La migrazione dei rospi Bufo bufo alla ricerca dell’acqua per riprodursi

Ogni anno i rospi comuni ed altri anfibi rimangono uccisi dalle auto durante la loro migrazione verso i luoghi di riproduzione

Si sta avvicinando la primavera: le giornate si allungano, le temperature si alzano, ed anche i cicli della natura si risvegliano dal torpore invernale; gli alberi si ricoprono nuovamente del loro manto di foglie e gemme, i prati si rivestono di fiori, gli animali escono dal letargo.

Tra le diverse specie che intorno a marzo diventano particolarmente attive, anche dal punto di vista riproduttivo, c’è il rospo comune (Bufo bufo), anfibio che durante l’inverno vive nei boschi, ma che con la primavera migra, seguendo un proprio istinto ancestrale, alla ricerca dell’acqua per deporre le uova. Purtroppo però il loro percorso molto spesso è interrotto da strade anche molto trafficate, con il rischio di essere schiacciati dalle macchine in transito (vuoi per l’oscurità, ma anche per l’indifferenza degli stessi guidatori). Ed è per questo che iogni anno, intorno al mese di marzo, molti volontari si ritrovano lungo queste strade di attraversamento dei rospi, in diverse località, per effettuare quello che è a tutti gli effetti il salvataggio di questi animali; basta essere muniti di giubbotti rifrangenti, guanti di gomma, secchi, impermeabile, torcia elettrica per diventare protagonista di questa, secondo me, straordinaria esperienza.

La migrazione avviene nelle ore crepuscolari e notturne, parti della giornata in cui i rospi sono attivi, infatti durante le ore diurne solitamente rimangono nascosti sotto le pietre, negli anfratti, in tane scavate con i robusti arti anteriori; solitamente aspettano anche la pioggia per non andare incontro a disidratazione (a maggior ragione quando sono costretti ad attraversare strade asfaltate, tragitto che richiede comunque del tempo per essere compiuto da parte di animali che si muovono piuttosto lentamente).

Questi quindi i fattori che rendono importante l’attività svolta da cittadini volenterosi che pattugliano le strade nei punti di transito dei rospi: vengono messe delle barriere di contenimento momentaneo lungo i lati delle strade in modo da interrompere il cammino di questi animali, dopo di che i rospi vengono prelevati da terra e portati dall’altra parte. Ogni notte sono centinai gli anfibi che rischiano la vita. Per raggiungere stagni e corsi d’acqua coprono distanze comprese tra qualche centinaia di metri a 1-2 km; sono gli stessi luoghi nei quali sono nati e ai quali ritornano per completare il loro ciclo vitale. La deposizione delle uova può durare anche una settimana; queste vengono rilasciate dalla femmina in due lunghi cordoni gelatinosi per poi essere fecondate esternamente dal maschio; la coppia poi muovendosi fa si che i cordoni rimangano impigliati tra i rami e nella vegetazione del fondo. Mentre gli adulti ritornano subito ai luoghi da dove sono partiti, i girini nati un paio di settimane dopo la deposizione delle uova rimangono in acqua circa due mesi, cioè fino alla loro metamorfosi, e solo allora cominceranno il loro primo viaggio alla ricerca di luoghi asciutti.

Partendo negli anni ’90 con Milano, Trieste, Firenze, ormai in quasi tutte le regioni d’Italia esistono gruppi attivi a tutela degli anfibi, e in diverse località vengono organizzate iniziative di questo genere; nucleo centrale è la società Erpetologica Italiana con la sua commissione per la Conservazione degli Anfibi e dei Rettili. Importante è anche la collaborazione delle amministrazioni locali competenti che devono dare i permessi, devono emettere in tempo ordinanze per fissare i limiti di velocità su queste strade, devono autorizzare il posizionamento di cartelli stradali o segnalazioni con luci intermittenti nelle zone interessate.

Durante questi interventi viene effettuata un’attività di monitoraggio anno per anno: vengono contati i rospi sia in discesa che in risalita e viene determinato il sesso (operazione piuttosto facile visto che i maschi sono più piccoli e presentano sul lato interno delle dita delle zampe anteriori i cuscinetti nuziali, che permettono loro di rimanere aggrappati più facilmente alla femmina durante l’accoppiamento)

Si potrebbe fare molto in più costruendo dei tunnel sotterranei che eviterebbero questo pericoloso attraversamento e senza il necessario coinvolgimento di volontari, ed in alcune località tale obiettivo è stato raggiunto, ma sempre troppo poche rispetto a quanto sarebbe necessario. C’è ancora troppa indifferenza nei confronti di queste tematiche, ma ancor prima tanta ignoranza: quanti infatti conoscono l’importante ruolo che gli anfibi ricoprono all’interno dell’ecosistema globale e nella catena alimentare? Come è giusto che sia, si dà molta voce al rischio di estinzione di animali come elefanti, panda, tigri, scimmie ecc ecc, ma molto poca a quello di questi esserini, che un po’ per le ridotte dimensioni, un po’ per l’aspetto buffo e spesso non molto apprezzato vengono considerati inutili. L’Italia, come per altre tematica che riguardano l’ambiente, rappresenta anche in questo caso il fanalino di coda: in altri paesi europei infatti l’attenzione verso questi animali è maggiore, tanto che in Germania, Austria e Svizzera la costruzione di tunnel al di sotto delle strade nelle zone di migrazione degli anfibi è già prevista dagli stessi progettisti; in Gran Bretagna è prevista invece la realizzazione di nuovi stagni per la riproduzione e la conservazione di questi animali.

Oltre alla presenza di strade anche molto trafficate che separano le zone di svernamento da quelle di riproduzione (come abbiamo visto fino ad ora), esistono altre cause che stanno determinando un forte declino della popolazione di rospi bufo bufo (come di molti altri anfibi): il restringimento del loro habitat naturale, l’utilizzo indiscriminato di pesticidi e fertilizzanti chimici che inquinano le acque, il cambiamento climatico, specie invasive, malattie infettive, il commercio di cosce di rana a scopo alimentare. Possiamo considerarci quindi i principali responsabili di questo sterminio, e quindi siamo i primi ad avere l’obbligo di intervenire; come qualsiasi altra problematica ambientale bisognerebbe agire su larga scala per poter raggiungere dei veri e duraturi risultati, ma nel frattempo un significativo contributo (ed anche un valido esempio) sarebbe quello di partecipare il più numerosi possibili a queste ronde per il salvataggio del rospo comune. Felice esperienza!

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