Crollo del numero di spermatozoi e restringimento del pene: Erin Brockovich lancia l’allarme sulle sostanze chimiche tossiche

Il numero di spermatozoi è diminuito di quasi il 60% dal 1973: il libro intitolato Countdown di Shanna Swan mette a nudo una cruda verità.

La fine dell’umanità? Si cela nelle sostanze che alterano gli ormoni e mettono Ko la fertilità a un ritmo allarmante in tutto il mondo. Il numero di spermatozoi sarebbe infatti diminuito di quasi il 60% dal 1973, con buona pace delle generazioni che (non) verranno.

Un interessantissimo articolo a firma di Erin Brockovich (sì, l’attivista che è stata interpretata da Julia Roberts nel film che porta il suo nome) su The Guardian mette nero su bianco una verità alla quale probabilmente meno si pensa: il numero degli spermatozoi negli uomini sono in rapida discesa, un problema che deve essere affrontato quanto prima.

È tutto scritto nel nuovo libro intitolato Countdown di Shanna Swan, un’epidemiologa ambientale e riproduttiva della Icahn School of Medicine del Mount Sinai a New York, secondo la quale, se dovessimo continuare a seguire questa traiettoria, il numero di spermatozoi potrebbe raggiungere lo zero entro il 2045. Zero. Ciò significherebbe niente bambini. Nessuna riproduzione.

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La colpa? Ovvio delle sostanze chimiche che si trovano in qualsiasi cosa, dai contenitori di plastica e dagli involucri degli alimenti, agli indumenti ai profumi ai prodotti per la pulizia, ai saponi e agli shampoo, all’elettronica. Alcuni di loro, i famigerati PFAS, sono conosciuti anche come “forever chemicals”, perché non si degradano nell’ambiente o nel corpo umano. Si accumulano e si accumulano, facendo sempre più danni. E ora, a quanto pare, l’umanità sta raggiungendo un punto di rottura.

Il libro della Swan snocciola dati allarmanti:

In alcune parti del mondo, la donna media di vent’anni oggi è meno fertile di sua nonna a 35 anni”, e in media un uomo oggi avrà la metà dello sperma di suo nonno. “È una crisi esistenziale globale”, scrive Swan.

Come se questo non fosse abbastanza terrificante, la ricerca di Swan rileva che queste sostanze chimiche non stanno solo riducendo drasticamente la qualità dello sperma, ma stanno anche riducendo le dimensioni del pene e il volume dei testicoli.

Il ruolo degli PFAS

Swan si basa su ricerche precedenti, che hanno scoperto come proprio gli PFAS danneggino la produzione di sperma, interrompano l’ormone maschile e sia correlato a una “riduzione della qualità dello sperma, del volume testicolare e della lunghezza del pene”. Queste sostanze chimiche stanno letteralmente confondendo i nostri corpi.

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Dato tutto ciò che sappiamo su queste sostanze chimiche, perché non si fa di più? In questo momento, “c’è un misero mosaico di legislazione inadeguata che risponde a questa minaccia”, non perde tempo a dire la Brockovich. Le leggi e le normative variano da paese a paese, da regione a regione e, negli Stati Uniti, da stato a stato. L’Unione Europea, ad esempio, ha limitato diversi ftalati nei giocattoli e pone limiti agli ftalati considerati “tossici per la riproduzione” – nel senso che danneggiano le capacità riproduttive umane – nella produzione alimentare.

Negli Stati Uniti, uno studio ha rilevato che l’esposizione agli ftalati è “diffusa” nei neonati e che sostanze chimiche sono state trovate nelle urine dei bambini entrati in contatto con shampoo, lozioni e ciprie per bebè. Tuttavia, manca una regolamentazione aggressiva, non da ultimo – nemmeno a dirlo – a causa delle pressioni esercitate dai giganti dell’industria chimica.

Nessun paese o regione della terra è immune dalla contaminazione da PFAS. È un problema globale: gli PFAS sono stati trovati in ogni angolo del globo e sono presenti nei corpi di ogni essere umano, così come si trovano nei pesci nelle profondità del mare e negli uccelli che volano in alto nel cielo.

E ci stanno uccidendo, letteralmente, danneggiando e attaccando la vera fonte della vita: le nostre capacità riproduttive.

Il libro di Countdown di Shanna Swan è per ora solo in inglese e disponibile su Amazon Uk.

Fonte: The Guardian

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