I tre orsi

Cari amici di “C’era una volta…”, visto il successo riscosso qualche tempo fa dalla raccolta “favole dal mondo” oggi vi propongo un racconto tradotto e rielaborato dallo scrittore e storico australiano Joseph Jacobs, uno dei maggiori esperti di folklore e culture popolari…

La fiaba che stiamo per leggere è di origine britannica e si intitola “I tre orsi”.

C’erano una volta tre orsi, che vivevano in una casetta nel bosco. Uno era un Orsetto Piccino, uno era un Orso Medio e i terzo era un Orso Grande e Grosso. Ognuno aveva la sua tazza per la colazione, una piccola tazza per l’Orsetto Piccino, una tazza, così così per l’Orso Medio e un gran tazzone per l’Orso Grande e Grosso. E ognuno aveva la sua sedia, una piccola sedia per l’Orsetto Piccino, una sedia così così per l’Orso Medio e una gran seggiolona per l’Orso Grande e Grosso. E ognuno aveva il suo letto, un piccolo letto per l’Orsetto Piccino, un letto così così per l’Orso Medio e un gran lettone per l’Orso Grande e Grosso.

Un giorno, dopo essersi preparati una zuppa d’avena per coazione, la versarono nelle tre tazze e uscirono a fare una passeggiata nel bosco mentre la zuppa si freddava, perché non volevano scottarsi la bocca a mangiarla troppo presto. Mentre gli orsi erano a passeggio, arrivò alla casetta una bambina che si chiamava Chioma d’Argento. Prima guardò dalla finestra, poi sbirciò dal buco della serratura, e vedendo che in casa non c’era nessuno, girò la maniglia. La porta non era chiusa a chiave, perché gli orsi erano bravi orsi che non avrebbero fatto male a una mosca e che perciò non si aspettavano mai il male da nessuno. Cosi Chioma d’Argento apri la porta ed entrò, e fu ben contenta di trovare la colazione pronta. Se fosse stata una brava bambina, avrebbe aspettato che gli orsi tornassero a casa, e magari loro le avrebbero offerto un po’ di zuppa d’avena, perché erano proprio dei bravi orsi, magari un po’ scorbutici, si sa come sono gli orsi, ma molto di buon cuore e molto ospitali. La bambina assaggiò prima la zuppa dell’Orso Grande e Grosso, e la trovò troppo calda. Poi assaggiò la zuppa dell’Orso Medio, e la trovò troppo fredda. Poi passò a quella dell’Orsetto Piccino, e non la trovò né troppo calda né troppo fredda, ma proprio giusta; e le piacque talmente che se la mangiò tutta. Poi la piccola Chioma d’Argento si sedette sulla sedia dell’Orso Grande e Grosso, e la trovò troppo dura. Poi si sedette sulla sedia dell’Orso Medio, e la trovò troppo soffice. Poi si sedette sulla sedia dell’Orsetto Piccino, e non la trovò né troppo dura né troppo soffice, ma proprio giusta. Cosi restò seduta lì finché non la sfondò e piombò per terra di schianto. Allora la piccola Chioma d’Argento salì nella camera da letto dei tre orsi. Prima si sdraiò sul letto dell’Orso Grande e Grosso, ma lo trovò un po’ troppo alto in cima. Poi si sdraiò sul letto dell’Orso Medio, ma lo trovò un pò troppo alto in fondo. Poi si sdraiò sul letto dell’Orsetto Piccino, e non lo trovò troppo alto né in cima né in fondo, ma proprio giusto. Cosi si sistemò ben bene sotto le coperte e si addormentò in un baleno.

Intanto i tre orsi avevano deciso che ormai la zuppa d’avena doveva essersi freddata abbastanza, perciò tornarono a casa per fare colazione. Ma Chioma d’Argento aveva lasciato il cucchiaio nella tazza dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno ha toccato la mia zuppa!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E quando l’Orso Medio guardò la sua tazza, vide che anche lì c’era il cucchiaio. “Qualcuno ha toccato la mia zuppa!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. Allora l’Orsetto Piccino guardò la sua tazza e vide che anche lì c’era il cucchiaio, ma la zuppa non c’era più. “Qualcuno ha toccato la mia zuppa, anzi, me l’ha mangiata tutta!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. A questo punto i tre orsi decisero di dare un’occhiata in giro, dato che evidentemente qualcuno era entrato in casa loro e si era mangiato la colazione dell’Orsetto Piccino. E Chioma d’Argento non aveva rimesso ben dritto il cuscino troppo duro dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E la piccola Chioma d’Argento aveva schiacciato il cuscino troppo soffice dell’Orso Medio. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. E voi sapete benissimo cos’aveva fatto Chioma d’Argento alla terza sedia. “Qualcuno si è seduto sulla mia sedia, anzi, me l’ha sfondata!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. Allora i tre orsi ritennero necessarie delle indagini ulteriori, e salirono al piano di sopra, in camera da letto. E la piccola Chioma d’Argento aveva lasciato fuori posto il cuscino dell’Orso Grande e Grosso. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto!” disse l’Orso Grande e Grosso con la sua vociona fonda e ruvida. E Chioma d’Argento aveva lasciato fuori posto il copriletto dell’Orso Medio. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto!” disse l’Orso Medio con la sua voce così così. Quando l’Orsetto Piccino guardò il suo letto, vide che il cuscino era al suo posto, e il copriletto era al suo posto, e tra cuscino e copriletto c’era la bella testolina di Chioma d’Argento, che non era al suo posto proprio per niente. “Qualcuno si è sdraiato sul mio letto, anzi, c’è ancora!” disse l’Orsetto Piccino con la sua piccola vocetta. La piccola Chioma d’Argento aveva udito nel sonno la vociona fonda e ruvida dell’Orso Grande e Grosso, ma dormiva così profondamente che l’aveva sentita come il ruggito del vento o il rombo del tuono. Aveva udito anche la voce così così dell’Orso Medio, ma era stato come sentire qualcuno che parlava in un sogno. Ma la piccola vocetta dell’Orsetto Piccino, era così aspra e acuta che quando la sentì si svegliò immediatamente. Balzò su, e quando vide i tre orsi a un lato del letto, rotolò giù dall’altro e corse alla finestra. La finestra era aperta perché gli orsi, bravi e ordinati com’erano, appena si alzavano al mattino aprivano subito la finestra. Chioma d’Argento saltò giù, si allontanò di corsa nel bosco, e i tre orsi non la videro mai più.

Fine

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