Ibuprofene: lo studio che spiega, per la prima volta, gli effetti collaterali imprevisti dei comuni antidolorifici

I ricercatori hanno scoperto il meccanismo attraverso cui agiscono alcuni farmaci antinfiammatori (FANS) e come riducono l'infiammazione. L’obiettivo è prescrivere e utilizzare i FANS in modo più efficace.

I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come l’ibuprofene e l’aspirina, sono ampiamente usati per trattare il dolore e l’infiammazione. Ma anche a dosi simili, diversi FANS possono avere effetti inaspettati e inspiegabili su molte malattie, comprese le malattie cardiache e il cancro.

Un nuovo studio ha scoperto un processo precedentemente sconosciuto, mediante il quale alcuni FANS influenzano il corpo. (Leggi anche: Mal di schiena: scoperto l’effetto collaterale a lungo termine dei farmaci antinfiammatori per alleviare il dolore)

Lo studio

Finora si credeva che gli effetti antinfiammatori dei FANS derivassero esclusivamente dall’inibizione di alcuni enzimi. Ma questo meccanismo non tiene conto di molti esiti clinici, che variano all’interno della famiglia di farmaci.

Ad esempio, alcuni FANS prevengono le malattie cardiache mentre altri le causano, alcuni sono stati collegati a una ridotta incidenza del cancro del colon-retto e altri possono avere un’ampia gamma di effetti sull’asma.

I ricercatori hanno scoperto un meccanismo distinto mediante il quale un sottoinsieme di FANS riduce l’infiammazione. E quel meccanismo può aiutare a spiegare alcuni di questi effetti.

La ricerca ha mostrato che solo alcuni FANS, tra cui l’indometacina, che è usata per trattare l’artrite e la gotta, e l’ibuprofene, attivano una proteina chiamata fattore nucleare eritroide 2 correlato al fattore 2, o NRF2, che, tra le sue numerose azioni, attiva anti-processi infiammatori nel corpo.

NRF2 controlla, inoltre, un gran numero di geni coinvolti in un’ampia gamma di processi, tra cui il metabolismo, la risposta immunitaria e l’infiammazione.

Il team di ricerca non può dire con certezza che gli effetti collaterali dei FANS siano dovuti all’NRF2; quindi, sono necessarie ulteriori ricerche.

Anche se questa ricerca deve essere ancora confermata, i risultati ottenuti potrebbero avere un impatto sul modo in cui viene trattata l’infiammazione e su come vengono utilizzati i FANS.

Ad esempio, diversi studi clinici stanno valutando se i farmaci attivanti NRF2 siano efficaci nel trattamento di malattie infiammatorie, come il morbo di Alzheimer, l’asma e vari tipi di cancro.

Inoltre, i FANS potrebbero essere prescritti in modo più efficace in futuro, con FANS attivanti NRF2 e FANS non attivanti NRF2 applicati alle malattie che è più probabile che trattino.

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Fonte: Yale News

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