
Non dovrebbe essere così complicato vivere. Sembra così scontata questa affermazione che è allo stesso tempo la meno realizzata. Che paradosso, vero? Siamo onesti: non è semplice vivere. Gli uomini da sempre hanno tentato e tentano di aggiornarvi il libretto di istruzioni. Qualche volta hanno degne intuizioni, altre volte molto di meno e attuano disastri.
Sia chiaro: vivere è una cosa fantastica. Saperlo fare è difficile. La cosa triste forse, non è tanto o solo il passaggio della morte, ma il non vivere, che accompagna sovente le nostre esistenze.
Non credo sia possibile fare dei paragoni con i secoli passati perché fortunatamente sono molte le conquiste civili e scientifiche che hanno migliorato le condizioni di vita di molte persone. Il libretto di istruzioni della vita è stato molto aggiornato.
Non solo. Ci dicono che le capacità di conoscenza e di ampliamento di tali scoperte siano ancora vaste.
Tutte cose molto positive, necessarie, auspicabili e da incrementare e conservare e tramandare. Eppure resta il dato che vivere non è semplice. Ansie, depressioni, suicidi,infelicità non li ho inventati io o voi, eppure ci sono. Questi prodotti di un certo tipo di società del “benessere” economico sono sotto gli occhi di tutti noi, quotidianamente.
A mio parere manca ancora un consolidamento importante. Uno spessore di vita interiore che è agognato e desiderato ma che trova difficoltà nella sua soddisfazione. La decrescita felice o meglio i suoi valori, non sono altro che questo desiderio di una vita differente. Una vita che sia capace di mostrare tutto il bello e il buono che gli uomini possono dare. E che vogliono dare. Si perché, resto convinto che noi uomini siamo fatti per il bene. Siamo costitutivamente organizzati per poter generare bene e per potenziarlo e conservarlo per noi e per coloro che ci vivono accanto.
Gli anni di questa violenta commercializzazione di tutto e tutti, ci hanno costretti in un circolo vizioso in cui abbiamo smarrito dalla vista il senso del nostro vivere. Perché mi alzo ogni mattina? o meglio: per chi mi alzo ogni mattina? Per che cosa lavoro? A cosa contribuisco? qual è il mio apporto al mondo? È positivo o negativo? È in vista di un bene per un numero maggiore di persone? o solo per pochi, già benestanti a discapito di chi ha già poco?
Potrebbero essere queste alcune domande da farsi per iniziare a mettere ordine ed armonia nella propria vita. Potrebbero essere queste delle domande salutari – e non semplici – che possono iniziare a dissetare questa sete di vita e di vita interiore che se inevasa, ci fa star male.
Si, vivere non è semplice. Esige una verifica quotidiana sul campo. È mettersi in discussione e sporcarsi le mani. Non da garanzie di successo o di invulnerabilità. Non esime dalla fatica e dal dolore. È un lavoro duro – come quello dei contadini nei campi – ma che porta frutti sani e buoni. Duraturi.
Vivere non è facile. Vero. È più comodo illudersi di vivere. È più comodo “tirare a campare”, stordendosi di mille cose fingendo di sentirsi pieni. Si sta coltivando solo un vuoto interiore che non porta a nulla.
Vivere, ne vale tutta la fatica di praticarlo.