Addio James Lovelock, l’ideatore dell’ipotesi Gaia muore il giorno del suo 103esimo compleanno

La sua teoria secondo cui la Terra è una comunità di organismi che si autoregola ha sempre affascinato studiosi e appassionati. Ma solo due anni fa spiegò la biosfera era nell’ultimo 1% della sua vita

La sua ipotesi di Gaia postula che la vita sulla Terra sia una comunità autoregolante di organismi che interagiscono tra loro e l’ambiente circostante. James Lovelock, l’ideatore della “ipotesi Gaia“, è morto nel giorno del suo 103esimo compleanno.

Ritenuto un incallito anticonformista, dalla metà degli anni ’60 lo scienziato britannico aveva cominciato a fare previsioni dal suo laboratorio personale e ha sempre continuato a lavorare fino ad età avanzata, tanto che solo nel 2020 fa aveva avanzato la tesi secondo cu la biosfera è ridotta all’ultimo 1% della sua vitalità.

Per il mondo era conosciuto soprattutto come pioniere della scienza – si legge nella dichiarazione ufficiale – profeta del clima e ideatore della teoria di Gaia. Per noi era un marito affettuoso e un padre meraviglioso, con sconfinati senso di curiosità, senso dell’umorismo malizioso e passione per la natura.

Le scoperte dello scienziato hanno avuto un’enorme influenza sulla nostra comprensione dell’impatto globale dell’umanità e sulla ricerca della vita extraterrestre. La sua ricerca ha evidenziato alcune delle questioni che sono diventate le preoccupazioni ambientali più intense tra la fine del XX e l’inizio del XXI secolo, tra cui l’insidiosa diffusione nel mondo vivente degli inquinanti industriali, la distruzione dello strato di ozono e la e minaccia del riscaldamento globale.

Il pianeta su cui viviamo deve semplicemente alzare le spalle per portare alla morte una frazione di milione di persone – scrisse Lovelock nel 2006. Ma questo non è niente in confronto a ciò che potrebbe presto accadere; ora stiamo abusando così tanto della Terra che potrebbe tornare allo stato caldo in cui era 55 milioni di anni fa, e se lo farà, la maggior parte di noi e i nostri discendenti moriranno.

In un discorso alla Royal Society descrisse inoltre il rapporto del 2007 dell’Intergovernmental Panel on Climate Change come “il documento ufficiale più spaventoso che abbia mai letto“.

L’ipotesi Gaia

Lovelock era meglio conosciuto grazie alla teoria di Gaia, un’idea controversa che propose negli anni ’60 e sviluppò con la biologa statunitense Lynn Margulis negli anni ’70. Insieme, suggerirono un modo radicalmente diverso di guardare all’evoluzione della vita, sfidando la visione della Terra come un semplice pezzo di roccia, con milioni di specie di piante e animali che si adattavano semplicemente al loro ambiente. Gaia sosteneva che quegli innumerevoli milioni di organismi non solo gareggiavano, ma collaboravano anche per mantenere un ambiente in cui la vita potesse essere sostenuta: un processo di coevoluzione.

Era una congettura che urtava molti studiosi, come Richard Dawkins, il biologo evoluzionista, che considerava la nozione come una profonda eresia contro la teoria della selezione naturale di Charles Darwin ancorata alla tesi della sopravvivenza del più adatto.

Gaia è stata un’ispirazione immediata per il movimento verde, ma ci sono voluti anni per ottenere un riconoscimento palese dall’establishment scientifico. Ciò avvenne nel 1988, quando l’American Geophysical Union tenne un incontro a San Diego, in California, che attirò importanti fisici, biologi e climatologi a soppesare le prove per Gaia e discuterne le implicazioni per il futuro della scienza.

Nel 2001, più di 1.000 scienziati si sono incontrati ad Amsterdam per dichiarare che il pianeta “si comporta come un unico sistema autoregolante composto da componenti fisiche, chimiche, biologiche e umane”. In effetti, Lovelock e Margulis avevano vinto la partita: i dettagli potevano essere dibattuti, ma l’argomento generale era risolto.

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