Hip Hop therapy: come la musica rap può aiutare la salute del cervello

La musica, si sa, è curativa e sempre più ricerche tentano di capire in che modo può interagire positivamente a beneficio della nostra salute. Un interessante studio ha esplorato la possibilità del genere hip hop di favorire le capacità cerebrali.

La musica, si sa, è curativa e sempre più ricerche tentano di capire in che modo può interagire positivamente a beneficio della nostra salute. Un interessante studio ha esplorato la possibilità del genere hip hop di favorire le capacità cerebrali.

Un team di esperti dell’Università di Cambridge è sempre più convinto che l’hip-hop possa avere il potere di guarire dai disturbi neurologici. Il gruppo di ricerca sta infatti analizzando il cervello dei rapper per determinare quali siano gli effetti di questa musica sul corpo e in particolare sul cervello.

Secondo quanto scoperto ad oggi si è visto che chi pratica e ascolta questo genere musicale si trova in uno “stato di flusso” unico che innesca l’azione di “parti del cervello responsabili dell’emozione, del linguaggio, della motivazione, della funzione motoria e dell’elaborazione motoria“. Questo tipo di stimolazione, secondo il team di ricerca, può migliorare notevolmente la vita delle persone che soffrono di malattie neurologiche.

Lo studio, parte di un programma più ampio del National Institutes of Health (NIH), ha anche esaminato altre forme di musica oltre che analizzato il cervello di una star dell’opera. Si è scoperto così che diverse regioni cerebrali erano più attive quando un cantante immaginava di cantare rispetto a quando lo faceva realmente.

Stiamo cercando di capire il cervello non solo per poter affrontare disturbi mentali o malattie o infortuni ma anche per capire cosa succede quando un cervello funziona correttamente e quando si muovendo ad un livello veramente alto“, ha dichiarato il ricercatore David Jangraw.

Per le vittime di ictus o disturbi neurologici, la musica potrebbe essere molto utile anche nei casi in cui le abilità linguistiche e la memoria siano danneggiate. Come ha dichiarato il direttore del NIH, il dott. Francis Collins:

“Il cervello è in grado di compensare a volte altri deficit utilizzando la musica per comunicare”

I sopravvissuti agli ictus che non sanno parlare in alcuni casi riescono a cantare e la musicoterapia può aiutarli. Allo stesso modo, i pazienti con Parkinson talvolta camminano meglio aiutati da un sottofondo musicale dal giusto ritmo.

In sostanza il programma NIH si propone di migliorare la comprensione da parte dei medici delle diverse forme musicali per riuscire davvero ad utilizzare la musica in modo curativo. Imparare a suonare uno strumento, ad esempio, acuisce il modo in cui il cervello elabora il suono e può migliorare la lettura dei bambini e altre abilità scolastiche.

Ma tornando all’hip hop, sebbene questo genere sia spesso criticato in quanto accusato di promuovere la violenza, la misoginia e l’abuso di sostanze stupefacenti, sempre più persone iniziano ad elogiarlo per i suoi benefici terapeutici. Non è questa la prima volta in cui si parla di hip hop in relazione alla salute mentale.

Nel 2016 diverse scuole di New York hanno attirato l’attenzione per aver inserito un nuovo programma denominato “Hip-Hop Therapy” volto ad insegnare agli studenti forme salutari di autoespressione. Ma sono soprattutto due ricercatori di Cambridge ad essere convinti che ascoltare e scrivere canzoni Hip Hop sia un ottimo sistema per dar voce alle proprie paure, combattere la depressione e altre patologie mentali.

Si tratta della neuroscienziata Becky Ikster e dello psichiatra Akeem Sule che hanno fondato l’Hip Hop Psych, un progetto che coinvolge anche rapper famosi e vuole dimostrare come in realtà questo genere molto “forte” possa aiutare le persone ad affrontare i propri problemi psicologici e migliorare così la salute mentale.

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Gli usi dell’hip-hop immaginati dai due esperti includono il fatto che i pazienti scrivano e rappino i loro testi come parte della terapia. Si propone anche di utilizzare l’hip-hop per insegnare agli studenti di medicina le malattie psichiatriche.

Francesca Biagioli

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