Autismo e intestino: trovato collegamento tra disturbi dello spettro autistico e microbiota intestinale

Secondo una nuova revisione il microbiota intestinale potrebbe essere connesso ai disturbi dello spettro autistico

Intestino, secondo cervello: secondo una nuova revisione il microbiota intestinale potrebbe essere connesso ai disturbi dello spettro autistico

La revisione ha individuato come il microbiota intestinale, ossia i trilioni di microrganismi che vivono all’interno del sistema digestivo umano, possa svolgere ruoli critici nella modulazione delle funzioni cerebrali, dei comportamenti sociali e dei sintomi autistici. (Leggi anche: Autismo, più comune nei bambini di quel che si pensasse. Il più grande studio mai fatto)

La ricerca sintetizza le attuali conoscenze sui meccanismi attraverso i quali il microbiota intestinale, le sostanze metaboliche e il cervello comunicano per influenzare i comportamenti, compresi i diversi modelli di comunicazione sociale, che caratterizzano l’autismo. (Leggi anche:  Intestino secondo cervello: perché?)

Sintomi gastrointestinali come dolore addominale, costipazione e diarrea sono stati riportati nel 46-84% delle persone autistiche, dando origine a un’ipotesi che la disregolazione intestinale possa essere particolarmente diffusa negli individui con disturbi dello spettro autistico.

Autismo e microbiota

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Ad oggi, la maggior parte degli studi sull’autismo guarda solo al cervello e al comportamento, o al microbioma intestinale e al comportamento; invece, questo nuovo studio esamina, per la prima volta, tutti e tre i fattori insieme: cervello, intestino e comportamento. Inoltre, Il team di ricerca ha individuato una connessione tra questi fattori, anche se gli scienziati devono ancora determinare l’esatta composizione microbica associata all’autismo

Occorrono, quindi, ulteriori studi più specifici per stabilire tale relazione; questi dovranno includere raccolta e analisi più standardizzati, nonché una ricerca per arrivare a studiare il microbioma intestinale prenatale nelle madri in gravidanza, ma anche confrontare i microbiomi di popolazioni autistiche e tipicamente in via di sviluppo e il monitoraggio longitudinale degli stati metabolici, e dei biomarcatori specifici attraverso lo sviluppo della prima infanzia.

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Fonte: MDPI

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