Sviluppata “retina artificiale” che trasmette la vista direttamente nel cervello dei pazienti non vedenti

La ricerca sta sviluppando un innovativo modo per ridare la vista ai non vedenti attraverso la stimolazione del cervello

La ricerca sta sviluppando un innovativo modo per ridare la vista ai non vedenti attraverso la stimolazione del cervello

Un team di ricercatori sta lavorando per restituire la vista ai non vedenti, stimolando direttamente il loro cervello e bypassando completamente gli occhi. Gli studi attuali per affrontare la cecità generalmente ruotano attorno all’uso di impianti oculari o procedure per ripristinare la funzionalità (attualmente limitata) dell’occhio. Tuttavia, un team di ricercatori sta lavorando a un approccio alternativo, ossia aggirare completamente il bulbo oculare.

Lo studio 

Lo studio prevede l’uso di una retina artificiale, montata su un normale paio di occhiali, che alimenta le informazioni direttamente nel cervello degli utenti. Il risultato finale è che gli utenti possono percepire le immagini di ciò che la retina può vedere. In sostanza, stanno lavorando per creare occhi artificiali.

Il dispositivo capta la luce da un campo visivo davanti agli occhiali, e la codifica in segnali elettrici che il cervello può comprendere. Questi vengono quindi trasmessi a una serie di 96 microelettrodi impiantati nel cervello dell’utente. La retina stessa misura circa 4 mm (0,15 pollici) di larghezza e ciascun elettrodo è lungo 1,5 mm (0,05 pollici). Questi elettrodi entrano in contatto diretto con la corteccia visiva del cervello. Qui, entrambi forniscono dati ai neuroni e monitorano la loro attività.

Finora vi sono dati incoraggianti sulla validità di tale approccio: hanno lavorato con una donna di 57 anni che era cieca da oltre 16 anni. Dopo un periodo di formazione, necessario per insegnarle a interpretare le immagini prodotte dal dispositivo, ha identificato con successo le lettere e i contorni di alcuni oggetti.

Il dispositivo è stato rimosso 6 mesi dopo l’impianto senza effetti negativi. Durante questo periodo, gli autori hanno lavorato con il loro partecipante, per documentare esattamente come la sua attività cerebrale rispondesse al dispositivo, per analizzare il processo di apprendimento e per verificare se l’uso di questo dispositivo avrebbe portato a cambiamenti fisici nel cervello.

Retina artificiale

@JCI/ The Journal of Clinical Investigation

La buona notizia è che il sistema non sembra interferire negativamente con il funzionamento della corteccia visiva o del cervello. Gli autori aggiungono che, poiché il sistema richiede livelli inferiori di energia elettrica per funzionare rispetto ad altri sistemi che comportano la stimolazione con elettrodi del cervello, dovrebbe anche essere abbastanza sicuro da usare.

Tale tecnologia è ancora molto lontana dall’essere pratica e, probabilmente, ancora più lontana dall’essere disponibile in commercio. Ci sono ancora molti problemi da risolvere prima che ciò possa accadere, e affrontarli in modo sicuro richiederà molto tempo e ulteriori ricerche. 

Il team sta lavorando ed espandendo i propri esperimenti, per includere molti più partecipanti ciechi. Stanno anche considerando di stimolare un numero maggiore di neuroni contemporaneamente, il che dovrebbe consentire alla retina di produrre immagini molto più complesse. Sebbene si stiano sviluppando protesi retiniche, molti pazienti non possono trarne beneficio, come le persone che hanno subito danni ai loro nervi ottici. Quindi, l’unico modo per aggirare questo danno in questo momento è inviare informazioni visive direttamente al cervello.

Questo studio dimostra, quindi, che si può fare e mostra anche che il nostro cervello può ancora elaborare le informazioni visive anche dopo un periodo prolungato di cecità totale, dando motivo di speranza a molte persone in tutto il mondo che hanno perso la vista.

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Fonte: JCI

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