Un ulteriore studio che accerta la possibilità di riutilizzare questi dispositivi di protezione, lavandoli in lavatrice, almeno 5 volte.

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Mascherine chirurgiche usa e getta, è proprio necessario buttarle via dopo ogni utilizzo? Non proprio e a confermarlo arriva un ulteriore studio che accerta la possibilità di riutilizzare questi dispositivi di protezione, lavandoli in lavatrice, almeno 5 volte.
Almeno questo è quanto emerge da un’indagine condotta da Altroconsumo che ha analizzato l’impatto dell’utilizzo delle mascherine usa e getta nelle scuole. E il risultato è stato sorprendente se si considerano le ben 18 tonnellate di CO2 prodotte dall’incenerimento di quelle stesse mascherine usate per una settimana nelle classi. Alla luce dei fatti, è possibile riutilizzare le mascherine almeno 5 volte con lavaggi in lavatrice a 60°.
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Già in precedenza altri studi avevano dimostrato che la capacità filtrante delle mascherine chirurgiche resiste anche dopo diversi lavaggi in lavatrice. È il caso del test condotto dalla rivista dei consumatori francese Que choisir, che ha confermato come il riutilizzo delle mascherine chirurgiche per uso non medico è possibile senza comprometterne le prestazioni.
Leggi qui lo studio: Cosa succede se lavi le mascherine chirurgiche dopo averle utilizzate, secondo un nuovo test francese
Ora, anche il test di Altroconsumo dimostra la possibilità, in ambito di comunità, di riutilizzare questi dispositivi di protezione attraverso il lavaggio in lavatrice.
Ma perché la necessità di recuperare queste mascherine? Il perché è presto detto: le mascherine usa e getta nelle scuole generano ben 135 tonnellate di rifiuti in una settimana.
Secondo il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è possibile indossare nelle aule sia mascherine usa e getta che in tessuto, anche autoprodotte. Ma molte scuole consentono solo l’uso di quelle chirurgiche perché nel nostro Paese non esiste uno standard che certifichi la validità di quelle in stoffa.
Secondo Altroconsumo, considerando il numero degli studenti italiani (6.763.544) e le ore di lezione, il numero di mascherine utilizzate supera i 33 milioni in una settimana. Questa ingente quantità corrisponde a 135 tonnellate di rifiuti e a 118 tonnellate di CO2.
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Lo studio
Altroconsumo ha raccolto un totale di 80 mascherine (della marche: 5, Luxottica group, Fater Spa, FAB – Grazioli, Giuntini Spa Salvaguarda, FCA ITALY SPA) e ha analizzato innanzitutto la filtrazione e la traspirabilità delle mascherine date nelle scuole: tutti i prodotti hanno ottenuto valutazioni eccellenti per quanto riguarda la filtrazione, ma traspirabilità migliorabile di uno dei prodotti.
Poi è stato verificato se ci fosse un cambiamento di performance di questi prodotti dopo 5 lavaggi a 60° (lavaggio intenso per testare le mascherine in condizioni di stress) dimostrando che, non solo tutte le mascherine mantengono invariate le proprietà filtranti ma migliorano anche in termini di traspirabilità.
“I risultati delle nostre analisi – dicono – potrebbero condurre a ripensare il modo in cui studenti e cittadini utilizzano le mascherine usa e getta e ridurre efficacemente lo spreco di questi prodotti, che dovremo utilizzare ancora per molto tempo. Riteniamo sia fondamentale diffondere un messaggio educativo sull’utilizzo di questi dispositivi di protezione attraverso una modifica delle indicazioni d’uso. Ma non solo: è importante anche introdurre uno standard che permetta alle persone di identificare in maniera corretta e sicura le mascherine di comunità in stoffa e lavabili, efficaci ed affidabili, al fine di contribuire all’effettiva diminuzione degli sprechi e dell’impatto che la pandemia sta avendo sull’ambiente”.
Il riutilizzo delle mascherine chirurgiche è dunque possibile? Pare proprio di sì, a patto, però, che si esegua un efficace lavaggio.
Consigli per il lavaggio
- Lavare le mascherine con il normale bucato, così da ottimizzare il numero di lavaggi
- Temperatura: i test sono stati effettuati a 60° per misurare la tenuta delle mascherine in condizioni più stressanti, ma per la sanificazione bastano 30° (che permettono anche di inquinare meno)
- Evitare l’aggiunta di additivi che contribuiscono all’inquinamento del pianeta
Fonte: Altroconsumo
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