Così il forno a microonde sta alimentando una schiera di batteri resistenti alle alte temperature. Quali rischi per la salute?

Il nostro forno a microonde ospita migliaia di batteri, in grado di resistere alle elevate temperature e alle microonde: la conferma in questo studio spagnolo

I forni a microonde sono ormai da decenni uno strumento indispensabile nelle cucine moderne, e hanno conquistato moltissimi consumatori con la loro praticità d’uso, che permette di cuocere, riscaldare, scongelare e fare molto altro in modo semplice e veloce.

Ma avete mai pensato che il forno a microonde, proprio a causa del suo utilizzo e del contatto con il cibo, potrebbe essere un vero e proprio “serbatoio di batteri”?

È la conclusione a cui sono giunti alcuni microbiologi dell’Università di Valencia e del Darwin Bioprospecting Excellence SL, che hanno esplorato la composizione microbica all’interno di forni a microonde domestici, aziendali e da laboratorio.

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Lo studio

L’esposizione alle microonde è da tempo utilizzata per ridurre la presenza di microrganismi negli alimenti, grazie alla capacità di generare calore attraverso onde elettromagnetiche a una frequenza tra 300 MHz e 300 GHz, che inattivano molti batteri patogeni.

Tuttavia, non tutte le colonie batteriche vengono distrutte dalle microonde – anzi: l’ambiente “estremo” che si crea all’interno del forno finisce per selezionare comunità microbiche specializzate, capaci di adattarsi a condizioni avverse come shock termico e disidratazione.

I ricercatori hanno campionato e analizzato le colonie batteriche presenti in 30 forni a microonde provenienti da ambienti diversi e utilizzati in diversi modi

  • 10 forni domestici, utilizzati ciascuno da una singola famiglia
  • 10 forni in spazi condivisi, come mense aziendali e centri di ricerca
  • 10 forni presenti in laboratori di biologia.

Per analizzare la diversità microbica presente in ciascun elettrodomestico, i ricercatori hanno utilizzato tecniche avanzate di sequenziamento e coltivazione su diversi terreni.

I risultati

In totale, sono state inviduate 747 specie appartenenti a 25 phyla batterici. I phyla più comuni erano Firmicutes, Actinobacteria e Proteobacteria, con differenze significative nella concentrazione tra forni a microonde domestici e forni da laboratorio.

Nel dettaglio, i forni a microonde da laboratorio hanno mostrato una diversità batterica superiore, con specie adattate a resistere alle condizioni estreme di irradiazione e calore.

Al contrario, i forni a microonde domestici presentavano una diversità ridotta, più simile a quella delle superfici domestiche comuni, come la superficie del lavello o il piano cottura.

Questa differenza suggerisce come le abitudini d’uso e l’interazione con gli alimenti possano influenzare notevolmente la composizione microbica all’interno dei forni.

Un altro aspetto interessante emerso dallo studio è la somiglianza tra il microbioma presente nei forni a microonde e quello sui pannelli solari, un ambiente industriale sottoposto a radiazioni intense ma anche a cicli di riscaldamento e raffreddamento.

Questa analogia suggerisce che le microonde possano creare un ambiente selettivo che favorisce la sopravvivenza solo di microbi particolarmente resistenti.

I rischi per l’essere umano

Nonostante la presenza di generi batterici potenzialmente patogeni, come Klebsiella, Enterococcus e Aeromonas, gli autori dello studio rassicurano i consumatori, sottolineando che il microbioma dei forni a microonde non rappresenta un rischio maggiore rispetto a quello delle superfici della cucina.

Tuttavia, per minimizzare la minaccia alla nostra salute, è consigliato disinfettare regolarmente le pareti interne del forno con spray disinfettanti e un panno umido – meglio se dopo ogni utilizzo.

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Fonte: Frontiers in Microbiology

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