M13: un virus “elettrico” per la nuova generazione di batterie ricaricabili

Dal più famoso laboratorio di ricerca del mondo, il famigerato Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, arriva quella che potrebbe essere la prossima grande idea della tecnologia verde: una batteria creata da una colonia di virus.

Dal più famoso laboratorio di ricerca del mondo, il famigerato Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston, arriva quella che potrebbe essere la prossima grande idea della tecnologia verde: una batteria creata da una colonia di virus. Creata, o meglio coltivata, da una popolazione di virus M13 geneticamente modificata che messi a contatto con determinati metalli sono in grado di creare una rete di microscopici cavi di carbonio attraverso cui far viaggiare gli elettroni creando un flusso di elettricità.

Al centro di questa straordinaria invenzione c’è il Gruppo di Ricerca sui Materiali Biomolecolari – guidato da Angela Belcher – che si muove a cavallo tra l’ingegneria genetica e le nanotecnologie per studiare la realizzazione di materiali di origine biologica.

Angela_BelcherUna batteria è composta da due poli, positivi e negativo, anodo e catodo, attraverso i quali scorre la corrente elettrica. Ma se l’anodo era stato relativamente facile da creare già tre anni fa, per diverso tempo la ricerca del gruppo capitanato dalla Prof.ssa Belcher si era arenata sulla difficoltà di creare un catodo equivalente.

Adesso finalmente anche questo ostacolo è stato superato, e la batteria virale è pienamente funzionante e pronta per la fase successiva della sperimentazione, tant’è che poco tempo fa il presidente del MIT – Susan Hockfield – lo ha scelto come prototipo da portare alla conferenza stampa, tenutasi alla Casa Bianca alla presenza di Barak Obama, per chiedere maggiori finanziamenti federali per la ricerca sulle nuove tecnologie ad energia pulita.

Una volta che questa nuova tecnologia sarà commercializzata (speriamo presto) avremo a disposizione delle batterie ricaricabili che possano essere prodotte a partire da acqua, virus, metalli e solventi non tossici, e il cui smaltimento non impattare negativamente sull’ambiente dato che saranno in buona parte biodegradabili.

I prossimi passi della ricerca, necessari per portare sul mercato un prodotto competitivo, saranno indirizzati allo studio di nuovi materiali con cui i virus M13 si possano combinare in modo da produrre maggiori voltaggi e una più ampia capacità d’immagazzinamento elettrico. Bisognerà inoltre lavorare sull’aumento della durata della batteria, che al momento si attesta intorno ai 100 cicli di ricarica, inferiore a quello delle batterie agli ioni-litio attualmente in commercio.

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