Quali sono i sintomi della piastrinopenia o trombocitopenia e come si manifesta questa malattia autoimmune che fa abbassare le piastrine?

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Quali sono i sintomi della piastrinopenia o trombocitopenia e come si manifesta questa malattia autoimmune che fa abbassare le piastrine ?
Se n’è parlato nei giorni scorsi, dopo la morte di una 18enne vaccinata con AstraZeneca e ricoverata a Genova a causa di una trombosi al seno cavernoso: è la piastrinopenia, una malattia autoimmune caratterizzata dalla drastica riduzione del numero di piastrine circolanti nel sangue, a causa della loro distruzione e della soppressione della produzione. Ma quali sono i sintomi della piastrinopenia?
In genere la piastrinopenia (o trombocitopenia) autoimmune (Itp) si manifesta con emorragie e possibile comparsa di petecchie, piccole macchie cutanee, piatte e rotondeggianti. Ma possono verificarsi anche perdite di sangue dal naso, dalle gengive o a carico del tratto gastrointestinale o genito-urinario.
Ha un’incidenza stimata di 10-20 casi ogni 100mila persone e in un terzo dei casi la malattia si sviluppa in maniera asintomatica.
Indice
Cos’è la piastrinopenia autoimmune
Come dicevamo, si tratta di una malattia caratterizzata dalla drastica riduzione del numero di piastrine circolanti a causa della loro distruzione e della soppressione della produzione. (Piastrinopenia autoimmune: cos’è, come si cura e legame con il vaccino anti-Covid)
In genere, la malattia si distingue in due forme:
- forme primarie (circa 80% del totale)
- forme secondarie(20%), in cui la piastrinopenia autoimmune può insorgere a seguito di altre patologie, come ad esempio il lupus erimatoso
In entrambe le forme la natura della malattia è di tipo autoimmune e si rilevano autoanticorpi anti-piastrine. D’atro canto, però, ancora non sono note le cause che scatenano questo processo e danno origine alla patologia. In più, l’ITP può apparire anche in gravidanza, anche se in modo raro.
I sintomi della piastrinopenia autoimmune
I sintomi più riconoscibili sono le cosiddette petecchie ed ecchimosi a livello della cute, soprattutto negli arti inferiori, insieme a sanguinamenti dal naso (epistassi) o dalle gengive (quando le piastrine raggiungono un livello particolarmente basso, con valori nell’ordine di 5000-10000 per micro/Litro, possono infatti verificarsi emorragie di vario livello). Ma si possono verificare anche delle bolle emorragiche in corrispondenza delle mucose, sanguinamenti dell’apparato gastrointestinale e genito-urinario (presenza di sangue nelle urine) e, nelle donne, emorragie più abbondanti nel corso delle mestruazioni. In alcuni casi può esserci anemia sideropenica secondaria, accompagnata da debolezza o astenia.
Ricapitolando, i sintomi della piastrinopenia autoimmune sono:
- petecchie, soprattutto agli arti inferiori
- sanguinamenti dal naso o dalle gengive
- sanguinamenti dell’apparato gastrointestinale
- sangue nelle urine
- mestruazioni abbondanti
- anemia sideropenica
- astenia
Come si diagnostica la piastrinopenia autoimmune
La diagnosi di ITP viene effettuata per esclusione. Dal punto di vista clinico la malattia è caratterizzata dall’assenza di ogni altro sintomo che non sia direttamente relazionabile alla piastrinopenia. L’analisi morfologica al microscopio ottico di un campione di sangue è fondamentale per la diagnosi.
La malattia si distingue in tre classificazioni:
- ITP di nuova diagnosi: la malattia potrebbe essere temporanea e risolversi spontaneamente in un tempo più o meno breve ma comunque entro il primo anno
- ITP persistente: quando la malattia non regredisce nell’arco di 3-12 mesi dalla diagnosi primaria. Qui rientrano anche i casi che non mantengono una risposta alla terapia con la ricomparsa della malattia
- ITP cronica: quando la malattia è presente per più di 12 mesi è difficile, ma non impossibile, che questa regredisca spontaneamente
Le terapie
Ogni tipo di terapia mira innanzitutto a ridurre il rischio emorragico e quindi a mantenere il numero di piastrine a livelli non pericolosi per la salute. Per i casi più gravi, forma cronica o ricomparsa dopo un’iniziale risposta, vengono valutati trattamenti più invasivi come la splenectomia, tuttora l’opzione terapeutica con il maggiore tasso di risposta e che garantisce la guarigione a due terzi dei pazienti.
Nelle ITP secondarie l’obiettivo primario è quello di trattare e risolvere la malattia di base o interrompere l’assunzione degli eventuali farmaci responsabili.
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