Ecco come il primo pirata spaziale della storia ha portato la vita sulla Luna: piccoli invertebrati ora passeggiano sul nostro satellite

Se sulla Luna non c’è vita la portiamo noi? Beh, è quasi andata così. Nova Spivack, cofondatore di Arch Mission Foundation, ha “infilato” nella sonda israeliana Beresheet di SpaceIL migliaia di piccoli invertebrati chiamati tardigradi. Ed è anche avvenuto l’imprevisto: la sonda si è schiantata sul suolo lunare e quindi i tardigradi potrebbero essere in giro sul nostro satellite. Uno scenario da Star Wars

Se sulla Luna non c’è vita la portiamo noi? Beh, è quasi andata così. Nova Spivack, cofondatore di Arch Mission Foundation, ha “infilato” nella sonda israeliana Beresheet di SpaceIL diretta sul nostro satellite migliaia di piccoli invertebrati chiamati tardigradi, autodefinendosi per questo il primo pirata spaziale. Ed è anche avvenuto l’imprevisto: la sonda si è schiantata sul suolo lunare e quindi i tardigradi potrebbero essere in giro sul nostro satellite. Uno scenario da Star Wars.

Ma perché questa “trovata” tenuta nascosta per mesi? In realtà le intenzioni non sono chiarissime, ma molto probabilmente era un tentativo di verificare se i tardigradi sono in grado di sopravvivere nelle estreme condizioni lunari, che impediscono lo sviluppo di forme di vita come le conosciamo noi.

Questi piccoli invertebrati, infatti, le cui dimensioni possono variare da meno di 0,1 mm a 1,5 mm, sono capaci di resistere a condizioni esterne veramente improponibili per altri esseri viventi. Il “carico” messo di nascosto sulla sonda era composto infatti di migliaia di questi esseri disidratati, che possono poi “tornare in vita” molto facilmente.

Spivach avrebbe dovuto inviare sulla sonda solo la prima biblioteca lunare di Arch Missionm che ha l’obiettivo di archiviare le conoscenze dell’uomo in modo da renderle disponibili alle future generazioni e un archivio digitale con 30 milioni di pagine su tutto (o quasi) lo scibile umano. Quasi a voler portare l’uomo sulla Luna in formato digitale.

Ma all’ultimo perché non testare la vita vera? DSe l’uomo non può sopravvivere – e questa è una certezza – perché non sperimentare qualcosa di particolarmente resistente? Il tutto completamente all’insaputa dell’agenzia spaziale.

“Non abbiamo detto loro che stavamo mettendo forme di vita sulla sonda – ha spiegato Spivack – Alle agenzie spaziali non piacciono i cambiamenti dell’ultimo minuto. Quindi abbiamo semplicemente deciso di correre il rischio … l’abbiamo fatto in modo che non ci fosse assolutamente alcun rischio di contaminazione al di fuori del nostro carico utile, che è stato sigillato e posto sottovuoto”.

Tutto sarebbe stato perfetto (forse), ma la sonda si è schiantata. E se la biblioteca, sostiene il fondatore di Arch Mission, dovrebbe essersi salvata, dei tardigradi non si hanno notizie. Per quanto vivano in condizioni estreme, forse anche quelle della Luna, stavolta dovrebbero essersi salvati anche ad un impatto enorme. Chissà!

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Foto: SpaceIL via Nasa

Pare comunque che si pensi addirittura ad una missione studiata per ritrovarli e riportarli sulla Terra. Sperando che nel frattempo non abbiano fatto danni (per colpa nostra, nuovamente).

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Roberta De Carolis

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