Cos’è il “diritto al rischio”? E perchè bisogna garantirlo ai nostri bambini?

Cos'è il diritto al rischio? E perchè è importante garantirlo ai nostri bambini? Educare al rischio vuol dire educare alla vita, permettere al bambini di affrontare l'incertezza, i problemi, la fatica, le difficoltà ed uscirne più sicuri, forti ed autonomi

Chi ha bambini si sarà sicuramente reso conto di come oggi tutto ciò con cui i nostri figli vengono a contatto sia incredibilmente mediato dall’intervento iper-protettivo degli adulti.

Le scuole, i parchi giochi, le case, i giardini sono “aggiustati ad hoc”, ovattati, ripuliti da spigoli e fonti d’inciampo, esageratamente a norma, omologati secondo rigidi standard di sicurezza.

Il risultato? Si riduce la possibilità di autonomia o addirittura si impedisce ai bambini di entrare veramente in contatto con l’ambiente circostante e con i suoi esseri viventi, di fare esperienza concreta del loro corpo in azione, di testare le proprie capacità, di far fronte all’imprevisto e al rischio e di sperimentare soluzioni e protagonismo.

Non parliamo di lasciare i bambini in balia di chissà quali pericoli, ma parliamo di diritto al rischio. Il rischio inteso non solo dal punto di vista fisico, come la possibilità di farsi male, ma inteso soprattutto come qualcosa di mentale, che ha a che fare con l’imprevisto, l’incertezza, l’avventura, la difficoltà, la fatica, il problema da risolvere.

Ogni bambino ha il diritto di vivere il rischio, cioè di mettersi alla prova, di entrare fisicamente nel mondo con la mente e con il corpo, sperimentando emozioni, percezioni, creatività, paure e limiti fisici.

Educare al rischio vuol dire semplicemente educare alla vita, perché la vita stessa è ben lontana dalla perfezione, ma è essa stessa rischio.

E come si insegna ai bambini ad affrontare il rischio?

Non con le parole, ma creando per loro delle “palestre d’allenamento”, dei contesti motivanti in cui possano incontrarlo, conoscerlo e imparare a superarlo da soli.

E’ responsabilità dell’adulto, del genitore, dell’educatore, del politico, creare le condizioni affinché il bambino, fin da tenera età, possa trovare intorno a sé non una realtà di plastica, sempre uguale a se stessa, ma un ambiente stimolante sotto tutti i punti di vista, in primis a livello tattile e motorio, di cui sviluppare conoscenza e in cui sentirsi sicuro e protagonista.

Un lavoro immane che necessita della collaborazione di più figure professionali, perché bisogna arrivare a creare una sintonia perfetta tra diritto al rischio e diritto alla sicurezza, tra protezione e autonomia.

Cosa possiamo fare noi genitori?

Non farci fagocitare da quel generale e spesso abusato allarmismo che dilaga nei media e nei giornali, che spesso ci spinge a chiudere i nostri figli in una campana di vetro, nel timore che possano soffrire.

Evitare l’uso quotidiano di esperienze virtuali come video, Tablet, videogiochi, cellulari.

Permettere ai nostri figli, a partire dai primi mesi di vita, di toccare, pasticciare, sporcarsi, assaggiare, bagnarsi, correre, saltare, arrampicarsi, allontanarsi…

Cosa possono fare le scuole? Perché dopo la famiglia, è la scuola l’ambiente che il bambino vive maggiormente.

Possono creare razionalmente degli spazi in cui i bambini allenino corpo, percezione, capacità di relazione e linguaggio, degli spazi interni ma anche e soprattutto esterni, in cui possano interagire con la natura e i suoi esseri viventi, provando se stessi e i propri limiti.

Risultato? Incremento dell’autostima, sviluppo dell’autonomia, sviluppo di un io forte e sano, in grado di risolvere problemi attingendo alle proprie risorse personali.

Date un’ occhiata a questo video, che mostra la realizzazione di un progetto di un asilo nido di Brentonico, che soddisfa in pieno il concetto di educazione al rischio già nei bimbi piccoli.

Certo, mi rendo conto che non sia realizzabile tale e quale in ogni asilo, per questioni di spazio e di risorse, ma l’idea ispiratrice deve fare riflettere: rinunciando alla sicurezza di un tappeto di gomma e di uno scivolo in plastica, mette al centro dell’interesse il bambino con la sua voglia e il suo diritto di sperimentare, scoprire, interagire. L’educazione al rischio fornisce le risorse e gli strumenti ai bambini che, da soli, riescono col tempo a tirare fuori le loro capacità e a risolvere le difficoltà divenendo creativi e sicuri di sé.

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