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Un terzo incomodo sembra aggirarsi per il Paese Italia in queste ore, bloccandone lo sviluppo e l’avanzare del benessere, nonché la crescita economica. Ce ne da notizia l’on. Carlo Giovanardi che, a commento di alcuni emendamenti delle opposizioni contro le tecniche di “gun air” e di altre tecniche esplosive per le esplorazioni marittime, così si esprime a riguardo giudicando come un ostacolo
“Per la ripresa economica del nostro Paese, che ha rinunciato al nucleare, contesta lo sfruttamento dei giacimenti di gas e petrolio in terraferma, e adesso introduce un reato sino a tre anni per le società autorizzate a ricerche petrolifere in mare. Purtroppo in Parlamento troppi si interessano più dei problemi del benessere delle nutrie, dei pesci, degli uccelli migratori e della madre terra ma non dei 60 milioni di italiani la cui situazione economica diventa sempre più precaria”.
Ora guardando in positivo le votazioni di ieri – e sperando che siano confermate fino a diventare legge dello Stato – va detto che il pensiero di Giovanardi è purtroppo di uso comune anche tra le persone di ogni grado ed ordine. Per carità, ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero e parere e di battersi per ciò che crede.
Del resto sempre di più e sempre più drammaticamente si impone la scelta tra lavoro salariato e salute pubblica. Basti pensare alla questione Ilva di Taranto e alle drammatiche scelte e condizioni di vita dei lavoratori e degli abitanti del posto.
Si imporrebbe ora qui una riflessione lunga e articolata. Tranquilli, non ho intenzione di farlo qui ed ora.
Certamente è però curioso che il benessere di un popolo – in questo caso quello italiano – sembri poter fare a meno di quello che è il suo habitat naturale e primario: il pianeta terra e il suo complesso e fantastico ecosistema.
Due forse sono le idee che dovremmo aver sempre chiare dinnanzi a noi, se desideriamo creare un mondo sempre più capace di futuro.
La prima. Il nostro benessere reale e la nostra salute passa anche dalla condizioni di salute del pianeta terra. È impensabile pensare ad oggi che il solo benessere economico possa garantire la felicità e la prosperità su ogni livello. Questo è un concetto legato agli ultimi decenni del secolo scorso ed è abbondantemente superato dai fatti.
La seconda. Oggi molto dipende dalle nostre singole scelte. Potrebbe sembrare un controsenso utopico ma non è così. Ognuno di noi, singolarmente, è artefice del propria salvezza o della propria distruzione. E lo è nella misura in cui decide – per prima cosa – che direzione dare alla propria vita, che sguardo assumere sul mondo.
È da come vediamo le cose che queste possono cambiare.
Come ci scopriamo, egoisti o altruisti? Come e dove stiamo indirizzando la nostra vita, nel meglio o verso il peggio? Cosa conta di più nella nostra vita, l’essere o l’avere? Per chi o per cosa sto spendendo la mia vita? quale cura e importanza do al mondo animale e vegetale nelle mie scelte quotidiane? quanto spazio trovano la cura e la salvaguardia del territorio nel mio quotidiano essere cittadino/a?
Da queste semplici ma profonde domande, può innescarsi un processo di cambiamento che dal singolo può contagiare molti, spegnendo magari definitivamente l’assurdo assioma – tanto caro ai Giovanardi di turno – per il quale il benessere passa primariamente e principalmente per la crescita economica, magari senza la presenza ingombrante di un terzo incomodo di nome Terra.