Alpine Pearls: dal Friuli alla Val d’Aosta il turismo si fa…dolcemente

Dal Friuli alla Val d’Aosta, dall’Italia alla Germania. Una piccola comunità europea si è formata da qualche anno tra le regioni che condividono il proprio territorio con quello della catena montuosa delle Alpi. Ventiquattro località che si affacciano da una parte e dall’altra dei rispettivi confini che trovano nella sostenibilità la lingua tramite la quale dialogare. A leggerne sembra un esperimento di diplomazia internazionale e invece tutto questo cade sotto il nome di Alpine Pearls: un consorzio che riunisce municipalità e associazioni turistiche al fine di promuovere attività turistiche basate sulla mobilità dolce.

Dal Friuli alla Val d’Aosta, dall’Italia alla Germania. Una piccola comunità europea si è formata da qualche anno tra le regioni che condividono il proprio territorio con quello della catena montuosa delle Alpi. Ventiquattro località che si affacciano da una parte e dall’altra dei rispettivi confini che trovano nella sostenibilità la lingua tramite la quale dialogare. A leggerne sembra un esperimento di diplomazia internazionale e invece tutto questo cade sotto il nome di Alpine Pearls: un consorzio che riunisce municipalità e associazioni turistiche al fine di promuovere attività turistiche basate sulla mobilità dolce.

Come accade spesso con le buone iniziative, tutto è iniziato per l’impegno di un ristretto gruppo di persone che nel 2006 attivano, a compimento del progetto Alps Mobility 2, finanziato dall’Unione Europea, un’associazione che nasce con l’obiettivo di incentivare la mobilità dolce nei territori alpini. Nel tempo, l’iniziativa si è fatta una cosa seria e quello che all’inizio era un progetto ibrido tra turismo e promozione del territorio è diventato un obiettivo strategico delle amministrazioni locali.

Si, perché la possibilità di diventare una Perla è legata a un percorso politico fatto di criteri precisi, definiti dall’Associazione stessa.” Ad affermarlo è Stefano Lucchini, vicepresidente della comunità di perle che si affacciano sul fronte italiano e sindaco di Sauris (UD). “Il comune – prosegue – deve dimostrare di voler prevedere (quando non ancora attuati) percorsi turistici ad hoc, servizi di accoglienza, ristorazione e collegamento, adeguati.”

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Non si scherza tra gente abituata alla montagna. La natura è la risorsa più importante di queste zone e quando si parla di conservazione della propria più grande ricchezza gli uomini di montagna diventano subito seri. Sarà forse per questo che nel corso di appena cinque anni, le perle alpine sono diventate già ventiquattro. Continuando a crescere di assemblea in assemblea.

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Per riconoscerle basta sapere che per arrivarci dovete dimenticare l’auto nel garage di casa. Le perle alpine, innanzitutto, si raggiungono solo tramite mezzi come treno e autobus. Se proprio la località è particolarmente isolata, il comune mette a disposizione degli shuttle che legano la stazione più vicina alla piazza del paese.

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Arrivati nella località, i più stressati si dovranno armare di pazienza zen. Nelle perle alpine ci si muove solo a piedi, in bici, a cavallo, in canoa, con le ciaspole o tramite la funivia. E quando si parla di auto, vengono in mente solo quelle elettriche. La meta non conta né il tempo impiegato per arrivarci. L’importante è la dimensione della vita: quella fondata sui ritmi del corpo e sulla forza motrice dei muscoli.

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È gente di montagna e si sa… alla gente di montagna scorre nel sangue il piacere di muoversi lungo le vallate e su per i sentieri sentendo i ciottoli che mettono in difficoltà il cammino o affrontando le salite in biciclette tirandosi su con le gambe.

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Viene definita mobilità dolce: fino a cinquant’anni fa era l’unica immaginabile. Ora la dobbiamo definire alternativa. Rispetto al modo quotidiano con cui vengono concepiti gli spostamenti. Eppure ci ritroviamo sempre più spesso a ricercarla.

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Quando abbiamo immaginato il tipo di persona che avrebbe potuto accogliere la nostra iniziativa, abbiamo pensato a tutta quella gente che ha voglia di ritrovare uno stile di vita tranquillo”. Chi non lo è in fondo, viene da rispondere.

Pamela Pelatelli

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