Scoperto in Aspromonte il più antico albero di latifoglie al mondo

Si chiama Demetra ed è un rovere di 934 anni, l'albero di latifoglie di clima temperato più antico al mondo. È stato scoperto in Aspromonte

Si chiama Demetra ed è un rovere antichissimo. È stato scoperto da un team di ricerca nel Parco Nazionale dell’Aspromonte e sarà utile a capire come è cambiato il clima nel Mediterraneo.

La datazione al radiocarbonio di cinque grandi querce (più precisamente rovere – Quercus petrea), potenzialmente anziane, presenti nel Parco Nazionale dell’Aspromonte ha portato alla scoperta di un rovere di ben 934 anni. Tutte le specifiche e le conclusioni ottenute dalle analisi sono state racchiuse in uno studio, pubblicato sulla rivista Ecology.

La ricerca, condotta da un team dell’Università della Tuscia in collaborazione con scienziati spagnoli, aveva in realtà finalità più estese: studiare come si comportano le foreste del Mediterraneo nei confronti dei cambiamenti climatici.

Come ha spiegato Gianluca Piovesan dell’Università della Tuscia, uno degli autori:

“Studiare la longevità degli alberi in risposta ai cambiamenti climatici in ambienti diversi è una priorità di ricerca sia per la conservazione della natura che per le strategie di mitigazione del cambiamento climatico”.

Come hanno fatto sapere Jordan Palli e Michele Baliva del Dendrology Lab, altri due autori dello studio, il campionamento è stato molto difficile. Da un lato questi alberi secolari si trovano su pendii ripidi e rocciosi difficili da raggiungere, dall’altro, essendo molto anziani, spesso sono marci o incavati nella parte interna del fusto per colpa delle intemperie o dei parassiti e funghi che li hanno colpiti.

Non è stato facile dunque raggiungere gli anelli più vecchi, che spesso mancavano o erano troppo degradati per poter fare la datazione al radiocarbonio, scoprendo quindi l’età dell’albero. Gli scienziati hanno dovuto utilizzare addirittura un bisturi per riuscire a prelevare i campioni necessari.

Le analisi di datazione al radiocarbonio sono state effettuate presso la struttura di spettrometria di massa con acceleratori dell’Università del Salento a Lecce.

“L’uso del metodo di datazione al radiocarbonio ci ha permesso di valutare l’età assoluta degli alberi con un alto grado di accuratezza mentre strumenti statistici avanzati per l’analisi dei dati ci hanno aiutato a migliorare la risoluzione cronologica raggiunta”, afferma Gianluca Quarta, professore di Fisica Applicata presso CEDAD.

Tornando a Demetra, questo il nome del più antico albero di latifoglie di clima temperato al mondo, la sua esistenza  dimostra che è possibile per le piante che vivono ad alta quota nei pendii ripidi e rocciosi della cintura montuosa mediterranea raggiungere un’età millenaria.

L’età estrema di Demetra lo rende l’albero più antico del suo genere, superando quelli precedentemente conosciuti:  due faggi  di 620 anni scoperti nel Parco Nazionale del Pollino e soprannominati Michele e Norman.

Con la sua crescita radiale annuale media molto lenta (0,4 mm / anno) e il diametro più piccolo tra gli alberi campionati, Demetra conferma il compromesso che le piante devono fare tra crescita e longevità.

Ma l’importanza di trovare alberi antichi come Demetra è soprattutto quella di poter risalire alla storia ambientale dell’area di appartenenza. Come ha spiegato Isabel Dorado-Liñán, co-autrice dello studio:

“Le informazioni contenute negli anelli degli alberi possono essere decodificate e utilizzate per interpretare come le influenze ambientali, in particolare il clima, ha modellato la struttura e la funzione della foresta e questo è il prossimo passo che stiamo compiendo con le querce dell’Aspromonte”

Questi preziosi anelli, insomma, sono  custodi del nostro passato:

“La storia del nostro clima, dell’attività solare, dell’impatto dell’uomo sull’ambiente è registrata nei loro anelli e siamo sicuri che altre importanti scoperte arriveranno”, conclude Lucio Calcagnile, direttore del CEDAD.

Fonte: Università degli studi della Tuscia

Leggi anche:

Condividi su Whatsapp Condividi su Linkedin
Iscriviti alla newsletter settimanale
Seguici su Facebook