Anche perché la sua presenza è limitata principalmente a questo territorio e in una piccola area della Bulgaria centrale. La distribuzione così limitata lo rende una specie particolarmente preziosa dal punto di vista ecologico e paesaggistico. Perché il Pino Loricato non è solo un albero: è un monumento vivente, un testimone antico delle innumerevoli stagioni e delle sfide climatiche che ha affrontato nel corso dei secoli. Nel Giardino degli Dei è possibile ammirare esemplari ultracentenari che si stagliano fieri e distanti l’uno dall’altro, ognuno con il proprio spazio vitale.

Il nome “Loricato” deriva dalla particolare corteccia dell’albero, che ricorda una lorica, la tipica armatura indossata dai soldati romani. Di colore chiaro, tendente al grigio-bianco,  questa corteccia si increspa con l’aumentare dell’età dell’albero: negli esemplari più longevi, ad esempio, è profondamente solcata e contribuisce a donare loro un aspetto antico e contorto.

pino loricato collage

pino loricato

Estremamente resistente, il pino loricato ha una notevole capacità di adattamento ai terreni poveri e rocciosi oltre che alle grandi altitudini, riesce a resistere anche ai  fulmini e continuare a crescere ferito, ma comunque vivo.  Su ciascuno di essi sono quindi visibili tutte le ferite della loro lunga esistenza ed è per questo che è diventato simbolo di resilienza e l’adattabilità della natura di fronte alle avversità

Italus: il pino loricato più longevo del mondo, il vero Patriarca del Pollino

Il più antico e probabilmente il più famoso pino loricato, balzato agli onori della cronaca qualche anno fa quando fu resa pubblica la sua datazione ufficiale è Italus, con i suoi oltre 1200 anni di vita. Si erge in una posizione panoramica mozzafiato, al di fuori dell’ “Olimpo” e lontano dai sentieri battuti dagli escursionisti. La sua posizione isolata ha sicuramente contribuito alla sua longevità, anche se la sua esistenza solitaria può essere anche considerata un monito sull’importanza della conservazione e sulla fragilità degli ecosistemi montani. Le leggende narrano di generazioni di pastori, briganti e viandanti che hanno trovato riparo sotto i suoi rami o che si sono fermati ad ammirare la sua maestosità, rendendo Italus un punto di riferimento culturale e spirituale per la comunità.

Info tecniche e raccomandazioni

  • Quota di partenza: 1560 mt (Colle Impiso – viaggianello)
  • Quota di arrivo: 1930 mt
  • Dislivello: 400 mt circa
  • Distanza: 14 km
  • Rifornimento idrico: Portare acqua con sé, Fonte Rummo
  • Tempo: 5h oltre le soste
  • Difficoltà: E – Escursionistica

Il periodo migliore per fare trekking sul Pollino

Ma qual è il periodo migliore per avventurarsi tra i sentieri del Pollino per godere appieno dei suoi scenari mozzafiato? Sicuramente il periodo migliore per fare trekking in questa area dipende dalle vostre preferenze e dalla tipologia di esperienza che cercate.

  1. La primavera e l’autunno sono sicuramente, a mio avviso, le stagioni migliori per visitare il Pollino. Tra aprile e maggio la natura si risveglia, i prati sono in fiore e il clima è piacevolmente mite. Tra settembre e ottobre è possibile ammirare il foliage e i paesaggi  ravvivati dai colori caldi dell’autunno che rimane un periodo eccellente anche per osservare la fauna e per gli appassionati di funghi. In entrambi i casi le giornate si consiglia di controllare le previsioni meteorologiche e di essere preparati a variazioni di temperatura, soprattutto se si prevede di raggiungere quote più alte.
  2. L’estate è la stagione più popolare per il trekking: le temperature sono più calde e le giornate più lunghe, permettendo escursioni più prolungate. Tuttavia, è anche il periodo di maggiore affollamento, quindi se preferite la tranquillità, potreste considerare altre stagioni. Inoltre, bisogna fare attenzione alle giornate particolarmente calde e assicurarsi di avere sempre con sé acqua in abbondanza.
  3. L’inverno è la stagione meno popolare per il trekking, ma offre panorami incantati grazie alla neve. È ideale per chi cerca una sfida maggiore e per chi ama il paesaggio invernale. Tuttavia, bisogna essere ben preparati, poiché le condizioni possono essere difficili e alcune aree potrebbero essere inaccessibili a causa della neve.

Indipendentemente dalla stagione, è essenziale essere ben preparati. Il clima in montagna può essere imprevedibile, quindi è importante avere l’attrezzatura adeguata, informarsi sulle condizioni del sentiero e, se possibile, consultare guide locali o esperti della zona perché il Parco Nazionale del Pollino non è solo un gioiello del Sud Italia da ammirare, ma anche un ambiente da rispettare e approcciare con la dovuta preparazione e cautela.

Entrambi questi percorsi, poi,  non sono solo un’esplorazione fisica, ma anche un viaggio emotivo e spirituale tra gli alberi e le montagne che hanno visto il passare dei secoli, conservando la loro bellezza e maestosità. Un’esperienza assolutamente da provare almeno una volta nella vita

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