Nintendo: minerali “insanguinati” nelle console per i videogiochi (#slaveryisnotagame)

Nintendo, conflict minerals. Siamo davvero a consocenza dell’impatto ambientale e sociale delle nuove tecnologie? Cellulari, computer e videogiochi arrivano nelle nostre case lucidi e splendenti, perfettamente confezionati e pronti all’uso, ma quali risvolti negativi comporta la loro fabbricazione? Nintendo, il celebre marchio giapponese di videogiochi, è ora sotto accusa per l’impiego di minerali “insanguinati” nella produzione delle proprie console.

Siamo davvero a consocenza dell’impatto ambientale e sociale delle nuove tecnologie? Cellulari, computer e videogiochi arrivano nelle nostre case lucidi e splendenti, perfettamente confezionati e pronti all’uso, ma quali risvolti negativi comporta la loro fabbricazione? Nintendo, il celebre marchio giapponese di videogiochi, è ora sotto accusa per l’impiego di minerali “insanguinati” nella produzione delle proprie console.

Immediatamente ripensiamo al coltan, un minerale sempre più ricercato da parte dei produttori di strumenti tecnologici, dietro la cui estrazione e lavorazione si nascondono sfruttamento dei lavoratori, schiavitù e minacce ambientali. La stessa Nintendo si trova ora coinvolta in forme moderne di schiavitù, una condizione in cui versano ancora milioni di persone in tutto il mondo.

La denuncia nei confronti dell’operato di Nintendo arriva da Walk Free, un movimento globale che si batte per sconfiggere le forme di schiavitù ancora presenti nei giorni nostri. L’organizzazione nei giorni scorsi ha presentato una petizione online per chiedere a Nintendo di interrompere l’utilizzo dei “conflict minerals”, quei minerali che, come il coltan, sono correlati allo sfruttamento del lavoro.

I “conflict minerals” si trovano inoltre al centro di veri e propri conflitti armati in Paesi come la Repubblica Democratica del Congo. I conflitti nascono per assicurarsi il controllo delle miniere da cui i minerali vengono estratti da persone ridotte in schiavitù, costrette a vivere in condizioni al limite della sopravvivenza.

Alla petizione, nel corso di pochi giorni, hanno dato il proprio sostegno già oltre 430 mila persone. L’associazione che si batte contro lo schiavismo moderno ha chiesto a Nintendo di rispettare gli standard internazionali di approvvigionamento delle materie prime e di produzione, e di rendere pubbliche le informazioni sui fornitori.

nintendo minerali

Nintendo però rivendica di aver già messo in campo delle azioni in merito, affermando di aver messo al bando e proibito l’utilizzo dei minerali sotto accusa da parte di coloro che si occupano di fabbricare e di assemblare i prodotti che riportano il marchio dell’azienda giapponese. Nintendo sostiene inoltre di effettuare controlli, tramite questionari e con visite direttamente alle fabbriche, in modo da evitare l’impiego dei “conflict minerals”.

conflict minerals nintendo

L’azienda giapponese non ha però risposto alle richieste dell’associazione Walk Free di presentare dei documenti che costituiscano la prova dei controlli effettuati, secondo quanto riportato da parte degli attivisti. Inoltre, Nintendo sarebbe all’ultimo posto tra le aziende tecnologiche per le azioni intraprese al fine di evitare il ricorso ai “conflict minerals”.

La classifica risale allo scorso anno ma, a parere degli attivisti, la situazione non sembra migliorata. Diamo dunque il nostro appoggio alla causa firmando la petizione online, nella speranza che la situazione attuale possa mutare.

Firmiamo qui la petizione e seguiamo sui social l’hashtag #SlaveryIsNotAGame:

Marta Albè

Fonte foto: kineticslive.com

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