Arte, cultura ed ecosostenibilità. Il Musée du Quai Branly

A due passi dalla Torre Eiffel, lungo la Senna, Jean Nouvel è riuscito a creare un oasi verde nel ritmo frenetico del tessuto urbano parigino. È il Musée du Quai Branly, forse il museo di arte e civiltà primitive dei 5 Continenti più importante del mondo. Jean Nouvel, che per questa opera ha vinto il premio Pritzer (paragonabile forse al premio Nobel per l’architettura), riesce a scatenare una forte componente emotiva dal reperto al visitatore, con la sapiente catalizzazione della luce in un luogo apparentemente arcaico ma che in realtà è il risultato di soluzioni tecnologiche avanzate.

Composto da 4 volumi asimmetrici, il visitatore si trova dapprima immerso in una vera e propria foresta di 18 mila metri quadrati con alberi, piante, colline e specchi d’acqua per poi attraversare completamente il museo che gli si scopre gradualmente man mano che procede il suo cammino.

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Concepito non solo come museo ma anche come luogo di incontro della comunità parigina, risulta completamente immerso nel paesaggio naturale grazie anche al prolungamento verticale del giardino.

Proprio così. La facciata lungo la Senna è infatti un grande giardino verticale, un muro di 650 metri ricoperto da oltre 15 mila piante di quasi 200 specie diverse provenienti da ogni Continente. Il muro vegetale è frutto della felice intuizione di Patrick Blank, un immenso arazzo vivente che oltre a fornire un ottimo isolamento termico all’edificio, alza gli standard di vivibilità delle zone limitrofe. Una parete che respira. Il muro risulta rivestito da una intelaiatura metallica alla quale sono agganciati lastre di PVC rivestite di due strati di feltro, dove si sviluppano poi effettivamente le radici delle piante.

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Questo sistema, oltre a richiedere pochissima manutenzione, crea con il muro una sottile intercapedine con la funzione di isolante. A rendere questo edificio ancora più sostenibile sono i pannelli fotovoltaici che rivestono le coperture e le sonde geotermiche verticali che sfruttano il calore naturale del sottosuolo e lo trasferiscono al circuito di distribuzione interno per risparmiare ulteriormente energia per la climatizzazione di tutti i volumi chiusi che compongono il complesso museale.

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