Uso delle mascherine in pubblico per tutti? OMS pronta a rivedere le linee guida

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Mascherine obbligatorie per tutti in pubblico: l'Oms è pronto a rivedere le linee guida. Secondo nuovi studi, sono fondamentali per evitare il contagio

Uso delle mascherine obbligatorio per tutti in pubblico. L’OMS è pronto a rivedere le linee guida, alla luce dei nuovi studi che dimostrano come il virus possa resistere nell’aria, cioè spargersi con il respiro ad ampie distanze, e per molto più tempo di quello che si pensasse.

Finora, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha sempre raccomandato le mascherine solo se si sospetta di aver contratto il coronavirus e si presentano sintomi quali tosse o starnuti, oppure se ci stiamo prendendo cura di una persona con sospetta infezione da nuovo Coronavirus.

Questa posizione ha creato un ampio dibattito, sia tra i cittadini che tra gli esperti. In molti, infatti, avevano chiesto a gran voce di rivedere queste indicazioni. A partire dalla Cina, dove invece le mascherine sono state usate in maniera sistematica, fino ad arrivare al MIT, che con un nuovo studio ha dimostrato proprio qualche giorno fa come uno starnuto possa contagiare fino a ben 8 metri di distanza.

Le mascherine, quindi, sarebbero un presidio fondamentale per prevenire i contagi, insieme alle altre misure. Ora anche un nuovo studio Giapponese ha scoperto una “terza via” di contagio, rappresentata dalle microparticelle che potrebbero causare la diffusione molto più rapida del coronavirus.

“Stiamo studiando le ultime evidenze scientifiche”, spiega l’OMS, perché anche se mancano studi completi, ormai è altamente probabile che la diffusione del virus possa avvenire anche attraverso l’aria, dove le goccioline infette che emaniamo riescono a permanere per un lasso di tempo abbastanza lungo da contagiare chi si trova nelle vicinanze.

Cambio linee guida Oms

Proprio il MIT si era rivolto nei giorni scorsi all’OMS, chiedendo apertamente di rivedere le linee guida sulle mascherine. E ora un gruppo di consulenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità valuterà la ricerca sulla possibilità di proiettare il virus più lontano di quanto fino a ora era noto.

A confermarlo è stato il capo del gruppo di questo team di esperti, l’infettivologo David Heymann, alla BBC News. Proprio questa nuova ricerca potrebbe portare a un cambiamento sulle linee guida sulle mascherine:

 “L’OMS sta riaprendo la discussione e sta esaminando nuove prove per capire se realmente ci dovrebbe essere un cambiamento sui consigli inerenti le mascherine”.

In una nota l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato:

“L’OMS monitora attentamente le prove emergenti su questo argomento critico e aggiornerà questo brief scientifico man mano che saranno disponibili ulteriori informazioni”, aveva affermato in una nota all’uscita dell’articolo del MIT. E così è stato.

Cosa dice attualmente l’OMS sulle mascherine

L’OMS attualmente raccomanda di mantenere una distanza di almeno 1 m da chiunque tossisca o starnutisca per evitare il rischio di infezione.

Solo le persone che sono malate e mostrano sintomi dovrebbero indossare mascherine. Consiglia di indossarle solo a chi si prende cura di persone sospettate di essere infette o colpite da tosse e raffreddore.

Sottolinea che le maschere sono efficaci solo se combinate con frequenti lavaggi delle mani e utilizzate e smaltite correttamente.

Proprio lo scorso 29 marzo l’Oms, con un brief scientifico, aveva ribadito che la trasmissione del virus che provoca il Covid-19 era non era per via aerea ma solo mediante goccioline respiratorie di diametro maggiore a 5-10 μm. Veniva quindi minimizzato anche lo studio del New England Journal of Medicine, che valutava la persistenza del virus nell’aria, ritenendolo limitato a condizioni “di laboratorio”. Per tale motivo il WHO ribadiva l’uso delle mascherine certificate solo per chi è a stretto contatto con i contagiati.

Solo pochi giorni fa, quindi, l’OMS aveva confermato la validità delle proprie disposizioni, che qui seguito trovate elencate:

Ora, invece, saranno con tutta probabilità revisionate, dopo lo studio del Mit che torna a far interrogare gli stessi esperti OMS.

Cosa dice il nostro Ministero della Salute

Fondamentalmente si rifa alle linee guida OMS. E conferma di “usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate”.

Studio del MIT

I ricercatori del Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge, negli Stati Uniti, hanno utilizzato telecamere ad alta velocità e sensori per valutare con precisione cosa succede dopo un colpe di tosse o uno starnuto.

Hanno scoperto che si genera una piccola nuvola di gas in rapido movimento che può contenere goccioline di liquido di varie dimensioni – e che il più piccolo di questi può essere trasportato nella nuvola su lunga distanza.

Lo studio, condotto in i laboratorio, ha scoperto che la tosse può proiettare liquido fino a 6 metri di distanza e che gli starnuti, che comportano velocità molto più elevate, possono raggiungere persino gli 8 metri di distanza. Per questo si era appellata all’OMS per chiedere di rivedere le linee guida sulle mascherine.

Monito cinese

Lo avevano detto anche gli esperti cinesi inviati in Europa. In particolare, George Gao, direttore generale del Center for Disease Control and Prevention cinese, aveva indicato proprio l’uso non diffuso e capillare delle mascherine come uno degli errori principali da imputare ai Paesi europei. Sono troppo poche le mascherine in giro, aveva detto.

“Questo virus – spiega Gao in un’intervista a “Sciencemag.org”,– viene trasmesso dalle goccioline e dal contatto stretto tra le persone. Le goccioline in particolare giocano un ruolo fondamentale. Quando parliamo, dalla nostra bocca escono in continuazione goccioline, ecco perché dobbiamo indossare la mascherina. Molte persone hanno infezioni asintomatiche o sono in una fase presintomatica della malattia. Indossando la mascherina possono impedire alle goccioline che portano il virus di infettare gli altri”.

Proprio qualche giorno fa l’Austria si è unita al piccolo club dei paesi europei, tra cui la Repubblica Ceca e la Bosnia-Erzegovina, che hanno reso obbligatorio l’uso delle mascherine negli spazi pubblici. Perché, se tutti la indossassero, la catena del contagio può essere interrotta più facilmente. Proprio come avvenuto in Cina.

Studio Giapponese, la “terza via” di contagio

A destare ancor più preoccupazione, arriva ora anche uno studio giapponese, che indica una “terza via di contagio”. Secondo Kazuhiro Tateda, presidente dell’Associazione giapponese per le malattie infettive, si tratta delle particelle micrometriche. Sono proprio loro, dice l’esperto su NHK, a trasmettere il coronavirus quando le persone sono vicine l’una all’altra.

Finora, gli scienziati hanno sempre detto che il coronavirus si diffonde quando le goccioline di tosse e starnuti viaggiano nell’aria. Ma, come teorizzano Tateda e altri scienziati giapponesi, le particelle micrometriche possono diffondersi anche quando le persone stanno conversando o sono semplicemente vicine l’una all’altra. Gli esperti stanno ora esaminando questo nuovo meccanismo di infezione come chiave per prevenire un’ulteriore diffusione del virus.

E se è vero che le trasmissioni avvengono anche durante le conversazioni (e anche quando le persone si trovano a una certa distanza di distanza), neanche l’uso di mascherine obbligatorie per tutti potrebbe bastare.

Sia le maschere chirurgiche che le maschere N-95 non possono impedire alle particelle virali di coronavirus di entrare nel proprio corpo. Se si sospetta che le particelle di coronavirus siano particelle micrometriche, diventa ancora più difficile fermare l’infezione. Le particelle virali sono troppo piccole e la capacità di filtrazione delle maschere chirurgiche è insufficiente. Anche le maschere N-95 non proteggono. L’auto-quarantena diffusa resta, quindi, la strategia più efficace per combattere la pandemia.

In un esperimento, NHK ha scoperto che quando una persona tossisce una volta in uno spazio chiuso delle dimensioni di una classe, in pochi secondi possono essere rilasciate circa 100.000 goccioline. Le gocce più grandi cadono sul pavimento entro 20-30 secondi. Le micro goccioline, tuttavia, rimangono nell’aria per un periodo di tempo più prolungato, lasciando le altre persone vulnerabili a possibili infezioni. Con un singolo colpo di tosse si è in grado di diffondere 100.000 goccioline, le micro goccioline potrebbero diffondersi anche durante semplici conversazioni. Ciò lascia le persone a rischio di infezione praticamente tutto il tempo.

Tutto ciò, resta comunque da confermare. La comunità scientifica sarà in grado di fornire maggiori informazioni, perché gli studi sul coronavirus sono in continua evoluzione.

Rivedere anche la distanza di sicurezza

Anche la distanza di sicurezza di 1 metro potrebbe non essere sufficiente, tanto che in alcuni Paesi, come UK, è stata fissata a 2 metri. Forse anche la distanza sarebbe da rivedere, dal momento che sembrerebbe che il coronavirus possa viaggiare a una distanza doppia rispetto a quella di sicurezza finora consigliata, ovvero a 4-5 metri rispetto i quasi due mesi considerati sufficienti.

Già un altro studio cinese era arrivato ad un risultato simile ma, considerato circostanziale (prendeva in esame la situazione negli autobus) era stato screditato e ritirato dalla pubblicazione.

Mascherine non reperibili

Alla luce di tutto ciò, in ogni caso, appare quindi ancora più certo che l’OMS sarà costretto a rivedere le linee guida sulle mascherine. Ma resta un problema: le mascherine sono di difficile reperibilità e sembra davvero difficile fornirle a tutta la popolazione.

Se è vero che le mascherine specifiche non sono necessarie alla popolazione generale, sono introvabili e vengono riservate al personale sanitario che è a stretto contatto con pazienti Covid19 +, potrebbero risultare utili anche le semplici mascherine di tessuto fai da te. Non sono un presidio medico, ma possono fermare le goccioline che fuoriescono dalla bocca, almeno quelle più macroscopiche.

Fonti: BBC, OMS, MIT, Ministero Salute, ScienceMag, CNN, NHK

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Caporedattore di greenMe. Dopo una laurea e un master in traduzione, diventa giornalista ambientale. Ha vinto il premio giornalistico “Lidia Giordani”, autrice di “Mettici lo zampino. Tanti progetti fai da te per rendere felici i tuoi amici a 4 zampe” edito per Gribaudo - Feltrinelli Editore nel 2015.

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