Uno studio tutto italiano per rendere più efficaci le cure antitumorali. La risposta sarebbe in una nuova proteina creata in laboratorio

@ jezper/123rf.com
Uno studio tutto italiano per rendere più efficaci le cure antitumorali. La risposta sarebbe in una nuova proteina creata in laboratorio
Scoperto un nuovo approccio terapeutico potenzialmente più efficace nella lotta ai tumori più efficaci: in particolare, sarebbe stata scoperta un nuovo meccanismo che rende le cellule tumorali più “affamate” e più suscettibili all’attacco della chemioterapia.
Lo studio è stato sostenuto da AIRC e diretto da Claudia Ghigna dell’Istituto di Genetica Molecolare Luigi Luca Cavalli-Sforza del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia (Cnr-Igm), in collaborazione con diversi centri di ricerca e università italiane e internazionali. È stata individuata una nuova variante proteica, espressa unicamente sulla superficie dei vasi sanguigni tumorali, che contribuisce a rendere il cancro più aggressivo e che rappresenta un nuovo marcatore tumorale e un possibile bersaglio molecolare.
La crescita dei tumori è strettamente correlata ai nutrienti forniti dai vasi sanguigni associati al tumore – spiega la dottoressa Claudia Ghigna. – Limitare lo sviluppo di questi ultimi rappresenta quindi una possibile strategia terapeutica per ‘affamare’ il tumore e renderlo maggiormente suscettibile alla chemioterapia
Attraverso un meccanismo detto splicing alternativo (definito dagli scienziati come un meccanismo di taglia e cuci, poiché consente alle porzioni dei geni di essere riassemblate in vari modi, generando così proteine diverse pur partendo dallo stesso materiale iniziale) le cellule dei vasi sanguigni producano una nuova variante della proteina UNC5B mai descritta prima, chiamata UNC5B- 8.
(Leggi anche: Uccide le cellule tumorali dall’interno senza danneggiare gli altri tessuti: il “cavallo di Troia” creato dagli scienziati spagnoli)
I risultati della ricerca accendono i riflettori sul ruolo ancora poco conosciuto dello splicing alternativo durante lo sviluppo dei vasi sanguigni tumorali – afferma ancora la dottoressa. – La formazione dei vasi sanguigni, grazie a un processo detto angiogenesi, è indispensabile perché i diversi tessuti e organi ricevano l’ossigeno e i nutrienti necessari alla loro sopravvivenza. L’angiogenesi è però determinante anche nella progressione tumorale: fin dalle prime fasi di sviluppo, le cellule cancerose stimolano la formazione di nuovi vasi, sostenendo così la propria crescita e la formazione di metastasi in altri organi o tessuti.
Dallo studio dell’angiogenesi sono emerse terapie in grado di fermare o far regredire il tumore, bloccato nella formazione dei vasi sanguigni e privato così di ossigeno e nutrienti. Sfortunatamente, finora, queste terapie hanno mostrato risultati modesti nei pazienti, che spesso sviluppano meccanismi di resistenza. […] In questo studio abbiamo scoperto che la nuova variante proteica UNC5B- 8 è prodotta unicamente dalle cellule dei vasi sanguigni e preferenzialmente da quelle associate a tumori più aggressivi e con prognosi meno favorevole. Quindi tale variante offre un ottimo strumento diagnostico e prognostico, che potrebbe essere sfruttabile sia come nuovo marcatore dell’angiogenesi tumorale, sia come possibile bersaglio molecolare per terapie anti-cancro di maggior efficacia.
Seguici su Telegram | Instagram | Facebook | TikTok | Youtube
Fonte: CNR / Nature Communications
Ti consigliamo anche:
- Tumori: scienziati sviluppano nanoparticelle che distruggono le cellule cancerogene senza usare farmaci
- Le persone con gruppo sanguigno 0 hanno un minor rischio di infettarsi e ammalarsi gravemente. La nuova conferma in due studi
- Impiantato per la prima volta cerotto che uccide le cellule tumorali post operazione