Egitto: gli antichissimi braccialetti della regina Hetepheres rivelano qualcosa di davvero inaspettato

I braccialetti trovati nella tomba della regina Hetepheres I hanno permesso di scoprire quanto fosse estesa la rete di approvvigionamento delle materie prime in Egitto, dato che il Paese non ha fonti interne di argento

I braccialetti trovati nella tomba della regina Hetepheres I – madre del re Khufu, costruttore della Grande Piramide di Giza – costituiscono la più grande e famosa collezione di manufatti in argento del primo Egitto.

Una scoperta singolare, dato che il Paese non ha fonti interne di minerali d’argento e l’argento si trova raramente nella documentazione archeologica egiziana fino alla media età del bronzo. Per questo motivo gli scienziati della Macquarie University e di altre università hanno analizzato i campioni dei bracciali della regina Hetepheres.

Dimostra l’estensione geografica delle reti di approvvigionamento di materie prime

Sono state usate diverse tecniche all’avanguardia per comprendere la natura e il trattamento metallurgico del metallo e identificare la possibile fonte del minerale. I risultati hanno indicato che l’argento è stato probabilmente ottenuto dalle Cicladi (Seriphos, Anafi o Kea-Kithnos) o forse dalle miniere di Lavrion in Attica. Si esclude con un certo grado di certezza la provenienza dall’Anatolia.

Questo nuovo ritrovamento dimostra, per la prima volta, la potenziale estensione geografica delle reti di approvvigionamento di materie prime utilizzate dallo Stato egizio durante il primo Antico Regno, al culmine dell’età della costruzione delle piramidi.

I manufatti in argento sono apparsi per la prima volta in Egitto nel IV millennio a.C., ma la fonte originaria di allora e del III millennio è sconosciuta. Gli antichi testi egizi non menzionano alcuna fonte locale, ma un’opinione più antica, derivata dalla presenza di oro negli oggetti d’argento e dall’elevato contenuto d’argento dell’oro e dell’electrum egiziano, ritiene che l’argento sia stato derivato da fonti locali.

Un’opinione alternativa è che l’argento sia stato importato in Egitto, forse attraverso Byblos, sulla costa libanese, a causa dei numerosi oggetti d’argento trovati nelle tombe di Byblos della fine del IV millennio.

Le caratteristiche dei bracciali sono senza dubbio egiziane

Realizzati in un metallo raro in Egitto, i bracciali della regina Hetepheres I sono stati ritrovati nel suo sepolcro che è il più ricco che si conosca dell’epoca, con molti tesori tra cui mobili dorati, vasi d’oro e gioielli. Erano circondati dai resti di una scatola di legno ricoperta di fogli d’oro, con l’iscrizione geroglifica “Scatola contenente anelli di deben”.

All’interno della scatola erano originariamente interrati venti anelli di deben o braccialetti, un set di dieci per ogni arto. Il metallo sottile lavorato a mezzaluna e l’uso di intarsi di turchese, lapislazzuli e corniola contraddistinguono stilisticamente i bracciali come prodotti in Egitto e non altrove.

Ogni anello, di dimensioni decrescenti, è costituito da una sottile lamina metallica formata attorno a un nucleo convesso, che crea una cavità sul lato inferiore. Le depressioni impresse all’esterno hanno accolto intarsi in pietra a forma di farfalla.

Su ogni bracciale sono raffigurati almeno quattro insetti, resi con piccoli pezzi di turchese, corniola e lapislazzuli, con ogni farfalla separata da un pezzo circolare di corniola. In diversi punti, i pezzi di lapis vero sono stati sostituiti da gesso dipinto.

Perché questo ritrovamento è così raro

La dottoressa Karin Sowada, archeologa della Macquarie University Sowada, e i suoi colleghi hanno scoperto che i braccialetti della regina Hetepheres sono costituiti da argento con tracce di rame, oro, piombo e altri elementi. I minerali sono argento, cloruro d’argento e una possibile traccia di cloruro di rame.

Il professor Damian Gore, archeologo della Macquarie University, ha dichiarato:

I campioni analizzati provengono dalla collezione del Museum of Fine Arts di Boston e le immagini al microscopio elettronico a scansione mostrano che i braccialetti sono stati realizzati martellando il metallo lavorato a freddo con frequenti ricotture per evitare rotture. È probabile che i braccialetti siano stati anche legati con l’oro per migliorarne l’aspetto e la capacità di essere modellati durante la fabbricazione.

Poi ha spiegato perché si tratta di una scoperta così importante, oltre alla comprensione della rete di approvvigionamento:

La rarità di questi oggetti è dovuta a tre fattori: i depositi di sepolture reali sopravvissuti a questo periodo sono rari; solo piccole quantità di argento sono sopravvissute nella documentazione archeologica fino alla media età del bronzo (circa 1900 a.C.); e l’Egitto non ha depositi di minerali d’argento consistenti.

Fonte: Science Direct

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