Olimpiadi Maasai: i giovani guerrieri vanno a caccia di medaglie invece di uccidere i leoni

L'idea è nata per la prima volta nel 2008 dai Menye Layiok, o "padri culturali" Maasai, per creare un evento sportivo organizzato basato sulle abilità tradizionali dei guerrieri per sostituire la tradizione di lunga data della caccia ai leoni

Da guerrieri ad atleti per salvare il re della foresta. Forse pochi sanno che da qualche anno, i Maasai in Kenya non celebrano più il passaggio all’età adulta con la caccia al leone, ma bensì con le Olimpiadi Maasai, una cerimonia sposata dagli ambientalisti della Big Life Foundation, come rito alternativo a un inutile spargimento di sangue animale.

Le Olimpiadi Maasai rappresentano un passaggio che cambia la storia dall’uccisione alla conservazione. L’idea è nata per la prima volta nel 2008 dai Menye Layiok, o “padri culturali” Maasai, per creare un evento sportivo organizzato basato sulle abilità tradizionali dei guerrieri per sostituire la tradizione di lunga data della caccia ai leoni come segno di coraggio e prestigio.

Le ultime si sono svolte a dicembre 2022 quando 160 giovani Maasai (120 uomini e 40 donne) hanno partecipato alla quinta finale biennale delle Olimpiadi Maasai. Ogni due anni, le squadre vengono selezionate attraverso una serie di tornei che portano alle finali in sei categorie: lancio del rungu e del giavellotto, salto in alto e gare di 200, 800 e 5mila metri.

Con la siccità, i costi alle stelle e gli effetti persistenti della pandemia, l’evento è stata una rara occasione per festeggiare.

“Le Olimpiadi Maasai hanno davvero contribuito a cambiare il modo in cui i guerrieri e tutte le persone vedono adesso la fauna selvatica. Non troverai nessuno ora in tutto l’Amboseliland che voglia uccidere un leone”, dice il Masaai Joseph Lekato.

Come dicevamo, prima di queste Olimpiadi, il passaggio dall’età adolescenziale a quella adulta veniva celebrato con la caccia al leone, adesso l’evento che si svolge nel Santuario di Kimana, ai piedi del Monte Kilimangiaro, vicino al confine del Kenya con la Tanzania, ha tutto un altro sapore. Invece di dimostrare la forza con il combattimento e l’uccisione di un leone, i Masaai si sfidano con la lancia, il salto in alto e l’atletica, mostrando così il loro coraggio e la loro prestanza fisica.

“Ora viviamo in armonia con la fauna selvatica”, ha detto il leader della comunità Matasia Nerangas durante la cerimonia.”Condividiamo gli stessi pascoli e le pozze d’acqua con gli animali selvatici”.

Secondo Craig Miller, Chief Operating Officer della Big Life Foundation, “il programma ha avuto un enorme impatto sulla popolazione di leoni ed è una delle poche aree in Africa al di fuori delle aree protette in cui la popolazione di leoni è stabile o in crescita”.

Il Kenya Wildlife Services, gestito dal governo, afferma che ci sono circa 2.000 leoni nel paese dell’Africa orientale e che la più grande minaccia per loro e per altri carnivori, è il conflitto con gli umani.

Fonte: Big life Foundation

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