Barriere in plexiglass tra gli ombrelloni, la proposta per salvare l’estate (che fa più paura del coronavirus)

Per rispettare tutte le norme di prevenzione e non perdere una stagione turistica, alcune aziende pensano a soluzioni per poter andare in spiaggia.

Barriere in plexiglass per i bagnanti? Dura vita quest’anno per vacanzieri e addetti ai lavori, per i quali l’epidemia di coronavirus ha reso complicato coniugare l’estate praticamente imminente e le misure di restrizione sociale.

Proprio per rispettare tutte le norme di prevenzione e non perdere per intero una stagione turistica, le associazioni balneari stanno cercando soluzioni e adattamenti validi.

E se probabilmente non basteranno 3 metri di distanza tra un ombrellone e un altro, accessi scaglionati e igienizzazione tecnologica dei locali comuni, c’è chi pensa alle stesse barriere che vengono installate nei supermercati a protezione delle casse.

Anche se, nemmeno per gli stabilimenti balneari, non mancano le Regioni che decidono di procedere in ordine sparso.

Le barriere in plexiglass

Nelle ultime è apparso sul web e per i social il rendering del progetto di un’azienda modenese. La sua idea è quella di creare box trasparenti con pareti di plexiglass e profili in alluminio, di 4,5 metri per lato con un “accesso” da un metro e mezzo di ampiezza.

In pratica, meno ombrelloni e meno lettini sulla spiaggia e spazi “chiusi” da muri di plexiglass trasparenti.

L’idea nasce con il duplice scopo di proteggere ma anche di far ripartire le attività – spiega a la Repubblica Claudio Ferrari, proprietario della Nuova Neon Group 2. Insomma garantire la sicurezza ma ricominciare a far circolare le persone. E secondo noi può funzionare. Già siamo al lavoro per realizzare gli schermi per banche, farmacie e così abbiamo pensato di estendere il lavoro anche alle attività commerciali”.

plexiglass mare

©Facebook

Un progetto che, ovviamente, non ha mancato di creare polemiche o semplice ilarità. Se da un lato c’è chi è contento che finalmente in spiaggia se ne potrà stare davvero per conto suo o chi ironizza sul “caldo subliminale” che si potrà provare in scatole di plexiglass:

Dall’altro, le associazioni di categoria ci vanno cauti. Mauro Vanni, presidente della Cooperativa Bagnini Rimini Sud, ha bollato su Alta Rimini l’idea come una cosa assolutamente impraticabile, affermando che “stare sotto al sole cocente in un recinto, tra quattro pareti di plexiglass, farebbe morire i clienti di disidratazione”.

D’altro canto, come dar torto a chi lavora su una costiera come quella romagnola dove stare in spiaggia significa assembramento tout court da sempre.

La posizione della Liguria

Le misure nazionali per il contenimento dell’emergenza coronavirus prevedono la possibilità per i dipendenti e i titolari degli stabilimenti balneari di accedere ai locali aziendali per lo svolgimento di “attività di vigilanza, attività conservative e di manutenzione, gestione dei pagamenti nonché attività di pulizia e sanificazione”.

In generale, però, per il settore non è chiaro se la norma del governo preveda la stessa possibilità anche per le aree demaniali marittime in concessione agli stabilimenti balneari. Per questo motivo, la Liguria ha varato un’ordinanza più specifica: con un decreto firmato dal governatore Giovanni Toti, la Regione Liguria ha infatti autorizzato le installazioni e gli allestimenti stagionali necessari per l’apertura degli stabilimenti balneari, oltre che i piccoli chioschi già consentiti, mentre saranno possibili gli interventi di ripascimento e la sistemazione delle spiagge.

La nostra intervista che smentisce l’utilità e l’attuabilità di questa soluzione:

Fonti: la Repubblica / Alta Rimini / Mondo Balneare / Regione Liguria

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