La siccità raggiungerà livelli record entro 40 anni e l’Italia è tra le aree del mondo più a rischio: l’allarme degli scienziati

Un nuovo studio condotto in Giappone prevede che la siccità sarà sempre più frequente anche nelle zone poco interessate dall'inquinamento atmosferico

Un nuovo studio condotto dal National Institute for Environmental Studies (NIES) in Giappone lancia l’allarma: nel prossimo futuro i fenomeni siccitosi diventeranno sempre più frequenti e violenti, anche in regioni del mondo meno interessate dall’inquinamento e con bassi livelli di gas serra nell’aria, gettando le basi per una nuova “normalità”.

Si prevede che, nei prossimi 30/50 anni, la siccità raggiungerà livelli record in conseguenza dell’aumento delle temperature globali dovuto alla crisi climatica. Questo, come è ovvio, avrà ripercussioni molto negative sull’agricoltura, sull’approvvigionamento dell’acqua e dell’energia in tutto il Pianeta.

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Le attuali pratiche di gestione dell’acqua si basano su statistiche e proiezioni. In un clima che cambia così velocemente, è necessario comprendere quando e in che modo le condizioni di grave siccità espresse come “senza precedenti” diventeranno frequenti, al fine di farci trovare preparati e da non rimanere “a secco”.

Gli studi condotti finora riferiscono dei momenti e delle dinamiche in cui emerge l’impatto del cambiamento climatico. Tuttavia, nessuno studio ha ancora previsto con successo i tempi in termini di siccità concentrandosi sulle sue conseguenze per quanti riguarda l’approvvigionamento della risorsa idrica a lungo termine.

Secondo gli autori della ricerca, pubblicata martedì sulla rivista Nature Communications, i periodi in cui le condizioni di siccità passeranno a uno stato senza precedenti in un mondo che sarà sempre più caldo. I ricercatori hanno previsto i cambiamenti nella frequenza dei giorni di siccità per 59 regioni subcontinentali globali fino alla fine del 21° secolo. E tra le aree più a rischio, come mostra il grafico, c’è anche l’Italia.

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Successivamente, le proiezioni sulla siccità sono state incrociate con i dati relativi alle portate dei fiumi (ricavati dalla combinazione di cinque modelli idrologici globali e quattro proiezioni del modello climatico) e con diversi scenari di concentrazione di gas serra (alta o bassa) per valutare le conseguenze dell’inquinamento sui fenomeni siccitosi.

Si prevede, per la metà di questo secolo, un aumento dell’occorrenza della siccità del 25% in regioni con una bassa concentrazione di gas serra nell’aria e del 28% in regioni con un’alta concentrazione di gas serra – con alcune regioni che mostrano un incremento dei fenomeni siccitosi pari al doppio di quelli vissuti oggi (i cosiddetti hotspot della siccità, che includono le regioni mediterranee, l’America centro-meridionale e l’Australia).

Gli studiosi concludono sostenendo la necessità di piani di mitigazione climatica e di adattamento alle nuove condizioni ambientali per riuscire a superare le condizioni di siccità straordinaria che ci aspettano e non rischiare di rimanere senz’acqua nel prossimo futuro.

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Fonte: Nature Communications

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