‘Se son rose…’quando teatro fa rima con integrazione (VIDEO)

La diversità non è mai un punto di debolezza, ma al contrario può diventare una risorsa. E a volte capita, che ad unire popoli e lingue diverse sia proprio il potere del teatro.

Sul palcoscenico si incontrano gli sguardi di alcuni rifugiati dello Sprar di Montalto e Mendicino in Calabria, con quelli di un ragazzo diversamente abile e di due studenti universitari italiani. Succede grazie al laboratorio teatrale del progetto MYART voluto da diverse associazioni del cosentino, poi portato avanti in maniera autonoma da Zahir.

Il risultato si chiama ‘Se son rose..una storia che s-confina delicata’, un’opera contemporanea di Teresa Bruno messa in scena senza una lingua comune.

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Lo spettacolo porta sul palcoscenico il concetto di integrazione in maniera del tutto originale: sono i gesti infatti il canale principale della comunicazione. Gli attori con grande ironia e forza scenica riescono a farsi capire senza l’uso della parola, spiega la regista.

L’occasione è stata la Giornata internazionale del migrante, che a Reggio Calabria ha visto una tre giorni di musica, sport e teatro organizzata dall’Arci Provinciale di Reggio Calabria, in collaborazione con il Servizio Centrale del Ministero dell’Interno e il Progetto di Accoglienza Sprar Approdi Mediterranei.

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Chiave dello spettacolo, la musica, una scenografia versatile e una rosa, simbolo delle differenze culturali e religiose. Con grande ironia e senza timori gli attori esprimono il desiderio di libertà incorniciato dalla bellezza del riscatto sociale.

“In tre parole, uno spettacolo che regala unione, trasmette l’amore vero che esiste tra di noi e lancia un grande messaggio di democrazia, perché dentro o fuori dal palco, siamo tutti diversi ma uguali”, chiosa Bruno.

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