I boschi di Asiago: sostenibili e di proprietà dei cittadini, tra memoria della Grande Guerra e turismo slow 

Tra il Veneto e il Trentino, l’Altopiano dei Sette Comuni, noto anche come Altopiano di Asiago, è un susseguirsi di boschi dove è facile dedicarsi a un piacevole turismo slow.

Natura incontaminata e panorami a perdita d’occhio, in uno scenario squarciato nel secolo scorso dalle devastazioni della Grande Guerra. Tra il Veneto e il Trentino, l’Altopiano dei Sette Comuni, noto anche come Altopiano di Asiago, è un susseguirsi di boschi che vanno dalle quote più basse in riva all’Astico e al Brenta, fino ad arrivare in cima al Portule e all’Ortigara.

Tra queste montagne, basta la sola parola “Altopiano” per ricordare Asiago e gli altri comuni che occupano il più vasto tavolato d’Italia, nell’estrema porzione settentrionale della provincia di Vicenza, dove il termine “collettivo” è entrato a far parte del quotidiano.

Già, perché collettivo è il bosco e ciò che di esso fa parte. Ancora oggi, le malghe qui rappresentano un prezioso tesoro economico e sociale: sono pubbliche, di proprietà collettiva degli Asiaghesi.

Il 96% delle superfici a bosco e a pascolo, in pratica, è di proprietà collettiva ed è amministrato dai Comuni per conto delle comunità locali, secondo un regime di usi civici che si richiama alle leggi dell’antica Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, la Federazione che collegò i vari paesi dell’Altopiano tra il 1310 e il 1807.

Come scrisse Mario Rigoni Stern “nel territorio dei Sette Comuni non esistono castelli di nobili, non esistono ville di Signori, né cattedrali di vescovi, per il semplice fatto che la terra è del popolo e i suoi frutti sono di tutti come ad uso antico”.

L’Altopiano dei 7 comuni

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Definito da Gabriele D’Annunzio “la piccola Svizzera d’Italia”, l’Altopiano dei 7 Comuni – i “Sette cari fratelli” o “Siben Prüdere Liben” in lingua cimbra, anche se in realtà i comuni sono otto dal 1796 – regala a chi lo visita un’esperienza unica. Immersi nella storia, tra trincee e forti, e nella natura, qui si comprende pienamente quanto un territorio sia capace di affondare nelle proprie ceneri e risorgere e quanto sia in grado di farsi forza su un passato e su una bellezza che non hanno uguali.

L’area di Asiago sarebbe già stata abitata in epoca preistorica e in seguito occupata dai Romani. Più in là sarebbe stata probabilmente colonizzata dai Cimbri, di origini danesi. Per ora, le teorie più accreditate sostengono che sono state delle popolazioni bavaresi a insediarsi in questi posti intorno all’anno mille. Ciò che caratterizza l’Altopiano dei Sette Comuni è la sua entità autonoma con lingua e tradizioni proprie di impronta mitteleuropea.

Dal 1310 e fino al 1807 i comuni dell’Altopiano formano di fatto un governo autonomo e comunitario, la Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, alleato con la Serenissima Repubblica di Venezia. Ma la Prima Guerra Mondiale, purtroppo, devasta il territorio e ogni idea di indipendenza, nel momento in cui i paesi vengono del tutto rasi al suolo e i pascoli e boschi distrutti (la foresta originaria fu distrutta al 60%).

Solo nel primo Dopoguerra inizia una convinta e forte ricostruzione, che negli anni Cinquanta e Sessanta riporterà il territorio a un autentico splendore. Oggi, vaste distese di prati e di boschi sono l’ideale in estate per escursioni a piedi o in mountain bike e, in inverno, per sciare o fare altri tipi di sport.

La certificazione e il Bosco Testimone

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Nel 2017 il Comune di Asiago ha ottenuto la certificazione Fsc per i suoi quasi 6mila ettari di boschi (Forest Stewardship Council garantisce la gestione responsabile delle aree boschive secondo alti standard ambientali, sociali ed economici). Sono questi i boschi dove passeggiavano Mario Rigoni Stern ed Ermanno Olmi e dove, grazie alla tradizionale gestione locale – prima sotto la Reggenza dei Sette Comuni e della Serenissima Repubblica di Venezia, e poi dello Stato Italiano – si può camminare oggi tra le estensioni forestali più importanti del Veneto.

Un polmone verde e un bosco “rinato”, dove, con un’attenta pianificazione e l’applicazione di criteri di sostenibilità hanno fatto sì che questo posto sia divenuto un immenso contenitore di biodiversità, che fornisce legname da lavoro e per uso domestico e cibo e riparo per gli animali che lo popolano durante tutte le stagioni. I “Cives”, ossia la popolazione che vive nell’area del comune di Asiago e che ha il diritto ad usare gli scarti delle utilizzazioni come legna da ardere, sono stati fondamentali in questo e hanno mantenuto vivo l’interesse verso le risorse presenti sul territorio fino ai giorni nostri.

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Il “Bosco Testimone” è uno di questi boschi. In località Clöise, fa parte del percorso storico-ambientale Kaberlaba – Clöise, è escluso da 20 anni da ogni forma di selvicoltura, anche in presenza di schianti, disseccamenti o eventi di deperimento e lasciato a libera evoluzione.

Sul percorso si trovano sentieri immersi nella natura e manufatti della Grande Guerra, da riscoprire per un turismo dolce, in bici o a piedi.

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Germana Carillo

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