La polvere delle case contiene Pfas e altre sostanze tossiche

Un nuovo studio ha scoperto che anche nella polvere delle nostre case si nascondo i pericolosi pfas e altre sostanze tossiche

Un nuovo studio sulla polvere indoor ha rilevato la presenza al suo interno di Pfas e altre sostanze tossiche che possono portare a gravi conseguenze per la salute.
 
Anche la polvere presente nelle nostre case contiene sostanze chimiche pericolose che possono interferire con il sistema endocrino. A dirlo è uno studio pubblicato su Environmental Health Perspective che ha analizzato 46 campioni di polvere provenienti da 21 edifici.

Si è visto così che il 100% dei campioni contenevano composti attivi dal punto di vista ormonale che possono portare ad effetti dannosi per la salute, tra cui infertilità, diabete, obesità, crescita fetale anormale e tumori.

Lo studio aiuta anche a spiegare come le sostanze chimiche industriali note come Pfas e ritardanti di fiamma (che si trovano nel sangue o nelle urine di oltre il 90% degli americani) entrano nel corpo. I Pfas, di cui si è parlato inizialmente in quanto componenti del teflon, sono usati anche per rivestire tappeti, mobili e vestiti. I ritardanti di fiamma invece vengono aggiunti a mobili, moquette, prodotti elettronici e isolanti per gli edifici.

Anche se ovviamente non mangiamo questi prodotti, lo studio chiarisce che il pericolo sussiste ugualmente in quanto ne respiriamo minuscoli frammenti che sono entrati nell’aria come polvere.

“Non ci rendiamo conto che stiamo portando questa polvere nei nostri corpi tutto il giorno ogni giorno”, ha dichiarato Anna Young, ricercatrice post-dottorato presso il Dipartimento di salute ambientale presso l’Harvard T.H. Chan School of Public Health e autore principale dello studio.

Secondo la dottoressa Young, le persone ingeriscono una media di 20 milligrammi di polvere ogni giorno.  

Come ha dichiarato Linda Birnbaum, ex direttrice e scienziata emerita del National Institute of Environmental Health Sciences e del National Toxicology Program oltre che autrice dello studio:

“Le persone non capiscono che siamo sempre esposti a una moltitudine di sostanze chimiche che hanno un impatto sui nostri sistemi endocrini. Le cose che sono nei nostri prodotti non rimangono. Entrano nella nostra polvere, sia di casa che di ufficio. E se entrano nella nostra casa o nella polvere del nostro ufficio, entrano in noi”.

Birnbaum ha sottolineato che lo studio non ha cercato molte altre sostanze chimiche che erano  già state trovate nella polvere, tra cui metalli pesanti, pesticidi e ftalati.

Sappiamo che il problema dei Pfas non è certo isolato, siamo davvero circondati da sostanze potenzialmente dannose e neppure ce ne accorgiamo. Si trovano “nascoste” nelle nostre case.

La buona notizia è che alcune aziende già da tempo stanno spontaneamente eliminando, in maniera graduale, tessuti e materiali che contengono Pfas, ma la strada è ancora lunga.  Questo è comunque un passo avanti molto importante in quanto, come aveva scoperto un precedente studio della dottoressa Young, la polvere delle stanze in cui mobili e tappeti erano privi di queste sostanze chimiche contenevano livelli inferiori di contaminanti.

Cosa possiamo fare?

Come consumatori dovremmo assicurarci che le nostre case siano il più possibile sicure e quindi sarebbe bene scegliere prodotti privi di Pfas. Non è semplice, ma ad aiutarci ad acquistare tappeti, mobili, ecc. che non li contengono c’è l’elenco, in rapida evoluzione, stilato da PFAS Central, progetto nato da una partnership tra il Green Science Policy Institute e il Social Science Environmental Health Research Institute della Northeastern University. Potete vedere le aziende che  hanno già eliminato i Pfas dai propri prodotti qui.

Ma, sottolineano gli esperti, questo non basta. Per rendere davvero sicura l’aria che respiriamo nelle nostre case occorre un’azione normativa:

“Non spetta ai consumatori capire quali prodotti sono sicuri quando ci sono migliaia di queste sostanze chimiche e i produttori non sono tenuti a rivelarle. Dobbiamo inviare al mercato un segnale che vogliamo che i prodotti sani siano il valore predefinito e non l’eccezione” ha dichiarato la dottoressa Young.

Fonte: Environmental Health Perspective

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