Suicidio assistito: sì a obiezione di coscienza per sanitari, ma sembra solo un passo indietro

Oggi in commissione si è votato un testo che secondo i promotori del referendum per l'eutanasia farebbe compiere passi indietro.

Oggi in commissione si è votato un testo che secondo i promotori del referendum per l’eutanasia farebbe compiere soltanto passi indietro rispetto alle norme della Consulta. Introdotta l’obiezione di coscienza, mentre restano esclusi i pazienti non dipendenti da cure, come i  malati di cancro

Il personale sanitario ed esercente le attività sanitarie ausiliarie non è tenuto a prendere parte alle procedure per l’assistenza alla morte volontaria medicalmente assistita (…): così il Parlamento procede sul disegno di legge sul suicidio assistito, ma non ci stanno i promotori del referendum sull’eutanasia, secondo cui i compromessi trovati per portare il provvedimento in aula sono “un’occasione mancata”. 

Le commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera hanno infatti approvato il ddl di attuazione della sentenza della Corte costituzionale del novembre 2019. Il testo va in aula lunedì prossimo 13 dicembre.

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Tra le modifiche approvate oggi, ce n’è l’obiezione di coscienza. Un passaggio che, secondo i promotori del referendum sull’eutanasia, rappresenta “un frettoloso passo indietro rispetto alla sentenza della Consulta”. 

L’obiezione può sempre essere revocata o venire proposta – si legge nel testo approvato – anche al di fuori dei termini di cui al comma uno, ma in tale caso la dichiarazione produce effetto dopo un mese dalla sua presentazione.

L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività sanitarie ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificatamente diretta al suicidio e non dall’assistenza antecedente l’intervento.

 Gli enti ospedalieri pubblici autorizzati sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste dalla presente legge. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione.

Secondo Marco Cappato e Matteo Mainardi, è l’ennesima “occasione persa” della politica. 

Dopo tre anni di attesa i parlamentari stanno dedicando poche ore per approvare norme che restringono l’applicazione della legge già in vigore grazie alla sentenza della Consulta, perché introducono l’obiezione di coscienza ed escludono la sofferenza di natura solo psichica. Il disegno di legge è un’occasione mancata perché non prevede termini certi per evitare boicottaggi istituzionali come quello in atto contro “Mario” nelle Marche e perché conferma la discriminazione dei pazienti che non sono “tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale, come ad esempio i malati di cancro, che sono i casi più frequenti di richiesta di aiuto a morire.

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Fonti: Associazione Luca Cascioni

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