Astro-Tac: i piccoli pazienti diventano astronauti al Bambino Gesù

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E’ stata inaugurata l’Astro-Tac, macchinario in grado di fare diagnosi importanti ma allo stesso tempo a rallegrare e a far sembrare l’esame medico un gioco a tutti gli effetti. I piccoli pazienti si trasformano infatti in veri e propri astronauti che devono entrare nella loro super tecnologica navicella spaziale.

Gli ospedali sono luoghi in cui nessuno vorrebbe mai vedere bambini, eppure sono tanti i piccoli che devono sottoporsi a trattamenti e analisi tra le grigie pareti delle strutture ospedaliere. Come fare allora a rendere un po’ meno dura la permanenza? Al Bambino Gesù di Palidoro hanno avuto una brillante idea.

È stata inaugurata l’Astro-Tac, macchinario in grado di fare diagnosi importanti ma allo stesso tempo a rallegrare e a far sembrare l’esame medico un gioco a tutti gli effetti. I piccoli pazienti si trasformano infatti in veri e propri astronauti che devono entrare nella loro super tecnologica navicella spaziale.

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Anche l’ambiente circostante è costellato di stelle e pianeti, le pareti sono tutte coloratissime e rendono la permanenza dei bambini senza dubbio più piacevole e divertente. Sembra di stare in una vera e propria base spaziale in cui i piccoli pazienti possono dare sfogo a tutta la loro fantasia e immaginazione.

L’originale navicella spaziale in realtà è un macchinario di ultimissima generazione, acquistato grazie a molti donatori (privati, aziende e istituzioni) che hanno offerto il loro contributo partecipando alla campagna “Ospedale senza dolore”. Lo scopo che si proponeva l’iniziativa era proprio quello di alleviare il dolore fisico ma anche emotivo dei bambini ricoverati che necessitano di esami diagnostici di questo tipo.

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Grazie all’Astro-Tac, davvero velocissima nell’acquisizione dei dati proprio come un’astronave, i piccoli pazienti possono sottoporsi all’esame quasi sempre senza necessità di anestesia e evitando di provare ansia, paura o dolore (sensazioni che tra l’altro sono comuni anche tra gli adulti quando sono costretti ad entrare in quei tunnel metallici stretti e bui) ma anzi divertendosi e prendendo quello che accade come un gioco.

Il macchinario è molto sofisticato, produce immagini ad altissima risoluzione con visualizzazione nel dettaglio non solo di organi ma anche di strutture vascolari, il tutto irradiando un bassissimo dosaggio di raggi X.

La “base spaziale”, realizzata su una superficie di 280 metri quadrati grazie a dei lavori durati 7 mesi, si compone di 3 ambienti principali tutti coloratissimi: la sala TAC con annesso locale tecnico e sala comandi; una recovery room e la sala d’attesa. Mano mano che procede verso il macchinario, il bambino ha la sensazione di compiere un percorso avvenuturoso che lo porterà ad arrivare dentro una navicella spaziale pronta a partire.

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Un’idea fantasiosa e bellissima che speriamo venga estesa presto anche ad altri ospedali pediatrici.

Francesca Biagioli

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